COMUNISMO E DEMOCRAZIA (?!)

dal sito www. laoccasione.it

La divisione Cossutta - Bertinotti non mi impedisce di constatare che , quando c’è il potere di mezzo, la corrente è dietro l’angolo: avevano un bel criticare, stracciandosi le vesti, per le "correnti democristiane", per queste "conventicole del potere",  quando, con quei loro cugini dei Democratici di Sinistra, erano all’opposizione. Ora però che sono al potere eccoli spaccarsi come gli odiati "dorotei" ed "andreottiani" facevano negli anni ’60, ’70 ed ’80. Ma questa piccola riflessione è niente in confronto a quello che è stato capace di dire l'on. Diliberto al Tg2 : forse la battuta più esilarante dell’anno! Interpellato su questa spaccatura fra il Presidente ed il Segretario Politico, il capogruppo a Montecitorio ha dapprima fatto una veloce analisi politica, per poi ad una domanda del giornalista, taglia corto dicendo che se il contrasto fra Bertinotti e Cossutta rimarrà, deciderà tutto un Congresso Straordinario e cioè – udite, udite ! – "con metodo democratico, come in tutti i Partiti Comunisti del mondo !"

Io, credetemi, non ce l’ho con Diliberto. L’amico era davvero convinto di quello che ha detto, almeno nel suo inconscio, perché, per moltissimi comunisti, comunismo è sinonimo di democrazia. Sin dalle prime riunioni nella FGCI (Federazione dei Giovani Comunisti Italiani) , quando il Partito era unico ed il Muro non era ancora caduto, il giovane Oliviero ha sentito sempre dire, ridire e ribadire proprio quello che – dal suo subconscio – è venuto fuori in quell’intervista: che tutti i Partiti Comunisti del Mondo hanno sempre usato, e magari fatto usare il metodo democratico per prendere le loro decisioni. Strano però, che dopo il crollo del Comunismo nell’Est europeo, del suddetto "metodo democratico" non si sia trovata traccia alcuna in nessuno – dico nessuno – dei paesi della cosiddetta "cortina di ferro".

In Cecoslovacchia ed Ungheria, quando alcuni dirigenti si misero in testa che forse qualcosa si doveva pur cambiare, fecero irruzione – come pure in Polonia, dopo i moti di Solidarnosch - i carri sovietici dell’Armata Rossa ad imporre quello che certamente non può definirsi "il metodo democratico"; nella DDR comandava quel triste burocrate di Honecker che riteneva la democrazia applicabile solo in un campo : lo spionaggio, atteso che faceva pedinare ed intercettare tutti da tutti . In Bulgaria è diventato famoso il modo con cui prendevano ogni decisione : in ogni cosa erano tutti d’accordo, nemmeno una mano alzata in segno di dissenso o di distinzione, tant’è vero che quando vi sono maggioranze amplissime in un’assemblea o addirittura si decide all’unanimità si parla, puta caso, di maggioranze "bulgare". Dulcis in fundo la Romania, che ho volutamente lasciato per ultima, l’unica democrazia conosciuta in quel Paese, ridotto ad un cumulo di macerie, era quella che vigeva in casa Ceaucescu : il papà era l’Infallibile, il Puro, l’Onnipotente Conducator, la Guida della Nazione; la mamma era a capo di non so quanti ministeri, compreso quello dell’Educazione; uno dei tanti figlioli – anche loro ai vertici delle gerarchie del Partito – era a capo della terrificante Securitate il servizio segreto rumeno, capace di far ammazzare uno solo perché non aveva applaudito abbastanza il discorso del Capo assoluto Nicolae. Di "metodo democratico", qui come altrove , ovviamente, manco l’ombra…

Questo per non dire dei Paesi ancora oggi comunisti: a Cuba se la danno a gambe – anzi a nuoto … - verso la Florida tanto i dissidenti quanto i diseredati di quell’isola dove il voto è un‘inutile esercizio di democrazia finta, essendo tutti i candidati fedeli al Lider Maximo, Fidel Castro. In Cina, alla prima protesta di massa, in Piazza Tienanmen, i grigi burocrati del "moderato" Deng scatenarono, senza pensarci su due volte, i carri armati facendo una carneficina. E potrei continuare all’infinito.Ovunque il comunismo si è realizzato si è persa ogni traccia della democrazia stessa, altro che "metodo democratico" ! Certo, già li vedo lì , pronti a dirmi ed a dirci : "questo non è colpa del Comunismo, ma di quelli che lo hanno attuato e che, in fondo, lo hanno tradito…". Si rivelano, costoro, pessimi lettori di Marx : non era forse costui che, auspicando la "dittatura del Proletariato", pensava ad un futuro senza partiti antagonisti, addirittura senza Stato, in cui tutti si sarebbero imbevuti del "nuovo Verbo" vivendo così tutti felici e contenti ? Per il Marxismo la democrazia era un optional, inutile se non dannoso : meglio la Rivoluzione, e chi si è visto si è visto, per realizzare il Comunismo; meglio l’indottrinamento forzoso, l’educazione delle masse e, per i recalcitranti, le "purghe staliniane", i gulag , l’urbanizzazione forzata alla cambogiana, per mantenerlo in piedi.

Circa due settimane dopo aver scritto questo pezzo, gli eventi dentro Rifondazione Comunista precipitavano. Bertinotti e la sua linea dura contro il Governo passavano a maggioranza nell’Assemblea del Partito. Tuttavia, nonostante il mandato, democraticamente deciso con il voto della maggioranza rappresentativa della base comunista , fosse quello di sfiduciare Prodi, Cossutta – battuto in Assemblea – decideva di fare da sé e, puntando sul fatto di avere il maggior numero di deputati eletti dalla sua parte, votava – inutilmente – per la fiducia all’Esecutivo, segnando di fatto l’ennesima scissione del secolo fra i nipotini italiani di Marx. Ora, se è vero che in democrazia le decisioni della maggioranza vanno rispettate ed attuate, perché Cossutta e, fra i suoi , (puta caso!) il summenzionato Diliberto se ne sono infischiati delle decisioni del loro Partito per portare avanti la loro linea fino in fondo ? Che fine ha fatto, ancora una volta, il tanto decantato "metodo democratico"?