La cura del Confessionale
Filippo garantiva che la cura migliore per custodire la virtù della castità fosse quella di una profonda devozione alla Vergine Maria e la Confessione e la Comunione frequenti.
Un giorno un giovane si recò da lui pregandolo di aiutarlo a liberarsi da un brutto vizio di cui era caduto schiavo. Filippo lo confessò, poi lo invitò a ricevere l’Eucaristia la mattina seguente: “E se ti capitasse di ricadere, torna subito da me a confessarti”. La sera dopo il giovane tornò dal Santo accusando di aver commesso di nuovo lo stesso peccato: “Coraggio, il Signore ti perdona”. Il Santo lo esortò a resistere alla tentazioni e a combattere contro il suo vizio, poi aggiunse: “Vieni domattina a ricevere la Comunione e non ti preoccupare di tornare se dovessi ricadere ancora”. Per molte sere il ragazzo dovette umiliarsi e vincere il proprio orgoglio, poi una sera disse al Padre: “Non ho più il coraggio di presentarmi ancora, ho perduto ogni speranza di poter cambiare”. Filippo lo convinse per l’ultima volta a insistere nel respingere la tentazione di cui era vittima. La paziente tenerezza del Santo ebbe la meglio e il giovane fu finalmente, con sua grande gioia, liberato dal vizio che lo opprimeva.
Non di solo pane
Camminando per le vie della città il Santo non perdeva mai l’occasione di dialogare con la gente, scherzando e ridendo, ma anche lanciando messaggi sapienti. Una volta, fuori delle mura romane, incontrò un contadino che stava zappando il suo campo.
“Perché state lavorando”.
“Per poter mangiare”, rispose l’agricoltore.
“Ma solo per questo?”, proseguì Filippo.
“Beh, anche per bere qualcosa, magari un bicchiere di buon vino rosso”, rispose allegramente l’uomo”.
“Fate bene, è una buona idea: mi raccomando però, che non sia troppo! Ma non c’è anche un’altra ragione?”.
Pensando questa volta di aver capito, il contadino disse: “Lo faccio certamente anche per mantenere la mia famiglia!”
Concluse il Santo: “E il Paradiso? Il Paradiso non conta nulla? Va bene lavorare per mangiare e per bere, ma il Paradiso non bisogna mai dimenticarlo. Ricordati sempre: Pane e Paradiso! Pane e Paradiso!”.