Un Eremita errante
Anche a causa di questa esperienza mistica Filippo si decise a lasciare gli studi intrapresi e a vendere tutti i suoi libri. Con il ricavato aiutò un povero studente di nome Sirleto, che diventerà poi bibliotecario di Santa Romana Chiesa e Cardinale. Naturalmente sarà lui ad aiutare più tardi Filippo nelle sue necessità economiche…
Il Santo lascerà la casa di Galeotto Caccia e inizierà una vita eremitica fra le strade di Roma: dormirà sotto i portici delle chiese o in ripari di fortuna. In questo periodo inizierà una nuova particolare devozione con la visita alle Sette Chiese: il suo pellegrinaggio partiva da San Pietro, per giungere a San Paolo fuori le Mura e da qui a San Sebastiano sulla via Appia. Poi proseguiva per san Giovanni in Laterano e Santa Croce in Gerusalemme, dove meditava la Passione del Signore. Dopo la visita a San Lorenzo fuori le Mura il cammino si concludeva a Santa Maria Maggiore.
Il cibo del giovane eremita, chiesto in elemosina, sarà il solito “pane e olive” innaffiato con l’acqua delle fontanelle romane.
Lo Spirito Santo che aveva ricevuto lo spingeva, oltre che alla preghiera, anche alla carità e all’evangelizzazione. Vestito di una specie di tonaca con il cappuccio, Filippo cominciò a visitare gli ospedali, assistendo gli ammalati nel corpo e nello spirito, invitandoli ad offrire le loro sofferenze come Cristo aveva offerto le sue, per la salvezza del mondo.
Quando volemo incomincià..?
Iniziò poi a recarsi in via dei Banchi, luogo di mercato, dove, come un Socrate cristiano, colloquiava con la gente, in dialetto romano, delle cose celesti: “Allora, quando volemo incomincià a far bene?”. Camminando per Campo de’ Fiori e nei vicoli di Trastevere incontrava spesso giovani che lo deridevano e beffeggiavano. Egli non si faceva sfuggire l’occasione e, unendosi alla comitiva, la conquistava con la sua simpatia. Iniziava con una barzelletta e con qualche gioco, ma poi si improvvisava predicatore, dicendo: “Fratelli, state allegri, ridete pure, scherzate finché volete, ma non fate peccato!”.
Non fu magro il suo “bottino” spirituale: molti usurai e numerosi ladri cambiarono vita e tantissimi giovani, su suo invito, abbracciarono la vita religiosa. Diceva di lui Sant’Ignazio di Loyola, il fondatore della Compagnia di Gesù: “Filippo è come la campana che invita la gente a recarsi in chiesa, ma essa non si muove dal suo luogo. Così anch’egli manda tanti in convento, ma lui invece resta nel secolo”. Filippo ammirava sant’Ignazio, affermando che la sua bellezza spirituale traspariva nella luminosità e nello splendore del viso. Ma egli non seguirà questa luce, chiamandolo il Signore a rimanere ancora nel mondo.