IL LAVORO

 

Io sono povero come tutti i poveri.  
E voglio lavorare per loro

 

Diventare ingegnere minerario è per Pier Giorgio più di un sogno: è parte integrante del suo progetto di vita. 
Man mano che la laurea si avvicina cresce l’ansia di finire gli studi. Quando parla con gli amici dei “suoi minatori” il viso gli si illumina: si vede già in miniera, a condividere con loro il lavoro duro e pesante. 
Pier Giorgio concepisce la professione come modo concreto ed efficace di aiutare il mondo ad incamminarsi sulla via della giustizia e della condivisione. Il suo spirito missionario, che gli aveva anche fatto immaginare di consacrarsi ed andare in America Latina, traspare perciò nell’orientamento al lavoro. 
La spinta alla missione in terra lontana sopravvive nell’idea di andare a lavorare nella Ruhr, la redditizia zona mineraria contesa tra Germania e Francia, dove gli operai tedeschi soffrono per l’occupazione francese. 
Ma prima ancora della morte, che avrebbe negato qualsiasi possibilità, Pier Giorgio rinuncia al suo grande progetto. Cede alla richiesta di papà, che lo ha da sempre considerato suo erede nella conduzione de “La Stampa”. Il programma è di entrare nell’amministrazione del giornale per imparare il mestiere. Ma non ci sarà il tempo. 
Dirà il Concilio Vaticano II che “per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio” (Lumen gentium, n. 31). 
La vita di Pier Giorgio si configura così come la risposta ad una autentica vocazione laicale vissuta in pienezza, maturata anche attraverso lo schietto domandarsi se la volontà di Dio fosse di vederlo sacerdote, e leggendo nelle situazioni la risposta.

 

Testimonianze

Una mattina presto andavo con Pier Giorgio alla chiesa di S. Martino e parlando con lui gli chiesi cosa avrebbe voluto diventare. Egli mi rispose che avrebbe voluto farsi prete, ma aggiunse: «Io voglio in ogni maniera poter aiutare la mia gente e questo lo posso fare meglio da laico che da prete, perché da noi i sacerdoti non sono così a contatto con il popolo, come in Germania. Come ingegnere minerario posso, dando il buon esempio, agire in maniera molto efficace».

(Ricordo di Louise Rahner, madre dei teologi gesuiti Karl e Hugo, presso cui Pier Giorgio fu ospite nel 1921)

 

Dagli scritti di Pier Giorgio Frassati

Carissimo Tonino, sono arrivato da qualche giorno in questa bella città; il cielo è sempre bigio però Berlino mi piace sempre più. Fa proprio pena vedere magnifici negozi con ogni sorta di roba, che però i Tedeschi non possono più comprare, perché la vita qui, è carissima.

Oggi sono stato dai miei amici anzi questa sera sono stato all’Associazione degli Ingegneri a vedere un interessante film sugli alti forni di una fabbrica tedesca.

Non so quando i miei saranno a Torino, ma ad ogni modo io mi fermerò qualche giorno di più in Germania perché voglio riposare l’intelletto per essere pronto ad apprendere le sei materie abbastanza pesanti del 4° anno. (...)

Fra una settimana partirò per Herzgebirge a visitare le miniere di salgemma e poi forse andrò in Slesia e farò forse una scappata in Polonia fino al confine russo.

(Lettera a Antonio Villani, Berlino, 16/11/1922)