Il soprannaturale? Non sempre è divino
di Maurizio Blondet (Avvenire)
«Ammetto: ho scritto un libro un po' pesante», esordisce fra' François-Marie Dermine. Per un libro che si intitola Mistici, veggenti e medium. Esperienze dell'aldilà a confronto, è un elogio non da poco: opera di raro rigore critico su un campo aperto al sensazionale e a ogni genere di auto-illusioni facilone. Non a caso fra' François-Marie (è nato in Canada, ma insegna teologia a Bologna) è un domenicano.
Ordine colto, un tempo esperto di «discriminazione degli spiriti»: e infatti fra' Dermine è stato chiamato a studiare il caso di Vassula Ryden, la veggente ortodossa che riceve "comunicazioni" a sfondo cristiano, ed è invece stata condannata dalla Chiesa. «Mi son reso conto che la donna è una medium. E, magari in buona fede, equivoca sulla natura dei fenomeni».
Equivoca? «Come molti, anche benintenzionati, magari cristiani», avverte il domenicano. «Oggi la gente non sa, o non sa più, che il "supernaturale" [fenomeni che sembrano superare le possibilità della fisiologia] non è in sé e per sé soprannaturale. La comunicazione o il "dono" può venire da un allarmante "altro", che non è Dio. Questo va tenuto presente per esempio nel caso di statue della Madonna che piangono».
E come si distingue lo "spirito" che agisce? La risposta è complessa. Ma fra' François-Marie evoca l'attitudine delle persone fra cui il fenomeno avviene, e che potrebbero essere i medium che inconsciamente lo producono. Talora, dice, se la persona "rinuncia" al fenomeno, vediamo il fenomeno sparire. «Ho conosciuto un certo Michel Beret, che aveva reali capacità di precognizione. Era convinto che si trattasse di una dote naturale e sua personale; ma a un certo punto cominciò a essere molestato da fenomeni di Poltergeist, a essere ossessionato da idee di suicidio, e "rinunciò" alla sua dote. E da allora l'ha persa».
Dunque non era sua, ma veniva da Qualcuno con cui è meglio non aver a che fare? Perché se il supernaturale (e il preter-naturale) non è necessariamente soprannaturale, «bisogna anche mettere in guardia dall'errore contrario», dice il domenicano: «Pensare che certe possibilità paranormali facciano parte della natura umana». E qui si apre un campo vasto quanto ambiguo. Da una parte, esiste sì «una fisiologia sottile dell'uomo, poco indagabile», che può produrre fenomeni paranormali. E ciò può portare alla magia, come "tecnica efficace" per sfruttare possibilità mirabolanti. Dall'altra, alte e prestigiose dottrine orientali ("Oppure gnostiche", precisa fra' François-Marie) suppongono che l'uomo sia "naturalmente divino", una "scintilla" che può, o deve, tornare a fondersi nel Fuoco divino originario, da cui è stata dispersa o emanata. «Queste dottrine suppongono spesso una teologia emanazionista: Dio non ha creato liberamente le cose e l'uomo, ma una divinità (a-personale) ha emanato il mondo dalla sua stessa sostanza».
Per questo, buddhismo e induismo divergono nel modo più radicale dal Cristianesimo. E i metodi ascetici di quelle dottrine non possono essere usati senza rischio dal cristiano. «Anzitutto, l'asceta e il mistico cristiano sa», spiega il domenicano, «che le realtà soprannaturali non gli sono dovute; che non le può meritare. Del resto il santo mistico cristiano non cerca mai i "fenomeni" del misticismo, e nemmeno l'estasi. L'asceta cristiano pratica l'ascesi per preparare il cuore a ricevere Dio, l'Amata persona, non per guadagnare "poteri". Il mistico indù cerca attivamente l'estasi, come "esperienza" della fusione nel divino».
È' proprio questo a sedurre, nelle dottrine orientali, osservo. Il padre annuisce: «Perché l'uomo d'oggi non si fida più che di sé. E della tecnica. E queste dottrine offrono appunto delle tecniche per giungere al divino, considerato come accessibile. Al fondo, c'è la seduzione per la tecnica».
Però, non è deludente che la fede cristiana non abbia tecniche ascetiche? Non è una sua manchevolezza? «Il punto», è la risposta, «è che non c'è nessuna tecnica che consenta di entra re in rapporto con un'altra persona. E il Dio che a noi si è rivelato è una Persona; un libero, autonomo Altro. Non ci sono manuali - anche se ne scrivono, specie in America - per trovare la donna amata, o per farsi degli amici. Per incontrare l'altro (o l'Altro) non serve una tecnica, ma una disposizione: a darsi».
È questa la differenza. Nella fede di Cristo, c'è una discontinuità radicale fra naturale e soprannaturale, fra uomo e Dio. «Ma questa discontinuità non è opposizione. Come un pezzo di legno non è una statua e non può divenirlo da sé, ma può diventare una statua nelle mani dello scultore (nulla nel legno lo impedisce), così l'uomo non è "naturalmente divino", ma può ottenere l'unione con l'Altro, il libero Altro che ci ama».
È una bella differenza. Ma basterà a convincere i cercatori - e non sono pochi - di spiritualità orientali? Come li convincerebbe fra' François-Marie? «Proverei così: il cammino che quelle dottrine ti propongono è solitario. Chi parte dal presupposto "io sono Dio" non trova altro che sé stesso». Infatti, nello Yoga, lo stato di liberazione è onestamente detto "solitudine". «Ma io, tu, vogliamo davvero essere così soli? Noi siamo fatti per andare in compagnia: di un tu, o di un Tu».