IL BATTESIMO
Bibliografia (oltre le opere di carattere generale già citate)
AA. VV. Iniziazione cristiana problema della Chiesa di oggi, Bologna 1979.
AA. VV. Mysterium Salutis, v. 10, Brescia 1978 (= MS 10).
A. BENOIT, Le bapteme chrétien au 11 siècle, Paris 1953.
M. -E. BOISMARD,Quatre himnes baptismales dans la premiere epitre de Pierre, Paris 1961.
T. CAMELOT, Spiritualitè du bapteme, Paris 1960.
J. DANIELOU, Bibbia e liturgia, Milano 1958.
R. FALSINI, La cresima sigillo dello Spirito, Milano 1972.
A: HAMMAN, Le Bapteme d’apres les Peres de l’Eglise, Paris 1962.
E: LODI, Liturgia della Chiesa, Bologna 1981.
B. NEUNHEUSER, Bapteme et confirmation, Paris 1966.
F. S. PANCHERI, La cresima sigillo dello Spirito, Padova 1972.
E: RUFFINI, Il Battesimo nello Spirito, Torino 1982.
(Sul battesimo si possono consultare tutti i principali dizionari biblici e teologici).
Trattiamo in uno stesso capitolo i sacramenti del battesimo e della cresima, in quanto nei primi secoli i due sacramenti erano due momenti dell’unico rito dell’iniziazione cristiana e quindi non sempre facilmente distinguibili nella teologia patristica.
Vi sono inoltre dei problemi che riguardano l’uno e l’altro sacramento, il loro rapporto, la loro specificità. Non per nulla alcune opere citate in bibliografia, come quelle del Neunheuser e del Ruffini, trattano sia del battesimo che della cresima.
TEOLOGIA BIBLICA DEL BATTESIMO
Nella Bibbia i termini battesimo, battezzare non indicano solo il sacramento del battesimo, nè sono gli unici termini che lo designano.
Il verbo baptizo è una forma intensiva di bapto, che si trova solo quattro volte nel N. T., ma è comunque nei LXX. Bapto significa immergere, sommergere e in questo senso proprio è usato anche nel N. T., mentre baptizo (immergere, lavarsi) viene usato in senso culturale, soprattutto poi nel sanso tecnico di battezzare.
I testi del N. T. che ci parlano del battesimo sono numerosi. Troviamo il battesimo già nella predicazione di Giovanni che viene chiamato baptistes, battezzatore. Gesù inizia la vita pubblica con il battesimo e, secondo Mt. 28, 19, termina la sua permanenza in terra con il comando di battezzare. Il giorno della pentecoste Pietro conclude la sua prima catechesi con un invito al battesimo (cf. At. 2, 38), come pure farà Filippo (At. 10, 47).
Il battesimo fu dunque considerato nella prima catechesi l’atto ufficiale d’aggregazione alla Chiesa e questa pratica generale non poteva derivare se non da una istituzione di Cristo. Proprio per questo la catechesi primitiva tornerà tanto frequentemente sul tema del battesimo. Nelle epistole si parla del battesimo sotto varie forme letterarie: esortazioni, istruzioni, inni, argomentazioni scritturistiche, simboli o professioni di fede.
Abbiamo quindi a disposizione un materiale abbondante con cui poter elaborare una ricca teologia del battesimo.
A) IL BATTESIMO PRIMA DI CRISTO
Possiamo trovare degli antecedenti del battesimo cristiano nell’A. T., nel giudaismo, nel battesimo di Giovanni.
Nell’A. T. non s’incontra la pratica del battesimo, però alcuni avvenimenti della storia biblica vengono considerati dal N. T. come sue prefigurazioni. Così il diluvio (1 Pt 3, 20ss.) e il passaggio del Mar Rosso (1 Cor. 10, 1ss.). Si può vedere una prefigurazione del battesimo anche nelle abluzioni rituali che rendevano atti al culto.
Nei profeti si annunzia una effusione di acqua purificatrice del peccato (Zc. 13, 1). E questa aspersione di acqua è messa in relazione con il dono dello Spirito: “Vi aspergerò di acqua pura e sarete purificati da ogni vostra bruttura e da tutte le vostre abominazioni idolatriche. Darò a voi un cuore nuovo e porrò in voi uno spirito nuovo; toglierò il cuore di pietra dal vostro corpo e vi darò un cuore di carne. Porrò in voi lo Spirito mio, e farò sì che viviate secondo i miei statuti, osservando e mettendo in pratica le mie leggi” (Ez. 36, 25-27; cf. Is. 44, 3; Gl 1, 3ss).
Nel giudaismo post-esilitico si moltiplicarono le abluzioni rituali, e i bagni rituali divennero una pratica abituale, addirittura quotidiana, presso gli Esseni.
Non si può provare che tra gli Esseni ci sia stato un bagno come rito di iniziazione, mentre un vero roti di iniziazione è il battesimo dei proseliti, ritenuto necessario alla circoncisione, per essere aggregati alla comunità giudaica. Dice il Talmud: “Se egli ha preso un bagno senza la circoncisione, o viceversa, non è proselito, e non lo sarà che al momento in cui avrà ricevuto l’uno e l’altra” (Jebanoth 46a).
Da notare alcune particolarità del battesimo dei proseliti:
1) all’ammissione al giudaismo doveva precedere un periodo di istruzione;
2) prima di ammettere un pagano al battesimo bisognava interrogarlo sui motivi della sua conversione, perchè “è proselito solo colui che si converte per amore di Dio” (Gerim 1, 7);
3) il candidato è condotto alla casa del battesimo e penetra nell’acqua interamente;
4) mentre il proselito entra nell’acqua, dei discepoli dei rabbini dovevano recitargli qualcuno dei comandamenti della Legge;
5) il battesimo avveniva alla presenza di due o tre testimoni;
6) si potevano battezzare anche i bambini, che diventavano giudei come i genitori, ma, diventati maggiorenni, potevano rinunciare al giudaismo;
7) il battezzato era considerato come un rigenerato: “il proselito è come il bambino di un giorno” (Gerim 2, 6) (cf. Benoit, 12-16).
I contatti tra il battesimo dei proseliti e quello cristiano sono evidenti. Influsso del battesimo giudaico su quello cristiano? Di quello cristiano su quello giudaico? Difficile a dirsi, perchè i testi che riguardano il battesimo dei proseliti risalgono alla fine del primo secolo dopo Cristo o all'inizio ne del secondo, è difficile perciò risalire con certezza a una pratica anteriore al battesimo cristiano. Si potrebbe ammettere una pratica del battesimo giudaico antecedente a quello cristiano e da cui lòe prime comunità cristiane abbiano assunto il rituale pur innestandovi un significato nuovo.
Si sa che a Qumran si praticano abitualmente abluzioni e purificazioni rituali, per le quali si richiede la lealtà di un cuore conferito alla Legge del Signore: “Che l’empio non entri nelle acque per accedere alla purificazione degli uomini di santità, perchè non ne verrà purificato se non si è convertito dalla sua malizia” (Regola della comunità, 5, 13-14). L’uso abituale di teli abulazioni potrebbe spiegare perchè Giovanni Battista pratica così naturalmente il battesimo di penitenza.
Il battesimo di Giovanni doveva tuttavia assumere un significato nuovo che apriva la strada al battesimo cristiano. Scrive J. Guilet: “Il battesimo di Giovanni si riduce a un gesto che si direbbe fuggitivo e puramente simbolico, non si dà che una volta, non impegna a nessun obbligo, non dà accesso a nessuna comunità determinata, fosse pure il “vero Israele”, a nessuna forma nuova di esistenza, fa a meno, si direbbe, dello sforzo di attenzione e di sincerità che esigono le purificazioni di Qumran. Sarebbe meno serio? Lo è molto di più, ma in modo del tutto diverso. Lo è alla maniera di quel che saranno i sacramenti cristiani, con quel che significa, con quel che produce. Il battesimo di Giovanni non è un gesto fatto dall’uomo, un atto che permetterebbe al peccatore pentito di esprimere in modo visibile e forte il suo bisogno di purezza e di perdono.
Dato da un profeta in nome di Dio, venuto “dal cielo” (Mc. 11, 30), non significa il pentimento dell’uomo, ma il gesto di Dio. Questo gesto, se qualcosa sulla terra può darne un’idea, è il fuoco... Il fuoco e lo Spirito che vengono a battezzare il mondo sono al tempo stesso tutta la tenerezza di Dio e tutta la sua collera, la sua intolleranza di fronte al male e la sua inesauribile forza di attaccamento, tutte le rovine predette dai profeti che si abbattono sul mondo e tutte le loro speranze appagate, tutte le opre del peccato mandate in rovina e sterminate e tutto il cuore dell’uomo mandato in rovina e trasfigurato. Tra la predicazione di Giovanni e la “fine del mondo”, non vi è posto che per un solo avvenimento, la venuta di Colui col quale viene la fine del mondo... Vi è nel battesimo di Giovanni qualcosa di sacramentale, e si capisce che i cristiani abbiano potuto riprendere l suo gesto per esprimere il proprio battesimo. I peccatori che vengono a Giovanni non vengono per procedere ad abluzioni significative, vengono a ricevere “il battesimo di Giovanni” (Mc 11, 30; At 18, 25; 19, 3).
Essi vengono “confessando le loro colpe” (Mc. 1, 5), senza di che il loro gesto sarebbe pura commedia, entrano nell’acqua sotto lo sguardo e senza dubbio sotto la mano del profeta, penetrano così nella zona profetica, quella in cui già si realizza l’avvenimento predetto... Questo battesimo non è ancora che un battesimo di acqua, non è che un’immagine e una preparazione, ma questa immagine è data da Dio, e questa preparazione è opera sua. Ricevere questo battesimo è tutt’altra cosa che prepararsi il meno male possibile a un avvenimento che, in ogni modo, spazzerà via tutti i preparativi, è lasciarsi raggiungere già in precedenza da questo avvenimento, abbandonarsi all’ondata che sommergerà tutto. Non è più opera dell’uomo, ma di Dio: bisogna che venga lo Spirito. Dal momento che Giovanni battezza, lo Spirito non può non venire; ricevere questo battesimo è essere pronto ad accoglierlo” (Gesù di fronte alla sua vita e alla sua morte, Assisi 1972, 36-40).
Da Giovanni viene a farsi battezzare anche Gesù. Non entriamo nelle problematiche esegetico-teologiche che il racconto del battesimo di Gesù a suscitato. Non possiamo però non accennare al rapporto tra questo battesimo e il battesimo cristiano, in quanto il ritratto del Cristo che si battezza è quello”a cui aderisce la fede dei credenti, quello del Figlio battezzato, primogenito di tutti i figli di Dio che ricevono attraverso il battesimo l’adozione del Padre e il dono dello Spirito” (Guitte, o. c. 29).
I Padri videro nel battesimo di Gesù l’istituzione del battesimo cristiano. E’ tutta la nostra natura che in Cristo è immersa nell’acqua “per seppellire nell’acqua tutto il vecchio Adamo” (Gregorio Naz. Or. 39 In Sancta Limina). Una tradizione antichissima riteneva pure che il contatto della carne di Cristo con le acque le avesse purificate e santificate, dando ad esse il potere di purificare e santificate, dando ad esse il potere di purificare e santificare: “Egli è stato battezzato per purificare l’acqua con la sua passione” (Ignazio Ant. Efs .8, 2).
L’esegesi patristica considerava il valore sacramentale dei fatti della vita di Gesù, vedendo in essi i fondamenti dei sacramenti della Chiesa. Diversi esegeti oggi, come abbiamo visto, sono favorevoli a questa idea.
B) Il battesimo cristiano
Il giorno di Pentecoste Pietro spiega alla folla stupida il significato di quell’avvenimento. E’ il dono escatologico dello Spirito che gli apostoli hanno ricevuto: ormai i tempi nuovi sono aperti, perchè quel Gesù che i giudei hanno crocefisso, Dio l’ha risuscitato ed esaltato, così egli ha ricevuto lo Spirito Santo, oggetto della promessa, e l’ha diffuso (At. 2, 33). Dunque i giorni della salvezza sono giunti. Cosa fare per parteciparvi? Pietro risponde alla folla: “Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo” (At. 2, 38). Allora “quelli che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone” (At. 2, 41).
Osserviamo il succedersi degli avvenimenti:
a) predicazione id Pietro
b) accoglienza della parola (fede)
c) pentimento (metanoia)
d) battesimo nel nome di Gesù Cristo
e) dono dello Spirito in genere legato all’imposizione delle mani degli apostoli (cf. At 8, 15-17; 19, 6).
Abbiamo il paradigma di quello che sarà il rito dell’iniziazione cristiana (battesimo e cresima a cui bisogna aggiungere l’eucarestia).
Dagli Atti degli Apostoli risulta che il battesimo, come rito di purificazione dei peccati e di aggregazione alla Chiesa, viene amministrato a tutti come cosa necessaria. Gli Atti non offrono molti elementi della dottrina del battesimo, è evidente però che la catechesi primitiva dovesse rivolgere la sua attenzione a questo rito fondamentale e meditarlo più profondamente secondo le grandi tematiche della salvezza cristiana.
Ad operare questo approfondimento, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, dovettero contribuire sia la catechesi battesimale, sia la nascente liturgia cristiana, sia infine le varie occasioni offerte agli apostoli per esortare i battezzati a ricordare la loro grazia ricevuta mediante il battesimo.
R. Schulte riassume così i contenuti essenziali della teologia battesimale contenuta soprattutto nelle epistole del N. T.: “Nelle affermazioni che hanno come tema, fino ad un certo punto esplicito, l’effetto dell’avvenimento battesimale, troviamo elencate: La remissione dei peccati (At 2, 38), l’abluzione dei peccati, la purificazione (Ef. 5, 26; 1 Cor. 6, 11), l’aspersione del cuore per la liberazione della cattiva coscienza (Eb 10, 22), ma anche la liberazione dalla morte, conseguenza del peccato (cf. Rom 6), e la salvezza nel giorno del giudizio (cf. At 2, 40.47; Tit 3, 5 ecc.). Gli effetti positivi prodotti dai doni dello Spirito (At passim) sono la nascita dall’alto (Gv. 3, 5; cf. 1, 13), la rinascita e il rinnovamento (Tit 3, 5), la santificazione e la giustificazione (1 Cor. 6, 11; Rom 6; Tit 3, 5).
“ In Rom 6 ed in altri passi analoghi si mette in evidenza lo stretto nesso esistente fra morte e risurrezione di Gesù. Il battesimo produce ed esige al contempo un “rivestirsi” di Cristo (cf. Gal 3, 27ss; Rom 13, 14; Col 3, 10; Ef 4, 23). Bisogna ricordare infine l’incorporazione della Chiesa: il battezzato “viene situato” in una comunità di Cristo che già esiste (At. 2, 41; cf. 1 Cor 12,13). In modo indiretto,ma pur sempre abbastanza chiaro, l’avvenimento del battesimo è interpretato come l’inizio che fa incominciare la vita nuova e che deputa alla confermazione a Cristo. A motivo della rinascita (cf. Gv 3; 1 Pt 1,3), il battezzato è diventato “nuova creazione” (2 Cor 5, 17), costituito figlio (Rom 8, 29; Gal 4, 4ss); nel sigillo della sua fede battesimale (cf. 2 Cor 1, 22; Ef 1, !3; 4,3), ha ottenuto il pegno dell’eredità (Ef 1, 14), la caparra dello Spirito (2 Cor 1, 22; 5, 5; Rom 8, 14ss; 8, 23), perchè ora possa condurre una vita conseguente (Col e Ef, passim). Questi brevi accenni dovrebbero aver chiarito una cosa, che cioè il Nuovo Testamento presenta, illustrando il contenuto del battesimo, una ricca varietà di aspetti e di prospettive che si rifrange sull'intera e nuova vita cristiana che ora viene assunta alla luce battesimale” (MS 10, 163-164).
Lo stesso autore svolge poi le seguenti tematiche del N. T.:
1) Il battesimo “nel nome di Gesù Cristo”.
2) L’essere assunti nella morte e risurrezione di Gesù nel battesimo.
3) Dono dello Spirito - rigenerazione - figliolanza.
4) Rivestirsi di Cristo
5) Trinità e battesimo (vedi MS 10, 165-182)
Il brano più significativo nella teologia paolina del battesimo è Rm 6, 3-11. Paolo ricorda ai cristiani: “Per mezzo del battesimo siamo stati dunque sepolti insieme a lui nella morte, perchè come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6, 4). Il battesimo ci inserisce nel mistero di morte e risurrezione di Cristo, ci unisce alla sua morte (con-crocifissi) perchè sia distrutto il corpo del peccato, ci fa partecipi della sua risurrezione perchè anche noi diventiamo “viventi per Dio in Cristo di Gesù”” (Rm 6, 11).
IL BATTESIMO NELLA DOTTRINA DEI PADRI
I Padri della Chiesa ci hanno lasciato una dottrina del battesimo ricchissima di contenuti teologi e di spiritualità.
Possiamo distinguere anche per la dottrina sul battesimo due periodi della letteratura patristica.
Il primo, dei Padri del II sec., ci trasmette la fede della primitiva Chiesa post-apostolica e le sue affermazioni sulla pratica, la necessità e gli effetti del battesimo, senza darcene ancora una dottrina elaborata.
Il secondo, dal sec. III in poi, ci offre, a partire da tertulliano, dei veri trattati, catechesi, omelie o esortazioni e dissertazioni epistolari sul battesimo.
Del primo periodo daremo le testimonianze principali con le dovuta conclusioni. Del secondo dovremo limitarci alla classificazione dei temi con qualche esempio.
Lo studio della dottrina del battesimo al II sec., è stato fatto recentemente da A. Benoit (cf. Bibliografia) in un’opera che, a parte l’eccessiva preoccupazione di tirare conclusioni favorevoli alla teologia protestante, è stata composta con serietà e rigore scientifico.
I testi di questo periodo non sono molti, ma sufficienti per dimostrare la pratica universale del battesimo e tramandarcene le nozioni principali. Consideriamo prima di tutto la Dida chè. Il battesimo vi è ricordato due volte. Una prima volta quando, dopo aver esposto la dottrina delle due vie, l’autore descrive il rito del battesimo: “Riguardo al battesimo, datelo in questa maniera: dopo aver insegnato tutto ciò che precede, battezzare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo nell’acqua corrente. Se non c’è acqua viva, si battezzi in un’altra acqua e, in mancanza di acqua fredda, nell’acqua calda. Se non hai (abbastanza ) nè dell’una nè dell’altra, versa tre volte l’acqua sulla testa nel nome del padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Che il battezzante, il battezzato e altre persone che lo possano digiunino prima del battesimo; per lo meno comanda al battezzato che prima digiuni un giorno o due” (7, 1-4).
Una seconda volta il battesimo è nominato in rapporto all’Eucarestia: “ Che nessuno mangi o beva della vostra Eucarestia, se non i battezzati nel nome del Signore, perchè a questo riguardo il Signore ha detto: non date ciò che è santo ai cani” (9,5).
In queste brevi notizie, la Didachè ci offre elementi importanti per la storia della dottrina battesimale.
Vi si parla già di una catechesi preparatoria del battesimo; si afferma l’uso della forma del sacramento secondo Mt 28, 19; c’è la prima testimonianza del battesimo per infusione; così pure vi si parla di un baptizon.
Riguardo agli effetti del battesimo possiamo dire:
a) il battesimo dà diritto alla partecipazione all’Eucarestia, perciò è previsto come un rito di iniziazione;
b) il battesimo è un rito di purificazione, che strappa dal numero dei “cani”;
c) il battesimo mette in relazione con eis to onora le tre Persone divine o con il Kyrios.
Nell’Epistola di Barnaba si parla del battesimo come rito che cancelli i peccati e che crea in noi una nuova vita. “Riguardo all’acqua, è scritto per Israele che i Giudei non ricevevano il battesimo che procura la remissione dei peccati” (11, 1); “rinnovandoci per mezzo della remissione dei peccati (il Cristo) ci ha messo un’altra impronta, così che abbiamo un’anima di bimbi, come ci avesse creati di nuovo” (6, 11).
Ignazio di Antiochia parla molto di più dell’Eucarestia che del battesimo. Tuttavia in due brani (Ef 18, 2; Smirn 1, 1) parla del battesimo di Gesù che purifica le acue e due volte (Smirn 8, 2; Pol 6, 2) del battesimo dei fedeli. Ignazio vede il battesimo come rito che rimette i peccati, come scudo che protegge contro il demonio.
Nella cosiddetta seconda Epistola di Clemente troviamo per la prima volta nella letteratura patristica l’equivalenza tra baptisma e sphragis. Dell'uno e dell’altro infatti si dice che devono essere custoditi (terein): “Custodite la vostra carne casta e il vostro sigillo immacolato, affinché riceviamo la vita eterna” (8,6). Come avremo fiducia di entrare nel palazzo di Dio, se non custodiamo il nostro battesimo puro e immacolato?” (6,9).
Da notare come il battesimo sia per l’autore un impegno per la vita cristiana, perciò un atto passato che persevera nei suoi effetti impegnativi.
Il Pastore di Erma ci parla del battesimo in relazione alla penitenza: “Signore, ho sentito dire da certi dottori che non vi è altra penitenza che quella che abbiamo fatto il giorno in cui siamo scesi nell’acqua e in cui abbiamo ricevuto il perdono dei peccati passati” (Man. 4, 3). Erma ammette una seconda penitenza per coloro “ che hanno abbracciato la fede e hanno ricevuto il sigillo, ma l’anno spezzato invece di custodirlo intatto” (Sim 8, 6, 3). Questo sigillo (battesimo) è tanto necessario che gli Apostoli e i dottori dovettero discendere nel soggiorno dei morti per battezzerai giusti morti prima di Cristo: “Perchè, mi fece osservare il Pastore, finchè l’uomo non porta il nome del figlio di Dio è morto. Ma, ricevendo il sigillo, si spoglia della morte per rivestirsi della vita. Ora, il sigillo è l’acqua. Si discende morti nell’acqua e se ne risale vivi. Anche questi uomini udirono l’annunzio del sigillo e se lo fecero dare per entrare nel regno di Dio” (Sim 9, 16). Con il battesimo infatti si diventa pietre della torre (Chiesa) costruita sull’acqua.
Gli Apostoli parlano poco del battesimo, tuttavia Giustino ce ne dà una descrizione dettagliata: “Noi vi esporremo ora come, rinnovati dal Cristo, ci consacriamo a Dio... Coloro che credono alla verità dei nostri insegnamenti e della nostra dottrina promettono prima di tutto di vivere secondo questa dottrina. Allora noi insegnamo loro a pregare e a domandare a Dio, nel digiuno, la remissione dei loro peccati, e noi stessi preghiamo e digiuniamo con essi. Poi essi sono da noi condotti nel luogo dov’è l’acqua e là essi sono rigenerati nello stesso modo in cui noi stessi fummo rigenerati. Nel nome di Dio, Padre e Signore di tutte le cose, e di Gesù Cristo nostro Salvatore, e dello Spirito Santo, essi sono allora lavati nell’acqua. Perchè il Cristo ha detto: se non rinascete non entrerete nel regno dei cieli... Questa abluzione si chiama illuminazione,perchè coloro che ricevono questa dottrina hanno lo spirito illuminato” (1 Ap. 61). Oltre alùgli elementi comuni (catechesi, digiuno, forma, remissione dei peccati, rinnovazione, rinascita), c’è da notare che il battesimo è considerato pure come una consacrazione a Dio e un’illuminazione. E’ da considerarsi pure il fatto che la comunità (o per lo meno alcuni membri di essa) prega e digiuna con il battezzando. E’ una delle forme con cui la Chiesa madre si associa a Cristo per rigenerare le anime: la sua intercessione. Neppure in Ireneo troviamo una dottrina molto ampia sul Battesimo. Egli riporta la dottrina tradizionale: “ora, ecco ciò che si assicura la fede che i presbiteri, discepoli degli Apostoli, ci hanno trasmessa: “ora, ecco ciò che ci assicura la fede che i presbiteri, discepoli degli Apostoli, ci hanno trasmessa. Prima di tutto essa ci obbliga a ricordarci che abbiamo ricevuto il battesimo per la remissione dei peccati, nel nome di Dio, il Padre, e nel nome di Gesù Cristo, il Figlio di Dio che si è incarnato, è morto ed è risorto, e nello Spirito Santo di Dio” (Dem. 3). Ma in modo particolare Ireneo vede nel battesimo una rigenerazione (cf. A. H. 3, 17, 1.5, 15, 3; Dem. 3; 7).
Concludiamo. I Padri el II sec. ci attestano la pratica universale del battesimo secondo la forma e le nozioni ricevute dalla Scrittura. Si nota in essi un’assemblea della mistica paolina del battesimo; ma, dato il carattere limitato delle testimoninze, non possiamo trarne troppe conclusioni.
Abbiamo detto che il pericolo patristico che va dal sec. III in poi ci limiteremo ad enunziare i temi principali con la citazione di qualche testo (per più ampie notizie, cf. le opere citate in Bibliografia: Camelot, Hamman, Danielou, Neunheuser.
Il Camelot, nella prefazione della sua opera, fa notare che: “i Padri della Chiesa avrebbero potuto insegnarci che la mistica cristiana è una mistica dei misteri. Il mistero della Teologia, dell’essere inaccessibile di Dio, il mistero del suo amore e dell’economia della nostra salvezza, giungono a noi attraverso i misteri, i segni sensibili che ce li velano e nello stesso tempo ce li donano” (p. 9-10). I padri hanno visto nel battesimo la “ianua vitae spiritualis” e una “fons vitae” che avrebbe alimentato tutta la vita del crisitano.
S. Gregorio Nazianzeno parlava del battesimo con questi accenti entusiastici: “il battesimo è uno splendore per le anime, un cambiamento di vita, il dono fatto a Dio di una buona coscienza. Il battesimo è un aiuto per la nostra debolezza. Il battesimo è lo spogliamento della carne, l’obbedienza allo Spirito, la comunione con il Verbo, la restaurazione della creatura, la purificazione del peccato, la partecipazione alla luce, la distruzione delle tenebre; il battesimo è un carro che ci conduce verso Dio, una morte con il Cristo, il sostegno della fede, la perfezione dello Spirito, la chiave del regno dei cieli, il cambiamento della vita, la fine della nostra schiavitù, la liberazione dai nostri legami, la conversione dei nostri costumi. Il battesimo (perchè continuare questa enumerazione?) è il più bello e il più magnifico dei doni di Dio... noi lo chiamiamo dono, grazia, battesimo, unzione, illuminazione, veste d’incorruttibilità, bagno di rigenerazione, sigillo, e tutto ciò che c’è di più prezioso” (Or. 40, 3-4: PG 36, 361).
Vediamo ora qualcuno di questi temi.
Il battesimo è prima di tutto professione di fede. S. Basilio: “il battesimo è il sigillo della fede, la fede l’adesione alla divinità. Prima di tutto bisogna credere e in seguito essere sigillati dal battesimo” (Contra Eum. 3, 5). Questa professione è tanto necessaria, che per i bambini, come dice S. Agostino, è la Madre Chiesa che “presta a questi piccoli la sua bocca materna perchè possano ricevere i suoi santi misteri, giacchè essi non possono ottenere ancora personalmente la giustizia per la fede del cuore nè la salvezza per la confessione delle labbra” (De. pecc. mer. et Remiss., 1, 38).
Il battesimo è dunque fidei sacramentum, e per questo anche impegno della fede. S. Giov. Cris. ci riporta le parole del catecumeno che, dopo la rinunzia a Satana, così si impegna: “Io mi attacco a Te, o Cristo. Io credo e io sono battezzato in un solo vero Dio, non generato, onnipotente, Padre del Cristo... e nel Signore Gesù Cristo... e nello Spirito Santo, il Paraclito” (Ad illum. cat. 2, 5). Per il Crisostomo, come per gli altri Padri, il battesimo è un contratto (suntheke), con cui il battezzato si dona a Cristo. Il battezzato però non entra in comunione con Cristo isolatamente, ma vi entra come membro del suo Corpo che è la Chiesa. Così si trova sviluppato nei Padri il tema delle relazioni tra il battesimo e la Chiesa.
E’ il battesimo che ci fa entrare nella Chiesa, che ci unisce in un unico corpo: “Rigenerati dallo Spirito voi siete diventati uno... non vi è che uno Spirito che vi ha rigenerati, un solo corpo che la rigenerazione ha fatto di tutti voi” (Teodoro di Mopsuestia). L’iscrizione del battesimo del Laterano, nel terzo distico, esprime meravigliosamente questa idea dell’unità creata dal battesimo: “Nulla renascentum est distantia quos facit unum Unus fons, unus spiritus, una fides.
Ma la Chiesa è soprattutto la Madre che genera i cristiani nelle acque battesimali. S. Agostino ha sviluppato in modo particolare questo tema: “Duo parentes nos genuerunt ad mortem, duo parentes nos genuerunt ad vitam. Parentes qui nos genuerunt ad vitam Christus et Ecclesia” (Sermo 22, 10, 10); “Mater quomodo, nisi quia ipse Christus est in christianis, quos christianos per baptismum quotidie parit Ecclesia?” (En. in Ps. 127, 12). In questo compito materno la Chiesa è simile a Maria: “Numquid non virgo sancta Maria et peperit et virgo permansit? Sic et Ecclesia et parit, et virgo est; et si consideres, Christum parit: quia membra eius sunt qui baptizantur... Si ergo membra Christi parit, Mariae simillima est” (Sermo, Guelf. 1,8). S. Gregorio Nisseno dice che la Chiesa è la nutrice dei rinati dal battesimo: “Questo bambino è concepito dalla fede, nasce alla luce per mezzo della rinascita del battesimo; la sua nutrice è la Chiesa” (In Chr. res., 1).
Un altro tema è quello della illuminazione. Clemente Alessandrino: “Il battesimo è chiamato illuminazione, per la quale contempliamo la luce santa della salvezza, per la quale noi possiamo vedere Dio... Purificati dal Battesimo, noi corriamo verso la luce eterna, come dei fanciulli verso il loro padre” (Ped. 1, 6, 26.32). Il battesimo è la luce che ci strappa dalle tenebre e ci apre alle verità della fede.
Rivive poi nei Padri la mistica paolina del battesimo come morte e resurrezione nel Cristo. Cirillo (o Giovanni) di Gerusalemme ricorda ai neofiti: “Come il vostro Salvatore è restato tre giorni e tre notti nel seno della terra, così voi per la prima emersione avete rappresentato il primo giorno che il cristo ha passato nella terra e per la prima immersione la notte... In un medesimo istante siete morti e siete stati rigenerati e quest’acqua salvifica è stata per voi come una tomba e come una madre... Il Cristo è stato veramente crocifisso e veramente sepolto ed è veramente risorto. E tutto ciò a noi è stato dato per grazia, affinché, partecipando alli imitazione delle sue sofferenze, otteniamo veramente la salvezza” (Cat. Mist., 5, 5). S. Leone Magno ci fa sentire tutto il realismo di questa morte in Cristo che trasforma il cristiano: “Dum enim renuntiatur diablo et creditur Deo, dum in novitatem a vetustate transitur, dum terreni hominis imago deponitur, et caelestis forma susvipitur, quaedam species mortis et quaedam similitudo resurrectionis intervenit, ut susceptus a Christo Christumque suscipiens non idem sit post lavacrum qui ante pabtismum fuit, sed corpus regenerati fiat caro Crucifixi” (Sermo 63, 6). E questo stato di morte con Cristo, iniziato al battesimo, dovrà essere compiuto dal cristiano nella sua vita: “Et haec quidem in omnibus Ecclesiae filiis, ipso iam regenerationis sunt inchoata mysterio, ubi peccati interitus, vita est renascentis, et triduanam Domini mortem imitatur trina demersio; ut dimoto quodam aggere sepultarae, quos veteres susceptit sinus fontis, eosdem novos edat unda pabtismatis; sed implendum est nihilominus opere quod celebratum est sacramento, et natis de Spiritu Sancto quantumqumque superest mundani corporis, non sine crucis susceptione ducentum est” (Sermo 70, 4). Troviamo qui il fondamento dell’ascesi battesimale.
L’unione con il Cristo sigillata dal battesimo è pure considerata una unzione nuziale tra l’amina e Cristo: “Nella piscina battesimale, Colui che ha creato la nostra anima la prende per sposa” (Didimo, De Trin. 2, 13).
Un altro tema suggestivo è quello che vede nel battesimo un ritorno al Paradiso: “ Tu sei fuori del Paradiso, o catacumeno; tu partecipi all’Esilio di Adamo, nostro primo padre. Ora la porta si apre per te: rientra nel luoga da dove uscisti” (Greg. Niss., De bapt.).
Importante dal punto di vista dommatico è la relazione tra il battesimo e lo Spirito: è chiaro che per i Padri è lo Spirito che agisce al battesimo: “L’acqua scorre sul corpo al di fuori, ma lo Spirito battezza totalmente l’anima al di dentro” (Cirillo di G. Cat. 17, 14). In S. Ambrogio risuona la voce della tradizione greca e latina: “Noi siamo rinnovati in questo elemento dell’acqua, per risuscitare rinnovati dallo Spirito. Come infatti moriamo nel Cristo per rinascere, così siamo segnati col sigillo dello Spirito per poter conservare lo splendore e l’immagine del Cristo e la sua grazia” (De Sp. S. 1, 6).
I Padri hanno pure considerato il battesimo alla luce dei simboli o delle figure dell’Antico Testamento, riallacciando così il rito dell’iniziazione cristiana a tutta la storia della salvezza.
E’ naturale che l’elemento principale per orientare la tipologia del battesimo fosse l’acqua.
Prima di tutto le acque primordiali, l’elemento in cui fa la prima apparizione la vita: “Ordinati che furono gli elementi del mondo, allorché fu necessario popolari, fu ordinato alle acque primordiali di produrre i viventi. L’acqua primitiva ha generato la vita; non ci sorprenda perciò il potere vivificanti delle acque battesimali” (Tertulliano, De bapt. 2). Tale potere vivificante viene dato all’acqua dallo Spirito, il quali si librava sulle acque primitive nella prima creazione e scende sulle acque del Giordano per dare origine alla nuova creazione (cf. Daniélou, 96-99).
Tra le figure più frequenti del battesimo c’è senz’altro il diluvio. Le acque del diluvio sono acque che distruggono; il battesimo è distruzione dell’uomo peccatore (configurazione alla morte di Cristo) e salvezza del giusto mediante il legno della croce: “E Cristo, primogenito di ogni creazione, è inoltre diventato, secondo un senso nuovo, il capo di un’altra razza, quella che egli stesso ha rigenerato mediante l’acqua e il legno che conteneva il mistero della croce, allo stesso modo che Noè fu salvato con i suoi dal legno dell’arca galleggiante sulle acque" (Giustino, Dial. 138, 3).
Un tema simile è quello del passaggio del Mar Rosso. Dice origine: “Quale insegnamento ci viene offerto attraverso questi avvenimenti? Già sopra abbiamo detto quale sia l’interpretazione dell’Apostolo a questo proposito. Lo definisce un battesimo compiuto in Mosè attraverso la nube e il mare, affinché anche se sei battezzato in Cristo, nell’acqua e nello Spirito Santo, sappia che dietro ti inseguono e vogliono riportarti al loro servizio gli egiziani, i retori di questo mondo e gli spirito maligni di cui prima fosti servo. Essi cercano di inseguirti, ma tu discendi nelle acque e ne esci sano e salvo” (Omel. Ex., 5, 4).
Non abbiamo rievocato le tematiche principali presenti nella dottrina patristica del battesimo.
Sull’architrave che lega le otto colonne centrali del battistero Costantiniano del Laterano si legge questa iscrizione, dovuta al Papa Sisto II (432-440) che può concludere la nostra nota sulla teologia battesimale dei Padri:
Gens sacranda polis hic semine nascitur almo
quam fecundatis Spiritus edit aquis
mergere peccator sacro purgande fluento
quem veterem accipiet proferet unda novum
nulla renascentum est distantia quos facit unum
unus fons unus Spiritus una fides
virgineo fetu Genitrix Ecclesia natos
quos spirante deo concipit amne parit
insons esse volens isto mundare lavacro
seu patrio premeris crimine seu proprio
fons hic est vitae qui totum diluit orbem
sumes di Christi vulnere principium
caelorum regnum sperate hoc fonte renati
non recipit felix vita semel genitos
nec numerus quemquam scelerum nec forma suorum
terreat hoc natus flumine sanctus erit.
(Per una migliore comprensione ne diamo una traduzione letterale):
Qui nasce un popolo di nobile stirpe destinato ai cieli, che lo Spirito genera nelle acque fecondate / Immergiti, o peccatore, che devi purificarti in questa sacra corrente: l’onda restituisce nuovo colui che riceve vecchio / Non c’è nessuna differenza tra i rinati che un solo fonte, un Solo spirito e una sola fede rende un’unica cosa / La Madre Chiesa con un parto verginale genera nell'acqua coloro che ha concepito mediante lo spirito divino / Se vuoi essere innocente, purificati un questo lavacro, sia tu oppresso dal peccato ereditato o dal peccato tuo proprio / Qui è la sorgente della vita che inonda tutta la terra, scaturendo dalle ferita di Cristo / Sperate il regno dei cieli voi che siete rinati in questo fonte: la vita beata non accoglie coloro che sono nati una volta sola / Nessuno abbia paura del numero o del genere dei suoi peccati: chi è nato da questo fiume sarà santo.
La teologia battesimale del periodo patristico è espressa naturalmente anche nei testi eucologici (cf. E. Lodi, 671ss), dei quali si occupa più strettamente lo studio della teologia liturgica.
EFFETTI E NECESSITA’ DEL BATTESIMO
Quanto abbiamo potuto vedere riguardo alla teologia biblica e patristica de Il battesimo, ci mostra in maniera sovrabbondante i suoi mirabili effetti. Scrive D. Mollat: “Il cristiano è un uomo che è passato da un tempo a un altro tempo, dal tempo del peccato al tempo della grazia, dal tempo di Abramo al tempo di Cristo, dal tempo dell’uomo antico crocifisso sul Calvario al tempo dell’uomo nuovo nato il giorno di Pasqua. Il battesimo costituisce la frontiera tra queste due età. Con l battesimo l’uomo lascia un’epoca per un’altra, cambia di zona allontanando l’alba del peccato e accede all’ “oggi” della giustizia e della salvezza. I diversi simboli battesimali che si leggono nelle lettere di S. Paolo non sono se non espressioni diverse di questo salto prodigioso fuori della notte di un “secolo” che marcia verso la perdizione, nella luce di un giorno senza tramonto” (Symbolismes baptismux chez Saint Paul, “Lumiere et Vei”, 26 (1956), 61).
I testi del magistero sottolineano la remissione dei peccati (Confiteor unum Baptisma in remissionem peccatorum) la giustificazione e santificazione, l’incorporazione alla Chiesa. Il nuovo “Rito per la iniziazione cristiana degli adulti” dice: “Per mezzo dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, gli uomini, uniti con Cristo nella sua morte, nella sua sepoltura e resurrezione, vengono liberati dal potere delle tenebre, ricevono lo Spirito di adozione a figli e celebrano, con tutto il popolo di Dio, il memoriale della morte e resurrezione del Signore (AG 14). Per mezzo del battesimo, essi, ottenuta la remissione dei peccati, liberati dal potere delle tenebre, sono trasferiti allo stato di figli adottivi (Rm 8, 15); rinascendo dall’acqua a dallo Spirito Santo, diventano nuova creatura; per questo vengono chiamati e sono realmente figli di Dio (1 Gv 3, 1). Così, incorporati a Cristo, sono costituiti in popolo di Dio” (n. 1-2).
Inutile moltiplicare le testimonianze: tutte ci riconducono all’affermazione che il battesimo ci rende cristiani, con tutte le conseguenze che l’essere cristiani comporta.
Proprio il decisivo valore salvifico del battesimo doveva suscitare il problema della sua necessità, che poi avrebbe implicato la questione del battesimo dei bambini.
Sull’affermazione della necessità del battesimo per la salvezza ha pesato in modo particolare il testo giovanneo: “In verità, in verità vi dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv. 3, 5; cf. anche Mc. 16, 16).
L’occasione per mettere a fuoco l’assoluta necessità del battesimo fu offerta dalla controversia antipelagiana. S. Agostino si appellò alla prassi del battesimo dei bambini per opporsi a coloro che negano il peccato originale ( cf. Neunheuser, 124-126).
Il problema della necessità del battesimo si ripropose al tempo della riforma protestante. Lutero conservò il sacramento del battesimo per la remissione dei peccati. Tuttavia “in verità non è l’acqua che opera questa remissione, ma sono la Parola di Dio, che è con l’acqua e unita all’acqua, e la fede che confida in questa Parola di Dio, che è con l’acqua” (Piccolo catechismi). Evidentemente si rifletteva nell’insegnamento sul battesimo la concezione luterana della giustificazione.
Stranamente Lutero difese la pratica del battesimo dei bambini: “I battisti e gli altri fanatici su questo punto erano più logici, quando respingevano il battesimo dei bambini. Perchè se si deve ammettere realmente il principio luterano, secondo cui la grazia e la fede sono inseparabilmente connessi, il battesimo dei bambini non è più che una cerimonia religiosa” (Neunheuser, 215).
Il Concilio di Trento tenne presente vari errori dei riformatori: “Nella Chiesa romana non c’è più il vero battesimo; il solo vero battesimo è la penitenza; il battesimo di acqua non è esigito come segno esterno per la giustificazione; ciò che è decisivo è piuttosto la fede nella remissione dei peccati; è per questo che il battesimo di Giovanni e quello di Cristo hanno lo stesso valore; il battesimo dei bambini deve essere rifiutato, oppure bisogna ribattezzare i bambini più tardi; e ancora altre cose” (ibidem).
Contro i vari errori il Concilio formulò 14 canoni sul sacramento del battesimo (DS 1614-1627). Riguardo alla necessità del battesimo, il can.4 definisce: “Se qualcuno dice che il battesimo è libero, cioè non necessario alla salvezza, A. S.” (DS 1618).
Costretta dalla chiarezza dei testi evangelici (Gv. 3, 5; Mc 16, 16), la Chiesa sentì così assoluta la necessità del battesimo, che si pose fin dall’antichità il problema della sostituzione del battesimo di acqua. Si ammise che il battesimo di acqua (baptismus fluminis) potesse essere sostituito dal martirio per Cristo (baptismus sanguinis) o dal desiderio del battesimo (baptismus flaminis) accompagnato da un pentimento pieno (queste forme sostitutive conferiscono la grazia, ma non il carattere).
L’affermazione della necessità del battesimo per la salvezza ci pone di fronte a interrogativi di enorme peso: perchè tale necessità? come conciliarla con la volontà salvifica universale di Dio? che ne è degli uomini (soprattutto dei bambini) che muoiono senza battesimo?
La necessità del battesimo è motivata dal fatto che esso ci inserisce nel mistero decisivo della salvezza che è il Cristo morto e risorto.
Il battesimo è unico (Confiteor unom baptisma), perchè “è l’ultima definitiva parola del discorso salvifico di Dio, che ha superato ogni fase interlocutoria e non è più suscettibile di ulteriori sviluppi: non c’è possibilità di un secondo battesimo che comporti un discorso di Dio più completo e una volontà di salvezza più radicale” (Ruffini, 223).
In fondo la necessità del battesimo si identifica alla necessità della Chiesa (extra ecclesiam nulla salus) a cui si aggrega.
D’altra parte questa necessità deve essere confrontata con l’affermazione: “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1 Tm 2,4). Di fronte al fatto che gran parte degli uomini non hanno ricevuto, senza loro colpa, il battesimo, “nasce una grande tensione, si pone un problema che investe direttamente la stessa figura di Dio, la sua potenza, bontà e giustizia... E’ chiaro che su questo versante l’idea della necessità salvifica del battesimo andrà realizzata: le possibilità di Dio sono indubbiamente maggiori di quelle di cui la sua Chiesa dispone” (Schneider, 96). Non dimentichiamo che fa parte della tradizione cattolica la convinzione espressa da Pietro Lombardo con le parole: “Deus suam potentiam non alligavit sacramentis” (SUM. Sent. 4, 8, 1). Alessandrò VIII condannò, tra gli errori dei giansenisti, questa proposizione: “I pagani, i giudei, gli eretici e gente di questa specie non ricevono nessun influsso da Gesù Cristo, perciò si può giustamente concludere che in essi c’è una volontà nuda e inerme, senza alcuna grazia sufficiente” (DS 2305). E il Conc. Vat. II dichiara: “Quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, e che tuttavia cercano sinceramente Dio, e con l’aiuto della grazia si sforzano di compiere con le opere la volontà di lui, conosciuta attraverso il dettame della coscienza, possano conseguire la salvezza eterna” (LG 16)
L’enciclica “Redemptoris missio” di Giovani Paolo II (7 dicembre 1990) parla così di coloro che non hanno la possibilità di conoscere o di accettare la rivelazione del vangelo: “Tra essi la salvezza di Cristo è accessibile in virtù di una grazia che, pur avendo una misteriosa relazione con la Chiesa, non li introduce formalmente in essa, ma li illumina in modo adeguato alla loro situazione interiore e ambientale. Questa grazia proviene da Cristo, è frutto del suo sacrificio ed è comunicata dallo Spirito Santo: essa permette a ciascuno di giungere alla salvezza con la sua libera collaborazione” (n. 10).
Ciò detto, non bisogna sottovalutare la dottrina della necessità del battesimo. Lo stesso Concilio “insegna, appoggiandosi sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione, che questa Chiesa peregrinante è necessaria alla salvezza, perchè il solo Cristo, presente in mezzo a noi nel suo Corpo, che è la Chiesa, è il Mediatore e la via della salvezza, ed egli stesso, inculcando espressamente la necessità della fede e del battesimo (cf. Mc 16, 16; Gv 3, 5), ha insieme confermata la necessità della Chiesa, nella quale gli uomini entrano per il battesimo come per una porta” (LG 14). A questo proposito pensiamo che si debbano precisare due cose.
Bisogna senz’altro ammettere che la via della salvezza tracciata da Dio è quella che passa per la Chiesa e il battesimo. In questa via devono in qualche modo convergere le strade di salvezza che comprendono sia il battesimo di desiderio (sacramentum in voto) strettamente detto, cioè quello di persone che si trovano già coscientemente orientate verso il sacramento, sia la ricerca della salvezza al di fuori (incolpevolmente) del cristianesimo. Per alcuni teologi, in quest’ultimo e più frequente caso, il cammino di salvezza deve contenere implicitamente il votum del battesimo, “perchè la grazia di Cristo, già nascostamente e germinalmente operante in chi non è ancora battezzato, postula di essere visibilizzata e totalmente realizzata nella comunità di salvezza che è la Chiesa” (Ruffini, 313).
Un’altra considerazione da farsi è che essere battezzato ed essere salvato non è la stessa cosa. Scrive bene lo Schulte: “Ovviamente qui emerge anche un’importante distinzione, poiché, pur senza sfociare in un sacramentalismo battesimale, dovremo ammettere che il “votum baptismi” non coincide con il “baptismus” stesso... il battezzato, in quanto sacramentalmente morto e risorto con Cristo, in questo senso è giustificato e munito di ogni grazia battesimale (che è qualcosa di “ben più” e di “diverso” della giustificazione sulla quale in genere si pone l’accento).
Non è lecito dunque formulare questa idea in termini inversi, quasi che ogni persona “giustificata”, cioè per grazia di Dio e di Cristo sottratta alla dannazione eterna, debba essere considerata già un battezzato... Anche se in questi campi le valutazioni e i confronti riescono piuttosto difficili, bisogna comunque ammettere che esiste una differenza sostanziale fra la condizione di battezzato e quella di un individuo che si trova ancora sulla via del battesimo, anche se già sottratto alla dannazione eterna” (MS 10, 217-218).
Questa considerazione è di grande importanza. Ci pone di fronte a una domanda che si riflette in tanti settori della teologia: chi è propriamente il cristiano (il battezzato?) Dalla risposta a questa domanda possono ricevere molta luce i problemi del disegno salvifico di Dio, della missione della Chiesa, della specificità della vita cristiana.
IL BATTESIMO DEI BAMBINI (FEDE E BATTESIMO)
Trattiamo a parte, per la problematica che ha suscitato e tuttora suscita, la questione del battesimo dei bambini che rende anche più acuta quella del rapporto tra fede e battesimo (cf. E. Cattaneo in Iniziazione cristiana problema della Chiesa di oggi, 17-72).
Verso l’anno 200, come risulta dagli scritti di Ireneo, Ippolito, Tertulliano e Origine, l’uso di battezzare i bambini viene attestato come cosa naturale, anche se in qualcuno, come Tertulliano, fa nascere qualche problema. Sant’Agostino giustificò l’esistenza del peccato originale con la prassi ecclesiale del battesimo dei bambini.
Il Concilio di Trento scomunica chi nega che i bambini nati da poco da genitori cristiani debbano battezzarsi (DS 1514) e condanna la dottrina degli anabattisti per i quali i bambini battezzati, perchè incapaci di fare un atto di fede, non possono essere ritenuti dei fedeli e quindi, arrivati all’età della discrezione, debbono essere ribattezzati (DS 1626).
Come si vede da questi accenni, la difficoltà maggiore sul piano teologico risulta dalla incapacità che ha il bambino di fare atto di fede. Tutti i sacramenti di fatto sono considerati sacramenti della fede e il battessimo è per eccellenza il sacramento della fede, tanto è vero che la stessa dottrina della Chiesa insegna che i bambini vengono battezzati nella fede della Chiesa (in fide Ecclesiae)
Il rapporto tra fede e battesimo non può essere considerato solo come una successione cronologica tra l’accettazione della parola di Dio annunziata e il sacramento che ne è la conclusione. Giustamente la teologia contemporanea, tenendo presente lo stretto rapporto esistente nella Scrittura e nella tradizione tra fede e battesimo, cerca di comprendere il loro intrinseco e vitale.
Fede e battesimo sono due momenti di un unico processo salvifico. La fede non va concepita semplicemente come un assenso intellettuale alla rivelazione, ma come accettazione del dono di salvezza nel Cristo che porta l’uomo alla conversione radicale inserendolo nel mistero pasquale. Il battesimo è il sacramento della fede in quanto rende il credente partecipe della morte e resurrezione di Cristo, introducendolo nella comunità di salvezza che è la Chiesa (per un più ampio sviluppo cf. Ruffini, 97-100; 296-302).
Battezzare un bambino “in fide Ecclesiae” significa “INSERIRLO IN UN CONTESTO ESSENZIALE DI FEDE che, oltre a garantire la formazione e l’educazione cristiana del battesimo, darà al bambino - quando ne sarà capace- la possibilità di sperimentare che il suo inserimento in una comunità di salvezza incarnata è stato per lui un’autentica salvezza anticipata, una vera grazia” (Ruffini, 302).
E’ interessante pure il modo in cui lo Scheneider affronta il nostro problema, sempre partendo dal rapporto fede-battesimo (cf. 100-103). Egli critica un modo d’intendere la fede in senso ristretto, e cioè come 1) atto strettamente individuale; 2) come partecipazione e accettazione cronologicamente precedente da parte del battezzando; 39 come notevole grado di autobbligazione cristiana.
In realtà la fede si attua all’interno di una serie di rapporti di comunione, nell’essere-con (contro la rivoluzione individualistica della fede). Inoltre l’accoglimento della parola mediante la fede non può essere considerato un atto concluso, definitivamente sigillato dal segno sacramentale; quanto piuttosto come rapporto che si sviluppa anche nella vita di chi è già battezzato.
E anche per quanto riguarda l’autobbligazione del battezzato bisogna tener presente che non è una prestazione umana previamente garantita, ma un frutto della grazia che porta a conseguire una maturazione mediante un faticoso processo che dura tutta la vita (da non dimenticare che la stessa virtù della fede viene infusa nel battesimo).
L’autore fa notare che proprio nei tempi recenti “la psicologia e la pedagogia ci hanno ripetutamente messi in guardia da un modo scorretto di valutare la libertà umana e il nostro realizzarci come persone. Sono indicazioni che rafforzano le riserve avanzate nei confronti di un modo individualistico d’intendere la fede e sottolineano il carattere comunitario della nostra realizzazione. Il modo in cui ci attuiamo, infatti, dipende notevolmente da predecisioni di altri, che noi rifiutiamo o ratifichiamo. E’ nella natura delle cose! Ed è proprio questo il compito della nostra libertà: aver ragione dei dati già posti da altri.
Qualsiasi educazione impartita a bambini, anche quella più ideologiamente “libera”, è un precondizionamento dagli stessi” (101).
Con queste precisazioni si rende più facile la soluzione della principale difficoltà opposta al battesimo dei bambini, cioè la loro incapacità di un atto e di un impegno personale di fede. Il valore che assume in questo caso la fede della comunità ecclesiale giustifica le perplessità pastorali che nascono nei casi in cui l’ambiente, soprattutto la famiglia, non possono dare una sufficiente garanzia dell’educazione del bambino nella fede cristiana.
Per il resto non è difficile difendere la validità della prassi del battesimo dei bambini. Basta pensare al fatto che se il bambino viene al mondo con una eredità di peccato di cui non è personalmente responsabile, non viola certo la sua libertà il conferimento del sacramento che lo restituisce al suo vero stato di figlio di Dio.
Se, quando sarà responsabile delle sua scelte, confermerà il suo essere cristiano, non farà che maturare quel germe di vita nuova donatogli nel battesimo; se rifiuterà la fede, nessuno gli impedirà di considerare il battesimo ricevuto come una semplice lavatina di testa certamente non traumatica.
Accenniamo soltanto al problema dei bambini morti senza battesimo. In un discorso tenuto alle partecipanti a un congresso ostetriche (22 ottobre 1951), Pio XII disse: “Nella presente economia non vi è altro mezzo del battesimo per comunicare questa vita (di grazia) al bimbo che ancora non ha l’uso della ragione. E tuttavia lo stato di grazia al momento della morte è assolutamente necessario per la salvezza; senza di esso non è possibile di giungere alla felicità soprannaturale, alla visione beatifica di Dio. Un atto d’amore può bastare all’adulto per conseguire la grazia santificante e supplire al difetto del battesimo; al non ancora nato o al neonato bambino questa via non è aperta”.
Pio XII esprime una convinzione che la Chiesa ha ordinariamente avuto, interpretando strettamente i dati della rivelazione. Da ricordare che soprattutto per rispondere a questo problema, a partire da S. Agostino, si è fatta strada l’ipotesi dell’esistenza del limbo.
Tentativi per risolvere diversamente questo problema non sono mancati (cf. G. Rambaldi, I sacramenti, v. l., Brescia 1961, 95-105), nè si è cessato di escogitarli. Sono ipotesi di cui non si può trovare conferma nella fondo della rivelazione, nè in alcuna decisione del magistero. L’unica risposta ragionevole è di lasciare le cose nelle mani della misericordia di Dio, al quale naturalmente non abbiamo da insegnar nulla in proposito. Intanto però la Chiesa non può mettere in secondo piano l’urgente necessità di far partecipare tutti gli uomini, quando le condizioni lo rendono possibile, a questo meraviglioso segno di grazia che è il battesimo.
Possiamo concludere: “Una Chiesa per affermare l’importanza della fede rifiutasse il sacramento dei neonati, oltre ad essere uno strano popolo di soli adulti che non corrisponde affatto alla nozione di Popolo di Dio presentataci dalla Bibbia, dimostrerebbe di non credere alla validità storica della propria scelta e alle capacità educative, soprannaturali prima ancora che naturali, del proprio contesto comunitario: in sostanza dimostrerebbe di non credere al suo essere “sacramento” di salvezza” (Ruffini, 303).
Ci siamo intrattenuto piuttosto a lungo sul battesimo, a causa della sua importanza come sacramento della rinascita, dell’inserimento nel Cristo morto e risorto. Il rilievo dato dalla Scrittura e dai Padri a questo sacramento, le meraviglie che ne sono proclamate, potrebbero farlo vedere come il sacramento unico e definitivo, l’atto conclusivo di liberazione.
In verità la grandezza del battesimo consiste nel fare di noi creature nuove, rinate come figli di Dio, membra del corpo di Cristo, tralci della vera vite.
I battezzati sono realmente in una condizione nuova di vita, ma “come bambini appena nati” devono “crescere verso la salvezza” (1 Pt 2, 2). Con un impegno di vita che la grazia battesimale (e poi degli altri sacramenti) rende possibile: “Il battesimo non è disimpegnato, ma al contrario, un impegno, a imitazione e in dipendenza di quello del Verbo, impegnato mediante l’incarnazione redentrice nella dolorosa storia umana guidandola al fine ultimo che le dona senso. Il perdono di Dio concesso al battezzato non è meno totale, perchè per la persona la mortalità e tutto il suo seguito non sono più delle pene, ma l’occasione e il mezzo di partecipare essa stessa, liberamente, alla propria redenzione e alla redenzione del mondo" (NICOLAS, 819).
Il battesimo è dunque un sacramento escatologico, del già e del non ancora, teso verso il compimento nella risurrezione finale.