L'APOSTOLO TOMMASO
Era l'ottavo giorno, Signore,
Quando entrasti da loro nuovamente;
Hai appagato il desiderio del discepolo,
L'incredulo Tommaso.
Egli ha palpato la ferita del tuo fianco
E dei chiodi il sacro foro;
Per questo abbiamo ricevuto la «Beatitudine»
Noi che, come loro, non ti abbiamo visto.
Io credo con tutta la mia anima,
Ti confesso mio Signore e Dio;
Come lui, a gran voce lo proclamo,
Come l'ho appreso per la sua parola.
Rendimi degno in quell'estremo giorno,
Quando verrai in tutta la tua gloria,
Di vederti in quello stesso corpo
Per abbracciarti con l'amor del cuore.
(Nerses Snorhalí)
Dagli scritti di san Gregorio Magno
"Ma Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesú" (Gv 20,24). Questo discepolo fu l'unico assente; al suo ritorno sentí ciò che era avvenuto, ma non volle credere a quel che aveva udito. Il Signore ritornò e presentò al discepolo incredulo il costato perché lo toccasse, mostrò le mani e, facendo vedere le cicatrici delle sue ferite, sanò la ferita della sua infedeltà. Cosa, fratelli carissimi, cosa notate in tutto ciò? Credete dovuto a un caso che quel discepolo fosse allora assente, e poi tornando udisse, e udendo dubitasse, e dubitando toccasse, e toccando credesse? Non a caso ciò avvenne, ma per divina disposizione. La divina clemenza mirabilmente stabilí che quel discepolo incredulo, mentre toccava le ferite nella carne del suo Maestro, sanasse a noi le ferite dell'infedeltà. A noi infatti giova piú l'incredulità di Tommaso che non la fede dei discepoli credenti perché mentre egli, toccando con mano, ritorna alla fede, l'anima nostra, lasciando da parte ogni dubbio si consolida nella fede. Certo, il Signore permise che il discepolo dubitasse dopo la sua risurrezione, e tuttavia non lo abbandonò nel dubbio... Cosí il discepolo che dubita e tocca con mano, diventa testimone della vera risurrezione, come lo sposo della Madre (del Signore) era stato custode della perfettissima verginità.
Tommaso toccò, ed esclamò: "Mio Signore e mio Dio! Gesú gli disse: Perché mi hai veduto, Tommaso, hai creduto". Quando l'apostolo Paolo dice: "La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono", parla chiaramente, perché la fede è prova di quelle cose che non si possono vedere. Infatti delle cose che si vedono non si ha fede, ma conoscenza naturale. Dal momento però che Tommaso vide e toccò, perché gli viene detto: "Perché mi hai veduto, hai creduto?" Ma altro vide, altro credette. Da un uomo mortale certo la divinità non può essere vista. Egli vide dunque l'uomo, e confessò che era Dio, dicendo: "Mio Signore e mio Dio"! Vedendo dunque credette, lui che considerando Gesú un vero uomo, ne proclamò la divinità che non aveva potuto vedere. Riempie di gioia ciò che segue: "Beati quelli che non hanno visto, e hanno creduto". Senza dubbio in queste parole siamo indicati in special modo noi che non lo abbiamo veduto nella carne ma lo riteniamo nell'anima. Siamo indicati noi, purché accompagniamo con le opere la nostra fede. Crede veramente colui che pratica con le opere quello che crede. Al contrario, per quelli che hanno la fede soltanto di nome, Paolo afferma: "Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti". E Giacomo aggiunge: "La fede senza le opere è morta".
Dalle omelie di Sant’Agostino
"E quando fu sera in quel giorno che era il primo della settimana, essendo per paura dei Giudei chiuse le porte del luogo dove stavano i discepoli riuniti, venne Gesú, e stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi». E detto questo, mostrò loro le mani e il costato". I chiodi avevano trafitto le sue mani, e la lancia aveva aperto il suo costato; ed erano conservati i segni delle ferite per guarire dalla piaga del dubbio i cuori degli increduli. E le porte chiuse non avevano potuto opporsi al suo corpo, dove abitava la divinità. Colui, la cui nascita aveva lasciato inviolata la verginità della madre, poté entrare in quel luogo, senza che le porte venissero aperte.
"I discepoli furono pieni di gioia, vedendo il Signore. Ed egli disse loro di nuovo: «Pace a voi»". La ripetizione ha valore di conferma; cioè egli dà ciò che era stato promesso per bocca del Profeta, pace aggiunta a pace. "Come il Padre ha mandato me" - aggiunge il Signore -"anch'io mando voi". Sapevamo già che il Figlio è uguale al Padre; ora ascoltiamo le parole del Mediatore. Egli mostra, in effetti, di essere il Mediatore, in quanto dice: Egli ha mandato me e io mando voi. "Ciò detto, alitò sopra di essi, e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo»". Soffiando su di essi, mostrò che lo Spirito non era soltanto del Padre, ma era anche suo. "A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi, a chi li riterrete, saranno ritenuti". La carità della Chiesa che per mezzo dello Spirito Santo scende nei nostri cuori, rimette i peccati di coloro che partecipano di essa; ritiene invece i peccati di quanti non sono parte di essa. E' per questo che parlò del potere di rimettere o di ritenere i peccati, dopo aver annunziato: «Ricevete lo Spirito Santo».
"Ma Tommaso, uno dei dodici, che era chiamato Didimo, non era con essi, quando venne Gesú. Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore». Ma egli rispose loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto il mio dito nel luogo dei chiodi, e la mia mano nel suo costato, non credo «. E otto giorni dopo, i suoi discepoli stavano di nuovo in casa, e Tommaso era con essi. Venne Gesú, a porte chiuse, stette in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi». E poi disse a Tommaso. «Appressa qui il tuo dito, e guarda le mie mani, e appressa la tua mano e mettila nel mio costato, e non voler essere incredulo, ma credente». Tommaso gli rispose e disse: «Signore mio e Dio mio!»".
Vedeva e toccava l'uomo, ma confessava la sua fede in Dio che non vedeva né toccava. Ma quanto vedeva e toccava lo induceva a credere in ciò di cui sino allora aveva dubitato. "E Gesú gli disse: «Hai creduto perché mi hai veduto»". Non disse: Mi hai toccato, ma disse soltanto: «Mi hai veduto», perché la vista in un certo modo comprende tutti gli altri sensi. Anche noi, infatti, siamo soliti nominare la vista per intendere anche gli altri sensi, come quando diciamo: Ascolta e vedi che suono armonioso, odora e vedi che odore gradevole, assapora e vedi che buon sapore, tocca e vedi come è caldo. In ognuna di queste espressioni si dice: «vedi», anche se vedere è proprio degli occhi. E' cosí che il Signore stesso dice a Tommaso: «Appressa qui il tuo dito, e vedi le mie mani». Egli dice in sostanza: Tocca e vedi, anche se Tommaso non aveva certo gli occhi sulla punta delle dita. Sia alla vista che al toccare si riferisce il Signore dicendo: «Hai creduto perché hai veduto». Si potrebbe anche dire che il discepolo non lo toccò affatto, sebbene Gesú lo invitasse a farlo. L'evangelista infatti non dice: Tommaso lo toccò. Sia che egli abbia ritenuto sufficiente vedere, sia che abbia anche toccato, è vedendo che credette, e giustamente il Signore esalta come superiore alla sua la fede delle genti che non lo vedranno, con le parole: "Beati coloro che banno creduto, senza avere veduto". In questa espressione usa il tempo passato, in quanto egli considerava, nella predestinazione, già avvenuto ciò che doveva verificarsi nel futuro.
Dal commento a san Giovanni di san Cirillo d’ Alessandria
Lo scrittore di questo libro con tanta accuratezza scrisse non semplicemente che Cristo si manifestò ai discepoli, ma precisò, dopo otto giorni e mentre erano tutti raccolti. E che cosa vuole insinuare questo trovarsi di tutti nella stessa casa, se non che Cristo ha voluto manifestarci quale debba essere il tempo delle assemblee che facciamo in suo nome? Si presenta e si ferma un po' con quelli che si erano radunati per cagion sua, nell'ottavo giorno, cioè nella domenica... E' giustissimo, allora, che facciamo le nostre sante adunanze nelle chiese nell'ottavo giorno. E poiché
dobbiamo dire qualche cosa di arcano, che supera tutte le menti, chiudiamo le porte; ma viene e appare Cristo a noi tutti, invisibilmente e visibilmente allo stesso tempo; invisibilmente, come Dio, e visibilmente, nel suo corpo. Ci dà la sua carne. Ci accostiamo, per grazia di Dio, per prender parte al mistico sacrificio, prendendo Cristo nelle nostre mani, perché anche noi possiamo credere fermamente ch'egli ha risuscitato il suo tempio. E che la partecipazione al mistico sacrificio sia una professione della Risurrezione di Cristo, è evidente dalle parole che egli stesso pronunziò nella sua
celebrazione. Infatti, dopo aver spezzato il pane, lo distribuí dicendo: "Questo è il mio corpo, che sarà dato per voi in remissione dei peccati. Fate questo in mio ricordo". La partecipazione, dunque, ai misteri è vera confessione e commemorazione che il Signore è morto ed è risuscitato per causa nostra e per nostro vantaggio, e perciò ci riempie di grazia divina.
PADRE E AMICO DEGLI UOMINI
Signore Dio, Padre e amico degli uomini,
tu hai voluto riconciliare a te l’umanità intera
nel Figlio tuo Gesù Cristo, morto e risorto,
riconciliando così anche tutti gli uomini tra loro;
Il tuo Spirito di vita e di santità ci rinnovi nel profondo del cuore
unendoci, per tutta la vita, al Cristo risuscitato,
nostro Salvatore e Fratello.
In cammino con tutti i cristiani sulle vie del vangelo,
fedeli all’insegnamento della Chiesa
e solleciti delle necessità dei fratelli,
potremo essere artefici di riconciliazione, di unità e di pace.
Feconda gli sforzi di coloro che lavorano al servizio degli uomini.
Tu sei la speranza e la luce di chi ti cerca anche senza conoscerti
e di chi, conoscendoti, ti cerca sempre di più.