Gli studenti avevano scoperto un professore che, a detta di uno di essi, era il migliore di tutta l'Università. Era il professor Huber, insegnante di filosofia di Sophie. Anche gli studenti di medicina frequentavano le sue lezioni, e bisognava andarci molto presto, se si voleva trovare posto. Teneva un corso su Leibniz e la sua Teodicea. Erano lezioni magnifiche. " Teodicea " significa giustificazione di Dio. Era un problema filosofico importante e difficile, difficile specialmente in tempo di guerra. Come si possono infatti riconoscere le tracce di Dio in un mondo in cui imperversano l'assassinio e il bisogno? Se però a darne la dimostrazione era un maestro come Huber, la sua interpretazione diveniva un'esperienza indimenticabile, che gettava luce su un presente il quale non si limitava a trascurare l'ordinamento creato da Dio, ma voleva eliminare Dio stesso.

Non passò molto tempo che Hans fece la conoscenza del professor Huber. Questi interveniva ora talvolta alle loro riunioni e discuteva con loro. Si interessava di tutti i loro problemi non meno ardentemente di loro stessi. E benché avesse già dei capelli grigi, era uno dei loro.

Sophie si trovava a Monaco da sei settimane appena, quando si verificò un fatto incredibile all'Università. Fogli volanti passavano di mano in mano: fogli ciclostilati. Una strana agitazione si impadroní degli studenti. Trionfo ed entusiasmo, ripudio e furore si propagavano a ondate, come fuoco, nel loro animo.

Sophie giubilò in cuor suo quando l'apprese. Dunque sí, era proprio opinione generale. Qualcuno aveva osato finalmente qualcosa! Afferrò con avidità uno dei fogli volanti e incominciò a leggere.

Il titolo diceva: « I fogli volanti della Rosa bianca ».

«Nulla è piú indegno di un popolo civile che lasciarsi governare, senza opporre resistenza, da una cricca di tiranni irresponsabile e schiava di oscuri impulsi... ».

Gli occhi di Sophie continuavano a divorare lo scritto.

Se ognuno aspetta che sia l'altro a dare il via, i messi della Nemesi vendicatrice si avvicineranno irresistibilmente sempre píú, e anche l'ultima vittima sarà stata gettata assurdamente nelle fauci dell'insaziabile dèmone. Perciò ogni singolo, cosciente della responsabilità che gl'incombe come membro della civiltà cristiana e occidentale, deve difendersi piú che può in quest'ora estrema, deve opporsi al flagello dell'umanità, al fascismo e ad ogni sistema simile di Stato assoluto. Fate resistenza passiva, resistenza, ovunque vi troviate; impedite che quest'atea macchina di guerra continui a funzionare, prima che sia troppo tardi, prima che le ultime città siano ridotte, come Colonia, a un cumulo di macerie, e prima che gli ultimi giovani tedeschi si siano dissanguati in qualche parte del

mondo per la superbia blasfema di uno che è al di sotto degli uomini. Non dimenticate che ogni popolo merita il governo che tollera!...

 

Queste parole parvero stranamente familiari a Sophie; come se esprimessero i suoi propri pensieri. Le sorse nell'anima un sospetto che strinse con gelida mano il suo cuore. Se l'accenno di Hans al ciclostile fosse stato qualcosa di piú di uni parola gettata lí sbadatamente? Oh, no! mai e poi mai.

Quando Sophie uscí dall'Università inoltrandosi per la via inondata di sole, l’'oppressione svaní. Come era potuto sorgere nel suo animo un sospetto cosí pazzesco. Sapeva pure che in tutti gli angoli di Monaco ribolliva una segreta indignazione. Pochi minuti piú tardi si trovava nella stanza di Hans. C'era profumo di gelsomino e di sigarette. Alle pareti erano appese con spilli alcune riproduzioni di quadre francesi moderni. Non aveva ancora veduto il fratello, quel giorno; probabilmente era andato all'ospedale. Decise di aspettarlo lí. Aveva dimenticato il foglio volante. Sfogliò i libri sparsi sul tavolino. In uno dei volumi si trovava un segnalibro e il margine di un passo era segnato leggermente a matita. Si trattava di un vecchie volume di un classico, di Schiller. Nella pagina aperta si parlava della legislazione di Licurgo e di Solone. Ella lesse le parole seguenti:

Tutto è lecito sacrificare al bene dello Stato, eccetto gli ideali per i quali lo Stato stesso non costituisce che un mezzo. Lo Stato in sé non è mai un fine, esso è importante solo come una condizione per poter adempiere il fine dell'umanità. Questo fine dell'umanítá non è se non il dispiegamento di tutte le forze insite nell'uomo, il progresso. Una costituzione che impedisca il dispiegarsi di tutte le forze insite nell'uomo, e ne ostacoli il progresso spirituale, è deprecabile e nociva, per quanto meditata e, a suo modo, perfetta possa essere per il resto...

Dove aveva letto queste parole? Non era stato oggi stesso? Il foglio volante!

Erano riportate lì. Per un lungo, tormentoso istante sembrò a Sophie di non essere piú lei. Una paura soffocante s'impadroní di lei; provò un impulso di aspro rimprovero contro Hans. Perché proprio lui? non pensava a suo padre, a quelli di casa, che erano già in pericolo? Perché non lasciava queste cose alle persone interessate alla politica, a persone che possedessero esperienza e pratica? Perché il fratello, il quale possedeva delle doti eccezionali, non salvaguardava la propria vita per dedicarla a un compito importante? La cosa piú terribile era però questa: era divenuto un fuorilegge. Era uscito dall'ultima fascia di sicurezza. Ed ora si trovava nel regno del rischio, ai margini dell'esistenza, in quella zona immensa ove bisognava conquistare passo per passo, lottando, imponendosi, soffrendo, una nuova terra per l'umanità.

Sophie cercò di dominare la paura. Tentò di non pensare piú al foglio volante, e non pensò ulteriormente alla resistenza. Pensava al fratello, cui voleva bene: lo vedeva andare alla deriva in un mare irto di minacce. Poteva lasciarlo solo, ora? Poteva starsene seduta a guardare Hans che correva alla rovina? Non doveva dargli aiuto propro adesso?

Mio Dio, non si sarebbe fatto in tempo a fermare ancora una volta tutto? Non avrebbe potuto riportarlo sulla terra ferma, conservandolo ai genitori, a se stesso, al mondo e alla vita? Sapeva però benissimo che egli aveva superato i confini entro i quali gli uomini abitano comodamente e al riparo dai pericoli. Non poteva piú tornare indietro.

Finalmente arrivò Hans.

« Sai da dove vengono i fogli volanti? », gli chiese Sophie.

« Ci sono parecchie cose che non si devono sapere, di questi tempi, per non mettere in pericolo nessuno ».

« Ma Hans! Non si può farcela da soli in cose del genere. Il fatto che oggi una persona soltanto debba essere a conoscenza di una cosa simile, sta ad indicare quanto sia sinistra quella potenza che riesce a corrodere le relazioni personali piú intime, isolandoci. Non ce la fai da solo contro di essa ».

Dopo di allora, altri tre fogli volanti della Rosa bianca apparvero a brevi intervalli. Comparivano anche fuori dell'Università, svolazzavano qua e là, infilandosi nelle buche da lettere di tutta Monaco. Venivano diffusi anche in altre città della Germania meridionale. Poi non se ne videro piú.

Nel battaglione universitario circolava la voce che gli studenti di medicina sarebbero stati mandati sul fronte russo durante le vacanze fra i due semestri di studio. Queste voci divennero realtà dalla sera alla mattina, attraverso un ordine, poco prima della fine del semestre. Dovettero prepararsi da un giorno all'altro a partire per la Russia.

Gli amici erano di nuovo riuniti: era l'ultima sera prima della partenza. Volevano dare una festa d'addio. Era intervenuto anche il professor Huber, ed erano stati invitati alcuni altri studenti, dei quali ci si poteva fidare. Sebbene fossero passate delle settimane da allora, erano ancora tutti sotto l'impressione suscitata dai fogli volanti. Nel frattempo anche gli altri si erano affiancati a Hans, in modo altrettanto cauto come Sophie; ed erano stati messi al corrente, dividendo la grande responsabilità che incombeva su di lui. In quell'ultima sera si proponevano di riconsiderare ancora una volta a fondo tutto ed avere uno scambio d'idee. Dopo una discussione molto seria presero una decisione: se avessero avuto la fortuna di tornare dalla Russia, l'azione della Rosa bianca si sarebbe dispiegata completamente: e l'audace inizio si sarebbe trasformato in una dura e accuratamente meditata resistenza. Tutti erano d'accordo che si dovesse in tal caso allargare la cerchia dei cospiratori. Ognuno di loro avrebbe dovuto riflettere con la massima cura chi, fra i propri amici e conoscenti, fosse abbastanza sicuro per poter essere messo al corrente. Un piccolo ma importante compito doveva essere affidato ad ognuno. Le fila dell'organizzazione si sarebbero raccolte nelle mani di Hans.

« Sarà nostro compito », disse il professor Huber, « proclamare il piú chiaramente possibile la verità, nella notte in cui è immersa la Germania. Dobbiamo cercare di attizzare la scintilla della resistenza, che arde in milioni di onesti cuori germanici, perché divampi chiara e ardita. I singoli che, solitari e isolati, sono contro Hitler, debbono sentire che è con loro un gran numero di persone che nutre gli

stessi sentimenti. Cosí s'infonde in loro coraggio e perseveranza. Oltre a questo, dobbiamo cercare di illuminare quei tedeschi che non hanno ancora compreso come siano fosche le intenzioni del nostro regime, e destare anche in loro la decisione di resistere e di difendersi con onore. Chissà che non riusciamo all'ultimo istante a scuoterci di dosso il giogo della tirannide e ad approfittare del meraviglioso attimo per costruire, assieme agli altri popoli europei, un mondo nuovo e più umano ».

« E se non dovessimo riuscire? », chiese qualcuno. « Dubito assai che possiamo abbattere queste ferree pareti di paura e di terrore che soffocano fin sul nascere ogni velleità di rivolta ».

« Dovremo osare ugualmente », ribatté con veemenza Christl. « In tal caso dovremo dimostrare col nostro atteggiamento e con la nostra dedizione che la libertà umana non è ancora morta. Bisogna tener alto per una volta il valore umano, ed esso un giorno potrà farsi strada di nuovo. Dobbiamo osare questo « no » contro un potere che si pone arrogantemente al di sopra di quel che l'uomo ha di piú intimo e di piú sacro, e vuole sterminare coloro che gli si oppongono. Dobbiamo farlo per amore della vita. Nessuno può toglierci il peso di questa responsabilità. Il nazionalsocialismo è il nome di una maligna malattia mentale che ha colpito il nostro popolo. Non è lecito stare a guardare tacendo quando esso viene lentamente distrutto ».

Quella notte rimasero insieme a lungo. In questi scambi di idee, in cui si discuteva il pro e il contro delle opinioni e delle obbiezioni, raggiunsero la chiara e salda visione, necessaria per reggere moralmente. Invero non era poca la forza che occorreva per nuotare controcorrente. Ancor piú duro e amaro era dover augurare la sconfitta militare al proprio popolo: questa sembrava però l'unica possibilità per liberarlo dal parassita che ne succhiava il midollo.

Poi gli studenti erano partiti. A Sophie, Monaco sembrava vuota ed estranea. Fece le valigie e andò a casa.

Si trovava a casa da pochi giorni, quando una mattina il postino recapitò al babbo un atto di accusa da parte del Tribunale speciale'. Venne inscenato un dibattimento, e il babbo fu condannato a quattro mesi di detenzione. Il babbo in carcere, i fratelli e gli amici tutti al fronte russo, ad una distanza che li rendeva irraggiungibili.