Charles de Foucauld
(Fratel Carlo di Gesù) nasce a Strasburgo il 15 settembre 1858, con il nome di Charles Eugène de Foucauld da un'antica e ricca famiglia. Rimane orfano di entrambi i genitori a cinque anni. L'eredità, di cui entra in possesso maggiorenne, viene quasi subito dilapidata. Entra nell'esercito e diventa ufficiale di cavalleria. Partecipa ad una spedizione in Algeria. Nel 1872 si ritira dall'esercito per dedicarsi ad un viaggio di esplorazione nel Marocco. Entra in contatto con la religione islamica e viene affascinato dalla solitudine del deserto.
Tornato si converte, grazie all'esempio della cugina Maria de Bondy e all'abate Huvelin, che diventerà suo direttore spirituale, negli ultimi giorni dell'ottobre 1886. Da subito si sente chiamato alla vita religiosa. Consigliato di fare un pellegrinaggio in Terra Santa vi si reca nel 1889 e successivamente visita in ritiro spirituale la Trappa di Nostra Signora delle Nevi. Entra nell'ordine il 16 gennaio 1890, ma richiede di recarsi in Siria, nella Trappa di Cheikhlé, presso Akbés, monastero poverissimo in cui, nel febbraio del 1892, fa la sua professione.
Poco tempo dopo un la professione iniziano le inquietudini: comincia gli studi di teologia, mentre vorrebbe dedicarsi "alla pratica della povertà, dell'abiezione, della mortificazione, dell'imitazione di Nostro Signore" ed al lavoro manuale. Nel 1893 è deciso ad abbandonare l'ordine sulla base del fatto che "non era possibile, alla Trappa, condurre la vita di povertà, di abiezione, di distacco effettivo, di umiltà, di raccoglimento di Nostro Signore a Nazareth". I suoi superiori, insieme al direttore spirituale Huvelin si spaventano della determinazione con cui Charles vorrebbe praticare le virtù. Solo nel 1896, riconoscendo che l'impulso da cui è mosso è irresistibile, gli permette di seguire quella via che lo condurrà alla sua Nazareth, senza però pensare a una Congregazione. Nel 1897 fa voto di castità e povertà perpetue e nel febbraio del 1897 si reca in Terra Santa, vestito come un povero.
Lì viene accettato come domestico delle Clarisse, alloggiando in una capanna fatta d'assi, fuori della clausura. Scrive in quel periodo: "Io non posso concepire l'amore senza un bisogno imperioso di conformità, di rassomiglianza e soprattutto di partecipazione a tutte le pene, a tutte le difficoltà, a tutte le durezze della vita." Il suo ideale è sempre più quello di imitare il suo Maestro e qui sta l'essenza della sua vocazione. Tre desideri lo accompagnano: lavorare per il bene delle anime, ricevere il sacerdozio, ritrovare l'obbedienza istante per istante. Cerca un compagno con cui condividere queste aspirazioni, ma inutilmente. Cerca di acquistare, senza riuscirvi, il Monte delle Beatitudini (Tabor), per potersi stabilire lì e vivere da eremita.
Torna in Francia e si prepara per l'ordinazione sacerdotale che avverrà il 9 giugno 1901. Con l'intento di ritornare in Marocco, si stabilisce a Béni-Abbès, in Algeria. In dicembre celebra la sua prima messa nella cappella di un complesso (un fortino e un'oasi) da lui costruita "con mattoni murati a secco e tronchi di palma". È autorizzato a fondare una nuova famiglia religiosa col nome di «Piccoli Fratelli del Sacro Cuore di Gesù», "destinata ad adorare giorno e notte la santa Eucaristia perpetuamente esposta, nella solitudine e nella clausura, nei paesi di missione, nella povertà e nel lavoro". Pensa anche alla fondazione delle «Piccole Sorelle» sulla base di un testo della Regola redatta nel 1899 a Nazareth. In questo periodo, riscatta alcuni schiavi, si preoccupa dell'evangelizzazione dei Tuareg, studiando la loro lingua e traducendo i Vangeli in lingua tamahaq, dopo aver visitato la loro terra, l'Hoggar.
Nell'agosto del 1905 si stabilisce in maniera definitiva a Tamanrasset (Sahara algerino) per "diventare l'amico di un popolo abbandonato". Costruisce un eremitaggio (Asekrem) nel 1910 a oltre 2600 metri di altitudine. Diventerà a poco a poco il suo Monte delle Beatitudini che egli cercava. La solitudine è sempre più profonda, nonostante le continue visite dei Tuareg, ma il suo intento di ricercare compagni per la sua Opera rimane infruttuoso. La fondazione dei "Piccoli Fratelli" tarda ad arrivare. Le cose che lui chiede ai suoi futuri compagni sono tre: "1. essere pronti a dare il loro sangue senza resistenza; 2. essere pronti a morire di fame; 3. obbedirmi nonostante la mia indegnità". La mattina di venerdì 1° dicembre 1916, giorno della sua morte, viene tradito e tirato fuori con violenza dall'eremo. Messo in ginocchio, le braccia legate dietro al dorso e attaccate alle caviglie, resta in preghiera mentre alcuni Tuareg saccheggiano. Viene successivamente interrogato con un fucile puntato alla testa. All'arrivo di altre persone, il guardiano, sconvolto, spara e Charles de Foucauld cade su un fianco. Viene spogliato completamente dei vestiti e gettato nel fosso che circonda l'eremo. In un taccuino che gli serviva da promemoria aveva scritto all'inizio: "vivi come se dovessi morire martire oggi".
Solo dopo 17 anni dalla sua morte, su iniziativa di René Voillaume, nascono a El Abiod Sidi Scheik i Piccoli Fratelli di Gesù e nello stesso anno le Piccole Sorelle del S.Cuore di Gesùa Montpellier. Le Piccole Sorelle di Gesù nascono nel 1959 con la piccola sorella Magdeleine e nel 1950 le fraternità sacerdotali e secolari.
"Io sarò felice della vera felicità"
«Tu mi dici che io sarò felice, felice della vera felicità, felice nell'ultimo giorno... che per quanto miserabile sia, sono una palma sulla sponda delle acque vive, delle acque vive della Volontà divina, dell'Amore divino, della Grazia... e che darò il mio frutto a suo tempo. Tu Ti degni consolarmi: io mi sento senza frutto, io mi sento senza buone opere, io mi dico: mi sono convertito da undici anni, e che cosa ho fatto? Quali erano le opere dei santi, e quali sono le mie? Io mi vedo le mani vuote di bene. Tu ti degni consolarmi: produrrai frutto a suo tempo, mi dici... Qual è questo tempo? Il nostro tempo, di noi tutti, è l'ora del Giudizio: Tu mi prometti che se persisto nella buona volontà e nel combattimento, per quanto povero mi vedo, avrò frutti in quest'ultima ora... E Tu aggiungi: sarai un bell'albero dalle foglie eternamente verdi, e tutte le tue opere avranno un esito felice, produrranno frutto per l'eternità. (...) Grazie, o mio Dio, per le tue consolazioni di cui i nostri poveri cuori hanno tanto bisogno» (p. 741)
"Ed ecco io sono con voi sino alla fine del mondo" (Mt 28, 20)
«O mio Dio come sono dolce, come sono divinamente dolci, sono proprio le parole del tuo Cuore... Sempre con noi mediante la Santa Eucaristia, sempre con noi mediante la tua grazia, sempre con noi mediante l'immensità della tua Essenza divina che ci riempie, sempre con noi mediante la tua Scienza che ci vede senza sosta, sempre con noi mediante il tuo Amore, il tuo Cuore che ci ama senza sosta... Poiché Tu sei sempre con noi mediante il tuo Amore, il tuo Cuore, stiamo sempre con Te per mezzo del nostro: tutti i battiti del nostro cuore siano per Te... Che noi Ti amiamo in modo unico, cioè Ti amiamo senza limiti, all'infinito, con tutta la nostra forza e in vista di Te solo, non in vista di noi, ma in vista di Te solo, e amiamo le creature, sia noi sia il prossimo, soltanto in vista di Te, come Tu vuoi, quanto Tu vuoi... Che non respiriamo che per amarTi, che tutti i nostri pensieri, le nostre parole, le nostre azioni siano ispirati dal tuo amore e tali da piacere quanto più ci è possibile al tuo Cuore, che tutti gli istanti della nostra esistenza siano consacrati ad amarTi il più possibile...» (p.735 ss.)
"Vocazione"
«Quando desideriamo seguire Gesù, non meravigliamoci se egli non ce lo permette subito, o anche se non ce lo permette mai: e ciò, nonostante che questo desiderio sia legittimo, conforme ai suoi stessi consigli, gradevole al suo cuore, ispirato da lui. In verità egli vede più lontano di noi e vuole non solamente il nostro bene, ma quello di tutti: seguendolo passo per passo, forse non procureremmo altro che il nostro bene o quello di un piccolo numero; andando invece dov'egli ci manda e facendo la sua volontà e standogli uniti solo con l'anima, senz'avere la consolazione di seguirlo altrettanto da vicino nella nostra vita esterna, noi procuriamo forse il bene d'un gran numero di persone. Egli preferisce il bene generale al bene particolare, tanto più che il bene particolare verrà ottenuto con questo mezzo non solo altrettanto efficacemente ma ancor meglio che seguendo lui: perché questo bene particolare non proviene che dalla sua grazia, e dipende da lui l'arricchire di grazie due volte maggiori e il rendere due volte più santo in questa vita e nell'altra il Geraseno che cammina al suo seguito e condivide la sua vita... La vera perfezione, del resto, sta nel fare la volontà di Dio. Chi oserà dire che la vita contemplativa è più perfetta della vita attiva, o viceversa, dal momento che Gesù ha condotto sia l'una che l'altra? Una sola cosa è veramente perfetta, è il fare la volontà di Dio... La vera, l'unica perfezione non sta nel condurre questo o quel genere di vita, ma nel fare la volontà di Dio; sta nel condurre il genere di vita che Dio vuole, dove Egli vuole, e nel condurlo come l'avrebbe condotto Lui stesso...» (p. 196)