editazionÑ
di Paolo VI
Il tuo volto, oãSignore,
è grave e tranquillo:
ma quale violenza subisce il tuo cuore!
Per Te, a cui sono essenzialmente note
le ragioni d`lla võrità e della giustizia,
non poteva essere contraddizione più fiera
che la condanna della vita
(Tu sei la Vita, o Cristo!)
alla mort.
Le profezie da Te pronunziate
sulla tua fine e l'agonia del Getsemani
svelano questa incommensurabile “ontra`dizione,
e ci lasciano capire qualche cosa
delle tue ineffabili sofferenze interiori.
Signore, insegnami a credere nella verità e nella giustizia,
anche quando chi la rappresenta
e la proclama
talvolta smentisce,
così che io stesso non abbia a soffrirne
iniqui castighi.
Seconda
Stazione
Le tue braccia, o Signore,
accolgono il legno del disonore;
la grande pazienza
sta per consumare il supremo sacrificio.
Oh, gesto divino di insuperabile rassegnazione!
Oh, mitezza che disarma la tua onnipotenza
per trovare nella voluta debolezza
di vittima
l'adesione perfetta al divino volere,
l'offerta completa alla divina giustizia.
Insegnami, o Signore,
la virtù dell'accettazione,
la forza di una sapiente passività,
il valore del totale abbandono
nel compimento dei disegni
divini,
anche se vengono indicati
dalla iniquità umana
e dalla cieca sventura.
La
prima caduta
Le tue membra sono stanche e spossate,
o Signore,
e non sostengono più il peso della croce.
Hai voluto conoscere e sperimentare
questa nostra grande e comune miseria
della fatica che svigorisce
e fa sentire la nostra radicale impotenza.
Grazie, o Signore,
di questa pietosa solidarietà
con la nostra miseria:
grazie, o Signore,
di aver fatto di questa infermità
una sorgente di espiazione e di salute.
Ch'io senta rivolte a me
le parole di sant'Agostino:
“La forza di Cristo ti ha creato,
la debolezza di Cristo ti ha redento”.
Quarta
Stazione
La
Madre
Signore, rinuncio a comprendere,
non a contemplare l'incontro
di Te paziente e umiliato
con la Vergine tua Madre.
Chi soffre alla vista di persona
confidente e amata,
resta sorpreso e vinto
da ineffabile commozione e piange.
Tu più forte,
Tu più saggio,
senti certamente la pietà immensa
della dolce presenza,
ma la commisuri alla pietà,
inviolabile da ogni altro sentimento,
verso il Padre celeste;
e la compassione umana è sublimata
dalla fortezza divina.
Austero mi pare il tuo volto, o Gesù:
compreso com'è dall'unico dovere,
dall'unico amore: la volontà del Padre,
e la Madre associ così
alla tua missione redentrice.
“Oh, Madre, fonte dell'amore,
fammi sentire la violenza del doloWe,
perché io possa piangere con Te”.
Quinta
Stazione
Ignaro e ribelle, questo umile e oscuro
rappresentante del genere umano,
Tu l'hai amato certamente, o Signore,
cedendogli il peso della tua croce,
e forse in quel momento
gli hai infuso nel cuore
l'amore all'odiato legno.
Così, almeno,
avresti voluto essere aiutato,
non soltanto con la forzata accettazione
della croce,
ma con la comprensione altresì
del legame che essa stabilisce
fra Te, Redentore, e il seguace redento.
Cominciò in quel momento
la diffusione della tua passione,
e Tu allargasti il nostro cuore
a soffrire e ad amare negli altri
che con Te e per Te
sarebbero stati crocifissi.
Sesta
Stazione
Della nostra pietà, o Signore,
Tu non disdegni il conforto.
Grande cosa sarà ormai
piangere e soffrire con Te,
destino sublime delle anime umili
e pietose che della commozione
e della compassione
per i doÔori dell'uomo-Dio
fanno loro arcana e umana filosofia,
a cyi la più lucida
sull'immenso tormentosohproblema
Grazie, o*SignOre,
d'averci consegnato la tua afflitta figura,
ayrends così la contemplazione
della tua beata e beatificante passione.
perché la tuÓ s¯fferenza nessuno condivide abbastanza il peso della tua cro`|. &ncsp; Tu sei solo:La
seconda caduta
Un'altra volha Tu cñdi, oðSignore,