Dammi oggi, il pane quotidiano...
Il pane della speranza, per dare speranza.
Il pane della gioia, da poter spartire.
Il pane dell'intelligenza, per varcare l'impossibile.
Il pane del sorriso, da trasmettere agli altri.
Il pane della misericordia,
perché possa ricevere e dare perdono.
Il pane del dolore, da condividere.
Il pane della grazia, per non attaccarmi al male.
Il pane della fraternità,
per diventare una cosa sola con i miei fratelli.
Il pane del tempo, per conoscerTi.
Il pane del silenzio, per amarTi.

 

L'offerta gradita

«Se dunque presenti la tua offerta all'altare e li ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia li' il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono» (Mt 5, 23)

È questa una di quelle parole di Gesù che, se bene intese, possono provocare in noi una vera rivoluzione e, se fossero vissute da tutte le persone del mondo, si avrebbe la pace assicurata per sempre. Gesù immagina che un israelita si rechi al tempio per offrire a Dio il suo sacrificio. Oggi, noi potremmo pensare ad un fedele che va in chiesa per assistere alla Messa. L'offerta del sacrificio per l'israelita del tempo di Gesù - come, del resto, la partecipazione alla Messa per il cristiano di oggi - rappresentano il momento più importante, l'espressione più alta del suo rapporto con Dio. Ebbene! - dice Gesù, usando un linguaggio paradossale per sottolineare l'importanza davanti a Dio del pieno accordo tra fratelli - se, mentre stai per offrire il tuo sacrificio, ti ricordi che c'è una qualche disarmonia fra te ed il tuo prossimo, interrompi il tuo sacrificio e vai prima a riconciliarti con il tuo prossimo. L'offerta del sacrificio infatti - e, per noi cristiani, la partecipazione alla Messa - rischierebbe di essere un atto vuoto di contenuto se si fosse in disaccordo con i nostri fratelli. U primo sacrificio, che Dio attende da noi, è che ci sforziamo di essere in armonia con tutti.

«Se dunque presenti la tua offerta all'altare e li ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono».

Con questa sua esortazione sembra che il pensiero di Gesù non presenti novità sostanziali rispetto all'Antico Testamento. I profeti infatti avevano già anticipato questo concetto: Dio preferisce l'amore verso il prossimo, la misericordia, la compassione verso i deboli alle vittime offerte a Lui in olocausto (Os 6, 6). Quando i sacrifici vengono offerti da persone le quali opprimono i poveri, Egli li respinge come un abominio (Is 1, 10-20). Anziché essere allora un atto di lode, diventano un insulto recato a Dio.

Ma la novità esiste e sta qui: Gesù afferma che dobbiamo essere sempre noi a prendere l'iniziativa perché sia costante la buona armonia, perché si mantenga la comunione fraterna. E spinge cosi il comandamento dell'amore del prossimo fino alla sua radice più profonda. Egli non dice infatti: se ti ricordi di avere tu offeso il fratello, ma: se ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te. Per Lui, il fatto stesso di restarsene indifferenti di fronte alla disarmonia con i prossimi, anche quando di questa disarmonia responsabili non fossimo noi, ma gli altri, è già un motivo per non essere ben accetti a Dio, per essere da Lui respinti.

Gesù vuole metterci in guardia quindi non soltanto contro le più gravi esplosioni dell'odio, ma anche verso ogni espressione o atteggiamento che in qualche modo denoti mancanza d'attenzione, d'amore verso i fratelli.

«Se dunque presenti la tua offerta all'altare e li ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia li il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono».

Come, allora, mettere in pratica queste parole?

Dovremo cercare di non essere superficiali nei rapporti, ma frugare negli angoli più riposti del nostro cuore. Faremo in modo di eliminare anche la semplice indifferenza, o qualsiasi mancanza di benevolenza, ogni atteggiamento di superiorità, di trascuratezza verso chiunque. Normalmente, si cercherà di riparare uno sgarbo, uno scatto di impazienza, con una domanda di scusa o un gesto di amicizia. E se a volte ciò non sembra possibile, ciò che conterà sarà il mutamento radicale del nostro atteggiamento interiore. Ad un atteggiamento di istintivo rigetto del prossimo deve subentrare un atteggiamento di accoglienza totale, piena, di accettazione completa dell'altro, di misericordia senza limiti, di perdono, di condivisione, di attenzione alle sue necessita.

Se cosi faremo potremo offrire a Dio ogni dono che vorremo ed Egli lo accetterà e ne terrà conto. Si approfondirà il nostro rapporto con Lui e arriveremo a quell'unione con Lui che è la nostra felicità presente e futura.

Chiara Lubich

 

Una testimonianza

C'è una persona che da tempo mi e nemica. Mi sembra impossibile perdonarle tutto. Ma il Vangelo, che ho riscoperto in un modo così' luminoso, è chiaro e deciso. Capisco che non posso accostarmi all'Eucaristia se non ristabilisco con lei un rapporto di piena carità fraterna. Confesso a me stessa che mi costa. Sono anche tentata di considerare che non dipende da me questa situazione. Però, la Parola è inequivocabile: «Se dunque presenti la tua offerta all'altare...». Quando la vedo, le vado incontro, le sorrido, le do un bacio sincero e mi accorgo che Gesù dentro ha sciolto il dolore e persino il ricordo delle ingiustizie subite. E come se una barriera fosse caduta dentro di me. Mi sento più libera, su un altro piano. Le cose mi diventano più facili. Adesso sì, ciò che mi è apparso luminoso al contatto con la spiritualità dell'unità è entrato veramente in me. Non sono più io. Inizia un nuovo periodo, contrassegnato da tanta luce e tanti frutti spirituali.

Nella nostra piccola comunità si ammala una consorella. La sua mente, improvvisamente, si offusca: è arteriosclerosi. Ha bisogno di essere seguita continuamente, e dei servizi più umili. A volte, la devo inseguire per imboccarla, altrimenti non si nutrirebbe. «Non c'è amore più grande di chi dà la vita»: certo, a volte devo lasciare la preghiera o altro per stare con lei, ma avverto che questo servizio continuo fa sbocciare in me un amore di madre che contagia gli altri, e senza che io debba dire una parola, l'altra suora che vive con noi si fa più attenta ai bisogni della consorella, è più paziente, si offre spontaneamente di uscire a prendere le medicine anche a tarda ora, se c'è bisogno. Vivere la Parola ha fatto nascere tra me e questa sorella un rapporto nuovo: l'Amore ci ha unite e poiché Gesù ha detto: «Dove due o più sono uniti nel mio nome io sono in mezzo a loro», si avverte tra noi la gioia, il calore della sua presenza.

 

Signore della conversione
O Cristo, Signore della conversione,
apri il mio cuore al tuo giorno:
sia per me giorno di perdono e di tenerezza.
Se guardo i miei peccati, chi può resistere davanti a te?
Purificami, salvami;
strappami dalle forze del male,
liberami dalle divisioni,
unifica il mio essere e la mia vita.
Donami la forza e la grazia,
perché contemplando le tue meraviglie,
avanzi verso la tua gioia.
Mi hai dato il pane di vita
come provvista per il cammino
e annuncio del tuo ritorno:
fa' che mi trovi nell'azione di grazie,
trasfigurato dalla luce del tuo perdono
e dalla gioia di ritrovarti. (Pierre Griolet)