O Verbo eterno di Dio fatto uomo,
noi ti adoriamo presente nel Sacramento dell'altare.
Nel mistero adorabile del tuo Natale,
tu hai voluto apparire visibilmente nella nostra carne perché,
per mezzo tuo, noi fossimo rapiti all'amore delle cose invisibili.
Tu, generato prima dei secoli, hai voluto esistere nel tempo,
per assumere in te tutto il creato e sollevarlo dalla tua caduta.
Tu hai voluto rivestirti della nostra debolezza
per innalzarci a dignità perenne e perché,
uniti a te in comunione mirabile,
potessimo condividere la tua vita immortale.
O Verbo incarnato, unica fonte della nostra salvezza,
noi vogliamo aprirti il nostro cuore
perché tu ponga in esso la tua dimora per sempre.
UN BAMBINO È NATO PER NOI
Il profeta Isaia prospetta il tempo della salvezza messianica come il tempo della luce, della gioia e della liberazione. Nel Bambino che ci sarà donato sono raccolte tutte le virtù e tutta la grandezza degli eroi e dei santi di Israele: egli sarà potente, saggio, pacifico; sarà il vero «Emmanuele», cioè Dio in mezzo a noi.
Dal libro del profeta Isaia
Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. Poiché tu, come al tempo di Madian, hai spezzato il giogo che l'opprimeva, la sbarra che gravava le sue spalle e il bastone del suo aguzzino. Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: «Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace». Grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre; questo farà lo zelo del Signore.
Dio nasce in noi
Il dono più grande è che siamo figli di Dio e che egli generi in noi suo Figlio: niente altro deve generarsi in coloro in cui deve nascere il Figlio di Dio. Il più nobile desiderio di Dio è generare. Egli non è soddisfatto prima di aver generato in noi suo Figlio. Nello stesso modo, l'anima non è mai soddisfatta, se in essa non nasce il Figlio di Dio. È allora che scaturisce la grazia. Quando il tempo fu compiuto, la grazia nacque. Quando è compiuto il tempo? Quando non v'è più tempo. Per colui che, nel tempo, ha posto il suo cuore nell'eternità, in cui tutte le cose temporali sono morte, per esso v'è la pienezza dei tempi.
Sant’Agostino dice: È l'avidità dell'anima che fa sì che essa voglia prendere e possedere molte cose; in tal modo essa cerca di impadronirsi della temporalità, della corporeità e della molteplicità; con ciò, essa perde proprio quello che possiede. Infatti, finché v'è in te più e più ancora, Dio non può né abitare né operare in te. Tutte le cose devono continuamente uscire perché Dio entri, a meno che tu non le possieda in un modo più alto e migliore, quando la molteplicità è in te divenuta unità. Allora, più v'è in te di molteplicità, più v'è di unità, l'una trasformandosi nell'altra.
Quando siamo elevati al di sopra di tutte le cose, e quando è portato verso l'alto tutto quello che è in noi, niente pesa su di noi. Ciò che è al di sotto di me, non pesa su di me. Se io tendessi unicamente verso Dio, in guisa tale che non vi fosse altro che Dio sopra di me, niente mi sembrerebbe penoso e non mi rattristerei così facilmente. Sant’Agostino dice: Signore, quando mi rivolgo verso di te, mi è tolta ogni tristezza, ogni sofferenza, ogni pena. Quando abbiamo sorpassato il tempo e le cose temporali, siamo liberi, sempre beati; questa è la pienezza dei tempi, e allora nasce in te il Figlio di Dio. (Meister Eckhart)
L'annunzio della nascita ai pastori (R. Gutzwiller)
Il Signore nasce in questo mondo nella solitudine e nello squallore di una stalla. Gli è culla una rozza greppia, scavata nella roccia, in cui si cibano gli animali. Il Primogenito di Dio, cioè il Figlio di Dio, è nato qui come un bambinello. Tutto il quadro è quanto mai semplice, misero, povero. Non si potrebbe porre in maggiore evidenza questo squallore e questa semplicità. Eppure si tratta dell'avvenimento più grandioso, e Colui che è nato è il datore di ogni ricchezza! Sono i pastori i primi a ricevere l'annuncio della nascita di Gesù. Israele è un popolo di pastori e lo stesso Gesù è il pastore della nuova umanità. I grandi non intendono questa vera grandezza. I ricchi corrono dietro alle false ricchezze e i sapienti non intendono la saggezza del Signore. Così i primi ad essere chiamati sono i piccoli, i poveri, gl'ignoranti pastori dei campi. Il messaggio esprime la pienezza del gaudio e si riassume in tre parole: Salvatore, Unto, Signore. È Salvatore, perché libera dalla miseria gli uomini che non si sanno aiutare da soli. È unto, perché come uomo vieni consacrato dall'olio Santo della Divinità come Sacerdote, Profeta, Re. È Signore perché gli è conferito ogni potere in cielo e in terra.
Come è strano questo segno: «troverete un bambino adagiato m una mangiatoia». Il piccolo diventerà simbolo di grandezza, il debole simbolo di potenza, il povero simbolo di ricchezza. Fin dalla nascita di Gesù siamo costretti a convertirci e a pensare in maniera del tutto diversa da quella umana. Alle cose divine dobbiamo applicare altre categorie ed altre misure. L'annuncio termina col canto degli angeli. Questo canto è la potente antifona al salmo della vita di Gesù, è un prologo di profondo significato al grande avvenimento che ora si compie sulla scena del mondo. “Gloria a Dio”: non è solo un desiderio e una preghiera, ma è la constatazione e l'annuncio di un fatto: viene data veramente gloria a Dio e pace agli uomini. È suonata l'ora della salvezza; essa ha già iniziato la sua opera: è nato il Redentore. Il primo effetto è dato dalla risoluzione dei pastori di prestare ascolto alla parola e di seguirla. Essi trovano Maria, Giuseppe e il Fanciullo. Stupore e ammirazione compensano la loro ricerca. Il silenzio della giovane madre dimostra che al giubilo del suo «Magnificat» è subentrata una meditazione silenziosa. E il ritorno dei pastori alle loro consuete occupazioni quotidiane ci rivela che qui, sulla terra, il fatto di aver trovato il Signore non comporta un mutamento nelle condizioni esterne di vita, ma un cambiamento interno del cuore.
PREGHIERA COMUNE
Rivolgiamo la nostra umile preghiera a Cristo Gesù, Verbo di Dio fatto uomo, che ha posto in mezzo a noi la sua dimora per essere la nostra salvezza e il nostro conforto lungo il pellegrinaggio terreno. Diciamo insieme: Ascoltaci, o Gesù.
- Perché accogliamo con cuore semplice e puro il tuo mistero di salvezza, noi ti preghiamo.
- Perché possiamo attingere da te l'abbondanza della vita divina che sei venuto a portarci, noi ti preghiamo.
- Perché conserviamo nel nostro cuore, meditiamo e mettiamo in pratica tutte le tue parole, ad imitazione della tua Madre santissima, noi ti preghiamo.
- Perché i piccoli e i poveri di questo mondo riconoscano la loro dignità di figli di Dio e gioiscano di essere l'oggetto della preferenza divina, noi ti preghiamo.
- Perché tutti gli uomini ti accolgano e credano in te, noi ti preghiamo.
O Dio, che ci hai radunato a celebrare in devota letizia la nascita del tuo Figlio, concedi a noi e a tutta la tua Chiesa di conoscere con la fede la profondità del tuo mistero, e di viverlo con amore intenso e generoso. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Ti rendo grazie, Signore Gesù,
perché oggi sei divenuto la luce senza tramonto,
il sole che non declina.
Infatti tu non hai dove celarti
perché sei la gloria dell'universo.
Non ti sei mai celato ad alcuno,
siamo stati noi a nasconderci rifiutando di incontrarti:
dove ti puoi celare se non esiste alcun luogo dove ti riposi?
Perché ti dovresti nascondere,
tu che non trascuri alcun essere e non allontani nessuno?
Vieni, dunque, o Signoje,
oggi innalza dentro di me la tua tenda,
ponivi la tua casa e rimani per sempre in me,
inseparabile fino alla fine, e fa' che anch'io
all'uscita da questo mondo e in seguito,
mi ritrovi e regni unito in te,
o Dio al di sopra di ogni cosa,
che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.