Una
stella nel cielo
Uno dei suoi frati vide l'anima del santissimo padre salire
dritta al cielo; ed era come una stella, grande come la luna, splendente
come il sole e trasportata da una candida nuvoletta.
Anche l'allora ministro dei frati della provincia di
Campania, che si chiamava Agostino, uomo caro a Dio, si trovava in punto di
morte. Pur avendo perso ormai da tempo la parola, improvvisamente esclamò:
«Aspettami, Padre, aspetta! Ecco: sto già venendo con te!». Siccome i frati
chiedevano, stupiti, a chi stava parlando in quella maniera, egli affermò di
vedere il beato Francesco che stava andando in cielo; e subito, detto
questo, anche lui felicemente spirò.
Nella medesima circostanza, il vescovo d'Assisi si trovava al
santuario di San Michele sul monte Gargano: Francesco gli apparve, tutto
lieto, nel momento del suo transito e gli disse che stava lasciando il mondo
per passare gioiosamente in cielo. (FF 508ss; 1389ss)
L’ultimo saluto
Appena si diffuse la notizia del transito del beato
Francesco, una marea di popolo accorse sul luogo: volevano vedere con i
propri occhi il corpo del Santo. I cittadini assisani, nel più gran numero
possibile, furono ammessi a contemplare e a baciare quelle stimmate sacre.
Uno di loro, un cavaliere dotto e prudente, di nome Girolamo, molto noto fra
il popolo, siccome aveva dubitato di questi sacri segni ed era incredulo
come San Tommaso, con maggior impegno e audacia muoveva i chiodi e le mani
del Santo: tastava con le proprie mani i piedi e il fianco, per recidere dal
proprio cuore e dal cuore di tutti la piaga del dubbio, palpando e toccando
quei segni delle piaghe di Cristo. Perciò anche costui, come altri, divenne
in seguito fedele testimone di questa verità e la confermò giurando sul
santo Vangelo. I frati e figli, che erano accorsi al transito del Padre,
insieme con tutta la popolazione, dedicarono quella notte alle divine lodi:
quelle non sembravano esequie di defunti, ma veglie d'angeli.
Venuto il mattino, le folle, con rami d'albero e gran numero
di fiaccole, tra inni e cantici scortarono il sacro corpo nella città di
Assisi. Passarono anche dalla chiesa di San Damiano, ove allora dimorava con
le sue vergini quella nobile Chiara, che ora è gloriosa nei cieli. Là
sostarono un poco con il sacro corpo e lo porsero a quelle sacre vergini,
perché lo potessero vedere insignito delle perle celesti e baciarlo.
Giunsero finalmente, con grande giubilo, nella città e seppellirono con ogni
riverenza quel prezioso tesoro, nella chiesa di San Giorgio, perché là, da
fanciullino, egli aveva appreso le lettere e là, in seguito, aveva predicato
per la prima volta. Là, dunque, giustamente trovò, alla fine, il primo luogo
del suo riposo. Il venerabile Francesco passò da questo mondo al Padre
nell’anno 1226 dell'incarnazione del Signore, il 4 ottobre, la sera di un
sabato, e fu sepolto la domenica successiva. (FF 1249 ss)