Nella primavera del 1942 trovammo varie volte delle lettere ciclostilate nella buca della posta. Contenevano degli estratti delle prediche del vescovo di Miinster, von Galen, e diffondevano un soffio meraviglioso di coraggio e di sincerità:

 

Tutta Munster è ancora sotto l'impressione delle terribili devastazioni inflitteci in questa settimana dal nemico esterno e avversario in guerra. Ed ecco che al termine di questa settimana la polizia segreta ha requisito ieri, 12 luglio, le due sedi locali della Compagnia di Gesú, espellendo coloro che vi dimoravano dalla loro proprietà e obbligando i Padri e i Fratelli ad abbandonare immediatamente, nella stessa giornata di ieri, non solo le loro case, ma la Provincia della Westfalia e quella del Reno. La medesima dura sorte è toccata ieri alle suore. Le case religiose e i possedimenti, con ciò che contenevano, sono stati espropriati in favore della Gauleitung della Westfalia settentrionale.

L'assalto ai conventi, che divampava già da tempo nell'Austria, nella Germania meridionale, nei territori recentemente annessi di Wartha del Lussemburgo, della Lorena, e in altre regioni del Reich, si è verificato quindi anche qui in Westfalia.

Come andrà a finire tutto ciò? Non si tratta di alloggiare provvisoriamente dei senza tetto di Munster. I religiosi erano pronti e decisi a restringersi al massimo a questo fine, per poter accogliere e nutrire dei senza tetto, al pari di altri. No, non si trattava di questo. A quanto mi si dice, nel convento dell'Immacolata a Wikinghege si sta sistemando il centro cinematografico del Gau. Mi viene riferito che nell'abbazia benedettina di San Giuseppe si sta allestendo un ospizio di maternità per ragazze madri. E nessun giornale ha dato finora notizia delle vittorie, non certo pericolose, ottenute in questi giorni dagli uomini della Gestapo su monaci inermi e su indifese donne tedesche, né delle conquiste che il governo del Gau ha fatto in patria, impadronendosi delle proprietà di connazionali tedeschi. Tutte le proteste verbali e telegrafiche sono rimaste lettera morta.

Non possiamo combattere con le armi contro il nemico interno che ci tormenta e ci colpisce. Non ci rimane che un mezzo: resistere fino in fondo, con forza, con tenacia, con durezza. Diventiamo duri e stiamo saldi! Vediamo e sentiamo chiaramente, ormai, che cosa c'è dietro alle nuove dottrine che ci vengono imposte da alcuni anni; per attuare le quali la religione è stata bandita dalle scuole; dietro alle dottrine che hanno soffocato i nostri sodalizi, che ora vogliono distruggere i nostri asili infantili: odio abissale contro il Cristianesimo, che si vorrebbe sradicare.

In questo momento non siamo il martello, ma l'incudine. Sono gli altri, per lo piú degli estranei e degli apostati, che ci colpiscono e vogliono con la violenza riformare il nostro popolo e perfino i nostri giovani, deviandoli dal retto atteggiamento verso Dio. Quelli che ora si stanno colpendo sono coloro che sono ingiustamente imprigionati e coloro che sono espulsi ed esiliati senza loro colpa. Dio li assisterà perché possano serbare un contegno e un atteggiamento di fermezza cristiana, se il martello della persecuzione li colpisce aspramente e inferisce loro delle ferite ingiuste.

Da alcuni mesi ci viene riferito che dei malati, ricoverati da tempo e che forse sembrano inguaribili, vengono tolti, con la forza, per ordine di Berlino, da case di cura per malattie mentali. Ai congiunti viene poi regolarmente, dopo breve tempo, comunicato che il loro caro è morto, che il cadavere è stato cremato, e che possono andare a ritirare le ceneri. È generale il sospetto, che è quasi una certezza, che questi decessi cosí frequenti e inattesi di malati di mente, non siano spontanei, ma provocati di proposito, seguendo la teoria che afferma potersi annientare esseri " indegni di vivere ", che si possono cioè uccidere degli innocenti, se si ritiene che la loro esistenza non abbia piú valore per il popolo e per lo Stato. È questa una dottrina terribile, che vuol giustificare l'assassinio degli innocenti, che giustifica teoricamente l'uccisione violenta degli invalidi non piú in grado di lavorare, degli storpi, dei malati inguaribili, di coloro che sono resi deboli dalla senilità.

 

La lettura di questi manifesti commuove profondamente Hans.

« Finalmente qualcuno ha il coraggio di parlare! » Poi guarda a lungo, gravemente, quegli stampati, e alla fine dice: « Ci vorrebbe assolutamente un ciclostile ».