Luce del Medioevo cristiano
di Gianpaolo Barra
Quante volte, per squalificare un fatto, per mettere in rilievo
un elemento negativo, per criticare una proposta, abbiamo ascoltato battute come
queste. "siamo tornati ai tempi del medioevo". Oppure: "questa è
una mentalità medievale"?
Quante volte abbiamo sentito criticare il Papa, che propone ai legislatori di
tenere conto della legge di Dio, con questi termini: "Il Papa vuol farci
tornare tutti al medioevo"? Al contrario, quando si vuole apprezzare
qualcosa, sentiamo dire: "Finalmente non siamo più nel Medioevo", non
viviamo più in quei "tempi bui" del Medioevo. Ormai questo modo di
esprimersi fa parte del linguaggio comune; lo utilizzano molti insegnanti a
scuola, lo imparano - naturalmente - i nostri figli, lo sentiamo in televisione,
quando ci sono dei dibattiti o anche semplicemente come battuta. Ma sono pochi,
anche nel nostro mondo cattolico, quelli che prestano attenzione al significato
di queste battute. Sono espressioni che, talvolta, racchiudono un significato
anticristiano, anticattolico. Perchè? Perchè dobbiamo ricordare che proprio
nel Medioevo, specialmente nei secoli finali di questo tempo che chiamiamo
"Medioevo", si è realizzata la civiltà cristiana. E ci viene il
sospetto, sospetto più che legittimo che quando sentiamo parlar male del
medioevo si nasconde una critica alla civiltà cristiana. Guai, secondo alcuni,
riproporre l'idea di una civiltà cristiana. Per loro, la civiltà deve essere
regolata da norme che hanno niente a che fare con la legge di Dio: è il
classico laicismo. Oggi, purtroppo, anche molti cattolici inorridiscono se
qualcuno si azzarda a dire loro che sarebbe auspicabile la costituzione di una
nuova civiltà cristiana. Di una nuova cristianità. Guai se un cattolico
propone - non impone: propone - di lavorare per costruire una civiltà
cristiana. Per impostare bene la nostra conversazione, dobbiamo prima avere
chiaro che cosa si intende per civiltà cristiana. E` cristiana quella civiltà
che riconosce pubblicamente e accetta liberamente la sovranità di Gesù Cristo
in ogni campo dell'agire umano. Sovranità di Gesù Cristo non solo nelle
coscienze dei singoli, ma nella società. Che Gesù Cristo sia Re della storia,
dei singoli e dei popoli, non lo stabiliscono gli uomini. Gesù Cristo e Re
della storia perchè è Dio e questo è vero anche se le nostre società moderne
non lo riconoscono. La civiltà cristiana, invece, lo riconosce pubblicamente:
qui sta la differenza. Dobbiamo essere un po' precisi per evitate equivoci: non
stiamo dicendo che 1a civiltà cristiana, specialmente quella medievale, i
cristiana perchè è composta di santi, mentre la società moderna sarebbe
abitata da peccatori, Santi e peccatori c'erano nel Medioevo e santi e peccatori
ci sono anche oggi. Non è tra santi e peccatori la differenza. Il giudizio
sulla santità è un giudizio che spetta a Dio e alla Chiesa. La differenza tra
civiltà cristiana e non cristiana è, innanzitutto, il pubblico riconoscimento
e la libera accettazione della sovranità di Cristo, dunque della sua legge, in
ogni ambito dell'agire umano. 1nsomma: Cristo è strumento di giudizio per
dichiarare buona una cosa e cattiva un'altra, lecito un comportamento e illecito
un altro. Fatte queste premesse, diciamo subito che non parleremo del Medioevo
in generale. Ci limitiamo soltanto a ricordare alcuni elementi estremamente
positivi, tipici del Medioevo cristiano, che devono la loro ragion d'essere
proprio all'influsso del Cristianesimo. Vedremo - in altre - parole quanto bene
ha fatto ai singoli e ai popoli tenere conto del Cristianesimo, tenere conto
della legge di Dio: quanto bene ha fatto non solo per la loro anima, dunque per
la vita spirituale, ma anche per la vita quotidiana, concreta. Ci guida un
bellissimo libro, scritto da una delle più grandi studiose di Medioevo, la
francese Règine Pernoud, intitolato "Medioevo. Un secolare
pregiudizio", edito da Bompiani.
Una premessa. La parola "Medioevo" è fin troppo generica.
Letteralmente significa "età di mezzo", periodo che sta in mezzo. Il
Medioevo sarebbe quel periodo che sta in mezzo tra la civiltà classica, quella
greco-romana, e la civiltà moderna, quella nata con Umanesimo e Rinascimento e
nella quale viviamo oggi. Siccome si fa terminare 1'età classica con la caduta
dell'Impero romano, con le invasioni barbariche del V secolo e poichè si fa
cominciare 1'età moderna con l'Umanesimo e il Rinascimento del XV secolo, il
Medioevo comprende ben 10 secoli di storia, mille lunghi anni. Mille anni
classificati con un solo termine: "Medioevo". Di questi dieci secoli,
almeno due, il XIII e il XIV, videro affermarsi nell'Europa occidentale la
realizzazione della Cristianità. Ed è proprio questa Cristianità che oggi si
denigra, si svaluta, si accusa. E per giungere a questo risultato, si è data
vita alla "Leggenda nera" del Medioevo, del Medioevo cristiano.
Vediamo subito una prima caratteristica della Cristianità medievale. La civiltà
cristiana medievale si è strutturata gerarchicamente con a capo una diarchia,
cioè una duplice autorità: il Papa e 1'imperatore. Nel medioevo cristiano, la
Chiesa e l'Impero, l'autorità spirituale (il Papa) e 1'autorità politica
(l'imperatore) si assumono il compito di procurare e conservare la pace tra i
cristiani e si preoccupano della salvezza delle loro anime. Non è detto che ci
riescano sempre, ma questo era la ragion d'essere principale del loro agire.
Questo è un elemento fondamentale della Cristianità: l'autorità religiosa e
quella politica collaborano per portare la gente in Paradiso, detta in parole
poverissime. Per amore di verità, dobbiamo dire che questa collaborazione,
caratteristica della Res publica christiana, nasconde un pericolo e possiede un
pregio. II pericolo è quello di confondere i ruoli, i compiti. E` un pericolo
che ha corso Papa Bonifacio VIII (1294-1303 siamo alla fine del Medioevo) che
voleva intromettersi pesantemente nella guerra tra il re d'Inghilterra e il re
di Francia. Con la bolla "Unam Sanctam" del 1302, Bonifacio VIII
sostiene che la Chiesa ha non solo il potere spirituale ma anche quello
temporale. Questo è certamente un pericolo da evitare. Ma nell'idea di Res
publica christiana troviamo un pregio formidabile, pregio che possiamo
comprendere bene noi, uomini vissuti nel XX secolo. Ecco il pregio: il potere
politico non è mai assoluto, non è mai totalitario. Nel Medioevo, per influsso
positivo del Cristianesimo, non si conosce 1'onnipotenza dello Stato, non si sa
che cosa è lo Stato totalitario. Capiamo bene che cosa vuol dire tutto questo
se pensiamo alla tragica esperienza del XX secolo, se pensiamo allo Stato
totalitario dei regimi comunisti e nazionalsocialista che ha insanguinato il
nostro secolo. Perchè nel Medioevo non si conosce lo Stato totalitario? Perchè
grazie all'influsso positivo del Cristianesimo, si afferma l'idea che anche
l'autorità più alta, anche l'Imperatore ha dei limiti precisi quando esercita
il potere: l'Imperatore dipende e risponde a Dio del suo potere, attraverso i
suoi rappresentanti: il Papa e i Vescovi. Un'altra caratteristica legata a
quella che abbiamo appena visto: nel Medioevo cristiano non si conosce la
"Stato". Si conosce la persona che incarna l'autorità. Nel Medioevo
cristiano lo Stato è sempre una realtà relativa, mai assoluta. L'idea di Stato
moderno nasce con Filippo IV il Bello, re di Francia. Poi è teorizzata da Hegel
e in Hitler e Mussolini trova suoi realizzatori. L'idea di Stato onnipotente,
legiferante in ogni campo dell'agire umano, totalitario, non nasce nell'epoca
cristiana; anzi, trova un ostacolo proprio nella realizzazione della civiltà
cristiana. Vediamo ora un'altra caratteristica del Medioevo che si realizza,
grazie all'influsso positivo del Cristianesimo. Nel Medioevo non esiste il
singolo, ma esiste la famiglia (i Capetingi, le famiglie Normanne, etc.), la
corporazione, i feudatari nobili e/o vescovi, le università, gli ordini
militari, etc. Qual è il vantaggio concreto di questa caratteristica? II
vantaggio sta nel fatto che il singolo individuo, che vive inserito in queste
realtà sociali, non si trova mai solo di fronte al potere politico, non è mai
abbandonato a se stesso di fronte a chi esercita l'autorità. Il singolo
individuo gode di molti privilegi: ma sono i privilegi del suo signore, della
corporazione cui appartiene, della sua famiglia. Questa concezione si riflette
nella famiglia. E qui vediamo frutti straordinari derivati dalla concezione
cristiana. Nel diritto romano il Pater familias gode del diritto di vita e di
morte sullo schiavo. Lo schiavo, nell'Impero di Roma, è res, è cosa. La donna
non ha diritti e il pater familias è non solo gestore ma proprietario unico dei
beni. Sotto l'influsso positivo del Cristianesimo, la consuetudine medievale
cambia il diritto romano. Il servo non e più una cosa (ricordiamo la lettera di
san Paolo a Filemone, dove gli dice di trattare da fratello lo schiavo Onesimo).
Il capo famiglia non ha diritto di vita e di morte. Nella società rurale
medievale il servo è bene prezioso. E` vero che non puo lasciare il feudo (e
spesso non intende affatto lasciarlo per non perdere la protezione) ma nemmeno
il padrone può cacciarlo. II servo - a differenza dello schiavo - può sposare
chi vuole, avere figli e possedere terra, i suoi figli ereditano alla morte non
solo la terra ma anche tutti i beni che il servo ha potuto acquistare in vita.
Fino alla Rivoluzione francese - quindi siamo in epoca moderna - nessuna autorità
poteva strappare il contadino dalla sua terra. Nel medioevo cristiano non
esisteva il servizio militare obbligatorio, che in una società contadina
avrebbe tolto i giovani dal lavoro dei campi, con effetti disastrosi. E` con la
Rivoluzione francese, con una nuova idea di Stato che nasce 1'idea che sia i
giusto e possibile obbligare a combattere i giovani che non lo vogliono.
Un'altra caratteristica. Come non si conosce lo Stato assoluto, nel Medioevo non
si conosce il padrone assoluto. Il padrone medievale ha una famiglia a cui
risponde del suo potere. Su scala del tutto diversa, ovviamente, ha gli stessi
obblighi del servo: non può vendere i beni della famiglia, non può abbandonare
la sua terra, il feudo principale, del quale risponde al suo lignaggio. Ancora
un'altra considerazione. L'influsso positivo del Cristianesimo si nota molto
bene in una istituzione caratteristica del Medioevo: la Cavalleria. Nel mondo
dei barbari la gerarchia nasceva sulla base della legge del più forte, del più
coraggioso. Si ama l'impresa clamorosa, non si hanno remore per compiere
violenze e saccheggi. Le invasioni barbariche ne sono un esempio.
La società cristiana medievale non cancella la cavalleria ma la trasforma.
Viene innanzitutto disciplinata dalla Chiesa: la cavalleria si pone al servizio
di Dio e del debole e vi possono accedere tutti coloro che ne hanno i mezzi. Poi
la Chiesa si adopera per restringere sempre di più un diritto assolutamente
riconosciuto nel mondo germanico: la guerra privata, la vendetta della famiglia
dell'offeso nei confronti di chi aveva macchiato il suo onore. Naturalmente,
bisogna avere il coraggio di dire che è semplicemente utopistico pensare che
con un tratto di penna si potevano cancellare i caratteri della cavalleria,
trasformare un popolo di guerrieri in un branco di pacifisti. Però la Chiesa
emana norme pratiche per regolare questo diritto:
– una è la "pace di Dio". Nel Concilio di Charroux,
nel 989, viene lanciato un anatema contro chi entra a forza in una chiesa e ne
asporta qualche cosa; contro chiunque ruberà beni di un contadino e dei poveri
e contro chi ruberà la loro pecora, il bue o l'asino.
– l' altra e la "tregua di Dio". Nel Concilia di Clermont del 1095,
voluto da Urbano II, il Papa della prima crociata, la Chiesa vieta ogni atto di
guerra, sotto pena di scomunica:
* dalla 1a domenica di Avvento fino alla VIII dell'Epifania; * dal 1' giorno
della Quaresima fino all'VIII dell'Ascensione;
* dal mercoledì sera al lunedì mattina per tutto il resto dell'anno.
Non si può per legge eliminare la violenza insita nella natura
umana, ma si può regolamentarla e ridurla il più possibile. Come è facile
vedere, restavano veramente pochi giorni in un anno per combattere. Andiamo
avanti. La nostra cultura e piena di pregiudizi riguardo il Medioevo cristiano.
Una afferma che il Medioevo cristiano fosse volontariamente nemico della
cultura. Ma basti pensare a quanto scrive Règine Pernoud, in un altro bel libro
che consiglio di leggere: "Luce del Medioevo". Sentiamo: "Il
fanciullo, nel Medioevo come in ogni epoca, va a scuola. In generale alla scuola
della parrocchia, o del monastero più vicino. Infatti, ogni Chiesa ha accanto
una scuola; il concilio Lateranense del 1179 gliene fa un obbligo stretto"
. Vi sono scuole episcopali, monastiche e quelle dei capitoli delle cattedrali,
anch'essi sottoposti all'obbligo dell'insegnamento, come precisato dal Concilio
Lateranense. Alle scuole vanno anche i poveri.
La cosa puo sembrare strana, ma dobbiamo ricordare che ci sono tanti esempi di
grandi personaggi provenienti da famiglie di umile condizione: Sugero,
abate di Saint Denis, che governa la Francia durante l'assenza di Luigi VII
partito per la seconda crociata (1147-1149), era figlio di servi; Maurizio
di Sully, arcivescovo di Parigi che fece costruire Notre-Dame, era figlio di un
mendicante; san Pier Damiani (1007-1072), divenuto cardinale, consigliere di
Gregorio VII, da bambino faceva il guardiano di porci; l'uomo più colto del suo
tempo, Gerberto d'Aurillac (ca. 940-1003), divenuto Papa con il nome di
Silvestro II, era un pastore; il Papa Urbano VI (1378-1389) era figlio di un
piccolo calzolaio di Troyes;
Gregorio VII, uno dei più grandi pontefici di tutta la storia della Chiesa, era
figlio di un povero capraio. Nel Medioevo cristiano nascono le università.
La bolla Parens scientiarum di Gregorio IX (1227-1241) può essere considerata
come il documento istitutivo della Università medievale, assieme ai regolamenti
dettati nel 1215 dal cardinale Roberto di Courcon, regolamenti che
riconoscevano esplicitamente agli insegnanti e agli studenti il diritto di
associazione.
Creata dal Papato, l'Università ha un carattere completamente ecclesiastico: i
professori appartengono tutti alla Chiesa, e i due grandi ordini che le danno
lustro nel XIII secolo, francescano e domenicano, si copriranno ben presto di
gloria con san Bonaventura e san Tommaso d'Aquino. I programmi di studio
comprendono tutte le grandi discipline scientifiche e filosofiche, dalla
grammatica alla dialettica, dalla musica alla geometria, oltre che alla
teologia.
Re Filippo Augusto sottrae i membri delle Università alla giurisdizione civile
già nell'anno 1200. Insegnanti, studenti e perfino i loro domestici dipendono
solamente dai tribunali ecclesiastici, il che è un privilegio e consacra
1'autonomia della istituzione. Quanto bene farebbe oggi una scuola libera dal
potere dello Stato. Nel medioevo cristiano insegnanti e studenti sono
completamente liberi da obblighi verso il potere centrale; si amministrano da
se, prendono in comune le decisioni che li riguardano e gestiscono le loro
finanze senza alcuna ingerenza da parte dello Stata. Siamo di fronte alla vera
libertà di insegnamento. Ma soprattutto le università sono un segno della
fiducia nella ragione umana. San Tommaso insegna che la ragione è in grado di
giungere alle vette del sapere dimostrando 1'esistenza di Dio, anche senza
l'ausilio della Rivelazione. Quanto alla qualità dell'insegnamento, basti
ricordare che san Tommaso ha scritto i suoi volumi della Somma Teologica come
manuale per i suoi studenti. Andiamo avanti. Un altro pregiudizio per
squalificare il Medioevo cristiano riguarda la figura della donna. Si dice - e
molti ripetono acriticamente - che solo nell'epoca moderna la donna ha visto
riconosciuti i suoi diritti. Ma pensate all'esempio dei monasteri doppi di
Roberto d' Arbrissel, nei primi anni del XII secolo, dunque in pieno medioevo.
Monasteri doppi, messi sotto la direzione di una Badessa, senza per questo
creare alcuno scandalo. Pensate che per volontà del fondatore, la badessa
doveva essere una vedova, cioè una donna che avesse fatto una esperienza
matrimoniale. Per completare il quadro, aggiungiamo che la prima badessa,
Petronilla di Chemillè, aveva solo 22 anni. Potremmo citare altri aspetti che
caratterizzano la civiltà cristiana medievale. Ci basta aver compreso un dato.
Non è vero che il Medioevo, specialmente il medioevo cristiano, particolarmente
la civiltà cristiana medievale, è da considerarsi un'epoca di "secoli
bui", di oscurantismo, di miseria culturale e spirituale. Non abbiamo detto
una parola sulla bellezza delle cattedrali, che nascono proprio nel Medioevo. Ma
ricordare queste cattedrali, ricordare l'ingegno umano che le ha progettate,
ricordare 1'impegno dei popoli che le hanno costruite, ricordare la fede vera
che dava il senso, il significato di queste imprese straordinarie, ci fa capire
quanto siano sbagliate quelle espressioni che abbiamo ricordato in principio.
Bibliografia.
Règine Pernoud, Medioevo. Un secolare pregiudizio, Bompiani,Milano 1983
Règine Pernoud, Luce del Medioevo, Volpe, Roma 1978
Règine Pernoud, I santi nel Medioevo, Rizzoli Milano 1986.