Davanti al Sultano
Nel tredicesimo anno dalla sua
conversione, partì per la Siria, e mentre infuriavano aspre battaglie tra
cristiani e mussulmani, preso con sé un compagno, non esitò a presentarsi al
cospetto del Sultano. Prima di giungere dinanzi a lui, furono catturati dai
suoi soldati che li trattarono malamente, ma essi non temettero nulla: né
minacce, né torture, né morte. Alla fine furono portati alla presenza del
Sultano, che li accolse con grande onore. Chi potrebbe descrivere la
sicurezza e il coraggio con cui gli stava davanti e gli parlava, e la
decisione e l'eloquenza con cui rispondeva a quelli che ingiuriavano la
legge cristiana? Il Sultano offrendogli molti doni, tentava di convertirlo
alle ricchezze del mondo; ma vedendolo disprezzare tutto risolutamente come
spazzatura, ne rimase profondamente stupito, e lo guardò come un uomo
diverso da tutti gli altri. Era molto commosso dalle sue parole e lo ascoltò
volentieri. (FF 422)
Un
uomo fatto preghiera
I frati che vissero con lui, sanno
molto bene come ogni giorno, anzi ogni momento affiorasse sulle labbra di
Francesco il ricordo di Cristo; con quanta soavità e dolcezza gli parlava,
con quale tenero amore discorreva con Lui. Gesù portava sempre nel cuore,
Gesù sulle labbra, Gesù nelle orecchie, Gesù negli occhi, Gesù in tutte le
altre membra.
Molte volte mentre era per strada si
fermava a invitare tutte le creature a lodare il Signore. Spesso ripeteva ai
suoi intimi: «Quando il frate nella preghiera è visitato dal Signore con
qualche consolazione, deve, prima di terminare, alzare gli occhi al cielo e
dirgli a mani giunte: "Tu, o Signore, hai mandato dal cielo questa dolce
consolazione a me indegno peccatore: io te la restituisco, affinché tu me la
metta in serbo, perché io sono un ladro del tuo tesoro !"».
Quando alcuni frati gli chiesero che
insegnasse loro a pregare, disse: «Quando pregate, dite: “Padre nostro”, e:
“Ti adoriamo, o Cristo, in tutte le tue chiese che sono nel mondo, e ti
benediciamo, perché, per mezzo della tua santa croce, hai redento il
mondo”».
Inoltre insegnò loro a lodare Dio in
tutte le creature e ad onorare con particolare venerazione i sacerdoti, come
pure a credere fermamente e a confessare schiettamente la verità della fede,
così come la insegna la santa Chiesa romana.
Francesco, uomo di Dio, sentendosi
pellegrino nel corpo lontano dal Signore, cercava di raggiungere con lo
spirito il cielo e, fatto ormai concittadino degli Angeli, ne era separato
unicamente dalla parete della carne. A lui, che si cibava della dolcezza
celeste, riusciva insipido il mondo, e le delizie divine lo avevano reso di
gusto difficile per i cibi grossolani degli uomini.
Per potersi raccogliere nel silenzio
della preghiera, si recava in luoghi isolati o nelle chiese abbandonate, per
pregarvi di notte. Una volta fu visto mentre pregava, con le mani e le
braccia stese in forma di croce, sollevato da terra con tutto il corpo e
circondato da una nuvola splendente: così la meravigliosa luminosità e il
sollevarsi del corpo diventavano testimonianza della illuminazione e della
elevazione avvenuta nel suo spirito. (FF 522; 681ss)