Un
giovane vanitoso
Viveva ad Assisi, nella valle spoletana,
un uomo di nome Francesco. Nacque durante un’assenza del padre, e la madre
gli mise nome Giovanni; ma, tornato il padre dal suo viaggio in Francia,
cominciò a chiamare suo figlio Francesco.
Dai genitori ricevette una cattiva
educazione, ispirata alle vanità del mondo. Imitando i loro esempi, egli
stesso divenne ancor più leggero e vanitoso.
Sciupò miseramente il tempo, dall'infanzia fin quasi al suo
venticinquesimo anno. Anzi, precedendo in queste vanità tutti i suoi
coetanei, si era fatto promotore di mali e di stoltezze. Oggetto di
meraviglia per tutti, cercava di eccellere sugli altri ovunque e con
smisurata ambizione: nei giochi, nelle raffinatezze, nei bei motti, nei
canti, nelle vesti sfarzose e morbide. Allegro e spensierato, gli piaceva
godersela e cantare, andando a zonzo per Assisi giorno e notte con una
brigata di amici, spendendo in festini e divertimenti tutto il denaro che
guadagnava o di cui poteva impossessarsi. I genitori lo rimproveravano per
il suo esagerato scialare, quasi fosse rampollo di un gran principe anziché
figlio di commercianti di stoffe. Ma siccome erano ricchi e lo amavano
teneramente, lasciavano correre, non volendolo contristare per quelle
ragazzate. Non era spendaccione soltanto in pranzi e divertimenti, ma
passava ogni limite anche nel vestirsi. Si faceva confezionare abiti
sontuosi e, nella ricerca dell'originalità, arrivava a cucire insieme nello
stesso indumento stoffe preziose e panni grossolani.
Era molto ricco ma non avaro, anzi
generoso; non avido di denaro, ma dissipatore; era molto cortese,
accondiscendente e affabile, sebbene a suo svantaggio, perché molti si
approfittavano della sua generosità. Circondato da ribelli, avanzava a testa
alta nelle piazze della città, fino a quando Dio, nella sua bontà, posò il
suo sguardo su di lui e lo trasformò, perché, per suo mezzo, i peccatori
ritrovassero la speranza di rivivere alla grazia, e restasse per tutti un
esempio di conversione a Dio. (FF 1395ss; 320ss)
La
sposa più bella
Si
combatteva tra Perugia ed Assisi e in uno scontro sanguinoso a Collestrada
Francesco fu fatto prigioniero. Assieme a molti altri fu incatenato e
gettato con loro in uno squallido carcere. Vi era tra i compagni di
prigionia un cavaliere superbo, con un carattere insopportabile. Tutti
cercavano di emarginarlo, ma Francesco a furia di sopportare quell'intrattabile,
riuscì a ristabilire la pace fra tutti. Fu liberato dalla prigione poco
tempo dopo e divenne più compassionevole con i bisognosi. Si
legò al Signore con la solenne promessa di non dire mai di no, se ne aveva
la possibilità, a quanti gli chiedevano qualcosa per amore del Signore.
Un giorno
incontrò un cavaliere povero e quasi nudo: mosso a compassione, gli cedette
generosamente, per amor di Cristo, le vesti che indossava, ripetendo così il
nobile gesto di san Martino. Nel frattempo la compagnia dei giovani di
Assisi, che un tempo lo avevano avuto guida della loro spensieratezza,
cominciò di nuovo a invitarlo ai banchetti, nei quali si indulge sempre alla
licenza ed alla scurrilità. Lo elessero re della festa, perché sapevano che,
nella sua generosità, avrebbe saldato le spese per tutti. Francesco non
rifiutò l'onore offertogli, per non essere bollato come avaro. Preparò un
sontuoso banchetto con abbondanza di cibi squisiti: quando furono pieni sino
al vomito, si riversarono nelle piazze della città insudiciandole con le
loro canzoni da ubriachi. Francesco li seguiva, tenendo in mano come signore
lo scettro. Ma poiché da tempo con tutto l'animo si era reso completamente
sordo a quelle voci e cantava in cuor suo al Signore, se ne distaccò a poco
a poco anche col corpo. Allora, come riferì egli stesso, fu inondato di
tanta dolcezza divina, da non potersi assolutamente muovere né parlare. Lo
pervase un tale sentimento interiore che trascinava il suo spirito alle cose
invisibili, facendogli giudicare di nessuna importanza e assolutamente
frivola ogni cosa terrena. Gli amici pensavano che avesse deciso di
maritarsi e gli domandavano: «Vuoi forse prendere moglie, Francesco?». Egli
rispose loro: «Prenderò la sposa più nobile e bella che abbiate mai vista,
superiore a tutte le altre in bellezza e sapienza». E veramente sposa è la
vera religione che egli abbracciò e il Regno dei Cieli è il tesoro nascosto
che egli cercava così ardentemente. (FF 584ss)