Il Ciuffo tagliato

Fra i giovani che frequentavano l’Oratorio ve ne era uno sempre impegnato a toccarsi la sua frangetta bionda. La pettinava e accarezza continuamente, come se fosse la cosa più preziosa al mondo. Filippo si accorse presto di questo tic vanitoso che rendeva il ragazzo ridicolo davanti a tutti e pensò necessaria, per il suo bene, la dolorosa estirpazione del ciuffo. “Perché non vai da un bravissimo acconciatore che conosco? Si chiama fra Felice, ed abita nel Convento dei Cappuccini. Ci penserà lui a conciarti nel migliore dei modi”. Nel frattempo Filippo parlò con il suo caro amico frate e gli diede le istruzioni del caso. Il giovane arrivò in Convento ignaro di quello che gli stava per accadere. Fra Felice lo conciò per le feste, ma alla maniera fratesca, e gli disegnò sul capo una bella chierica. Il giovane, come Sansone senza capelli, rimase per qualche giorno privo di forze e senza il coraggio di uscire di casa per la vergogna di farsi vedere così pelato. Ma poi si fece forza e tornò tra i suoi amici, finalmente guarito dalla sua vanità.

 

E poi?

Francesco Zazzera era un giovane studente di Diritto, bello, intelligente e soprattutto ambizioso. Un giorno capitò all’Oratorio e dopo il sermone Filippo volle parlare con lui. “Dimmi carissimo, come ti chiami e cosa fai?”. “Sono Francesco Zarrera e studio giurisprudenza”, rispose il ragazzo. “Beato te”, rispose il Santo: “Adesso studi, e poi sarai un grande avvocato, pieno di soldi. E poi sarai pieno di affari, guarderai tutti dall’alto in basso. Sarai… Sarai…

Il giovane guardava entusiasta il Santo, pensando che stesse parlando sul serio. Ma ad un tratto l’incantesimo si ruppe, perché Filippo soggiunse: “E poi?”. Questa piccola parola lo tormentò per tutta la notte e fece crollare in un attimo il fantasioso mondo costruito dai suoi sogni di gloria. Il giorno dopo tornò da Filippo, lasciò gli studi e le sue ambizioni ed entrò nella Congregazione dell’Oratorio.