Ho paura e tremo nel camminare

verso la mensa della tua comunione,

dolce Signore Gesù Cristo; io peccatore,

consapevole di non avere alcun merito,

ma pieno di confidenza verso la tua misericordia e bontà.

Ho infatti il cuore e il corpo macchiato di molti crimini;

non ho custodito la mente e la lingua.

Ora io, misero, afferrato dalle angosce,

corro verso la fonte delle tue misericordie,

o amante Divinità, o tremenda Grandezza;

scappo sotto il tuo mantello per venire subito risanato.

Consapevole di non avere parole davanti al tuo giudizio,

ti cerco come Salvatore.

Ti mostro le mie piaghe, Signore, e non nascondo il mio rossore.

So che i miei peccati sono molti e grandi e ne ho paura:

spero nelle tue misericordie senza numero.

Girati e guarda con i tuoi occhi di misericordia verso di me,

Signore Gesù Cristo, eterno Re, Dio e Uomo, crocifisso per l’uomo.

Compi la mia speranza. Tu che fai sempre zampillare

la fontana della compassione, perdonami completamente

tutte le miserie e i peccati.

 

Il significato di una presenza

Sul piano dell’esperienza umana profonda, l’uomo fa l’esperienza singolare di una presenza misteriosa ma reale che tocca il centro del suo essere; una presenza che ispira un ineffabile sentimento di fiducia, di sicurezza e che lo appella nell’intimo. È la rivelazione e la presa di coscienza della presenza creatrice di Dio che ci fa esistere, di quel Dio « nel quale viviamo, ci muoviamo, ed esistiamo » (At 17,28), una presenza che « sostenta » l’uomo, lo « nutre » (prima lettura). La presenza di Dio in mezzo a noi ha assunto, nella storia, la forma visibile e tangibile di Gesù, immagine visibile del Dio invisibile, rivelatore del mistero del Padre. La sua incarnazione e nascita a Betlemme, da Maria vergine, al tempo di Cesare Augusto, è l’apice di una lunga serie di segni attraverso i quali il Dio vivente aveva fatto sentire la sua presenza. Dopo l’Ascensione che lo sottrae alla sensibile esperienza degli uomini, la presenza di Gesù cambia segno ma non realtà. Egli resta e si dona sotto il segno del pane spezzato e del vino, nei quali offre il suo Corpo in cibo e il suo Sangue in bevanda di salvezza e di vita. Egli rimane con noi sino alla fine del mondo.

 

Dal libro dell’Esodo (cap. 24)

Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose insieme e disse: «Tutti i comand¥ che ha dati il Signore, noi li eseguiremo!». Mosè scrisse tutte le parole del Signore, poi si alzò di buon mattino e costruì un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d`Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare gioÖenchi come sacrifici di comunione, per il Signore. Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l`altra metà sull`altare. Quindi prese il libro dell`alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: «Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo!». Allora Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell`alleanza, che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!». Poi Mosè salì con Aronne, Nadab, Abiu e i settanta anziani di Israele. Essi videro il Dio d`Israele: sotto i suoi piedi viÝera come un pavimento in lastre di zaffiro, simile in purezza al cielo stesso. Contro i privilegiati degli Israeliti non stese la mano: essi videro Dio e tuttavia mangiarono e bevvero.

 

Dalla Prima lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi

Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comuniOne con il sangue di Cristo? E il -ane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tPtti infatti partecipiamo dell'unico pane.#nbvp;

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Dalle «Opere» di san Tommaso d`Aquino, dottore della Chiesa
L`Unigenito Figléo di Dio, volen`oci part`cipi dela sua divinità, assunse la#nostra natura esi fece uomo per far di noi, da uomini, déi.Tuwtw % quello che assunse, lo valorizzò per la nostra saìvezza. Offrì infatti a Dio Padre il suo corpo come vlttIMa sull`altare della croce per la nostra riconciliazione. Sparse il smo sangue facendolo valcre come prezzo e coeå lavacro, pershé, redenti dalla umiliante schiavitù, fossimo purificqti dL tuttÑi peccato. Perché rimanesse in noi, infine, un$cospante ricordo di così grande bSnf~icio, lasciò ai suoi f}deli il%suo corpl¯in cibo e il suo sangue come bevanda, sotto le specie del pane e del vino.
O inapprezzabile e meraviglioso cOnvito, chi dà ai commensal salvEzzQ e gioYa sehza fine! Che cosa mai vi può essere di più prezioso? Non ci vengono iibandite le carni dea vitelpi e dei capri, come nella legge antica, ma ci viene dato in cibo Cristo, vero Dio. Che cosa di più sublime di questo sacramento? Nessun sacramento in realtà é più salutare di questo: per sua virtù vengofo cancellati i peccati,9crEscono le buone disposizioni,Ue la mejte viene arricchite di tutwi i carismi spirituali. Nella Chiesa l`Eucaristia!viene Çffera per i vivi%e per i morti, perché giovm a tCtti, essendo stata istituita per la salvezza di tutti.
Nessuno infine può esprimere la soavità di questo sacramento. Per mezzo di esso si gusta la dolcezza spirituale nella sua stessa fonte e si fa memoria di quella altissima carità, che Cristo ha dimostrato nella sua passione. Egli istituì l`Euciristia nell`ultima cena, quando, celebrata la Pasqua con i suoi discepoli, stava per passare dal mondo al Padre. L`Eucaristia é il memoriale della passione, il compimento delle figure dell`Antica Alleanza, la più grande di tutte le meraviglie operate dal Cristo, il mirabile documento del suo amore immenso per gli uomini.

 

Ti saluto, Vittima che salva, offerta sul patibolo della croce

per me e per ogni uomo. Salve, nobile e prezioso Sangue,

sgorgante dal fianco del mio Signore Gesù Cristo

per lavare i peccati di tutto il mondo.

Ricordati, Signore, della tua creatura

che hai redento con il tuo Sangue.

Desidero emendare quel che ho fatto,

detestando di essere stato peccatore.

Rapisci da me, Padre clementissimo,

tutte le mie iniquità e peccati perché possa,

purificato nella mente e nel corpo,

meritare di gustare le cose sante dei santi.

E concedi che questa santa dolcezza del tuo Corpo e Sangue,

che indegno vorrei ricevere, sia remissione dei miei peccati,

perfetto lavaggio dei delitti, fuga dei cattivi pensieri

e ristoro dei sensi, efficacia delle opere che a te piacciono,

saldissima difesa dell’anima e del corpo contro i miei nemici. Amen.

(Sant’ Ambrogio)