Se vogliamo pregare che scenda su di noi il regno di Dio,

questo gli chiediamo con la potenza della Parola:

che io sia allontanato dalla corruzione,

sia liberato dalla morte,

sia sciolto dalle catene dell’errore;

non regni mai la morte su di me,

non abbia mai potere su di noi la tirannia del male,

non domini su di me l’avversario

né mi faccia prigioniero attraverso il peccato,

ma venga su di me il tuo regno affinché si allontanino da me o, meglio ancora,

si annullino le passioni che ora mi dominano e signoreggiano.
Come infatti si dissolve il fumo, così esse si dissolveranno;

come si scioglie la cera al cospetto del fuoco, così esse periranno.

Né infatti il fumo, una volta che si è sparso nell’aria,

lascia qualche traccia della propria natura,

né la cera, liquefattasi a contatto con il fuoco, è più reperibile.
Così, quando venga tra noi il regno di Dio,

tutte le cose che ora ci dominano saranno condannate alla sparizione.
(Gregorio di Nissa)

 

 

 

Dal Vangelo di Giovanni

Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.  Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.  Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.  Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

 

Dall’Imitazione di Cristo.

"Chi segue me non cammina nelle tenebre", dice il Signore. Sono parole di Cristo, le quali ci esortano ad imitare la sua vita e la sua condotta, se vogliamo essere veramente illuminati e liberati da ogni cecità interiore. Dunque, la nostra massima preoccupazione sia quella di meditare sulla vita di Gesù Cristo. L'insegnamento di Cristo è eccellente, e supera quello di tutti i santi; e chi fosse forte nello spirito vi troverebbe una manna nascosta. Ma accade che molta gente trae un ben scarso desiderio del Vangelo dall'averlo anche più volte ascoltato, perché è priva del senso di Cristo. Invece, chi vuole comprendere pienamente e gustare le parole di Cristo deve fare in modo che tutta la sua vita si modelli su Cristo. Che ti serve saper discutere profondamente della Trinità, se non sei umile, e perciò alla Trinità tu dispiaci? Non sono le profonde dissertazioni che fanno santo e giusto l'uomo; ma è la vita virtuosa che lo rende caro a Dio. Preferisco sentire nel cuore la compunzione che saperla definire. Senza l'amore per Dio e senza la sua grazia, a che ti gioverebbe una conoscenza esteriore di tutta la Bibbia e delle dottrine di tutti i filosofi? "Vanità delle vanità, tutto è vanità", fuorché amare Dio e servire lui solo. Questa è la massima sapienza: tendere ai regni celesti, disprezzando questo mondo.

Vanità è dunque ricercare le ricchezze, destinate a finire, e porre in esse le nostre speranze. Vanità è pure ambire agli onori e montare in alta condizione. Vanità è seguire desideri carnali e aspirare a cose, per le quali si debba poi essere gravemente puniti. Vanità è aspirare a vivere a lungo, e darsi poco pensiero di vivere bene. Vanità è occuparsi soltanto della vita presente e non guardare fin d'ora al futuro. Vanità è amare ciò che passa con tutta rapidità e non affrettarsi là, dove dura eterna gioia. Ricordati spesso di quel proverbio: "Non si sazia l'occhio di guardare, né mai l'orecchio è sazio di udire". Fa', dunque, che il tuo cuore sia distolto dall'amore delle cose visibili di quaggiù e che tu sia portato verso le cose di lassù, che non vediamo. Giacché chi va dietro ai propri sensi macchia la propria coscienza e perde la grazia di Dio.

 

 

Dagli scritti di di san Gregorio di Nissa, vescovo

Tre sono gli elementi che manifestano e distinguono la vita del cristiano: l'azione, la parola e il pensiero. Primo fra questi é il pensiero, al secondo posto viene la parola che dischiude e manifesta con vocaboli ciò che é stato concepito col pensiero. Dopo, in terzo luogo, si colloca l'azione, che traduce nei fatti quello che é stato pensato. Se perciò una qualunque delle molte cose possibili ci porta naturalmente o a pensare o a parlare o ad agire, é necessario che ogni nostro detto o fatto o pensiero sia indirizzato e regolato da quelle norme con le quali Cristo si é manifestato, in modo che non pensiamo, né diciamo, né facciamo nulla che possa allontanarci da quanto ci indica quella norma sublime.
E che altro, dunque, dovrebbe fare colui che é stato reso degno del grande nome di Cristo, se non esplorare diligentemente ogni suo pensiero, parola e azione, e vedere se ognuno di essi tenda a Cristo oppure se ne allontani? In molti modi si può fare questo importante esame. Infatti tutto ciò che si fa o si pensa o si dice, sotto la spinta di qualche mala passione, questo non si accorda affatto con Cristo, ma porta piuttosto il marchio e l'impronta del nemico, il quale mescola alla perla preziosa del cuore il fango di vili cupidigie per appannare e deformare il limpido splendore della perla. Ciò che invece é libero e puro da ogni sordida voglia, questo é certamente indirizzato all'autore principe della pace, Cristo. Chi attinge e deriva da lui, come da una sorgente pura e incorrotta, i sentimenti e gli affetti del suo cuore, presenterà, con il suo principio e la sua origine, tale somiglianza quale può aver con la sua sorgente l'acqua, che scorre nel ruscello o brilla nell'anfora. Infatti la purezza che é in Cristo e quella che é nei nostri cuori é la stessa. Ma quella di Cristo si identifica con la sorgente; la nostra invece promana da lui e scorre in noi, trascinando con sé per la via la bellezza ed onestà dei pensieri, in modo che appaia una certa coerenza ed armonia fra l'uomo interiore e quello esteriore, dal momento che i pensieri e i sentimenti, che provengono da Cristo, regolano la vita e la guidano nell'ordine e nella santità. In questo dunque, a mio giudizio, sta la perfezione della vita cristiana, nella piena assimilazione e nella concreta realizzazione di tutti i titoli espressi dal nome di Cristo, sia nell'ambito interiore del cuore, come in quello esterno della parola e dell'azione.

 

Donaci coraggio
Donaci coraggio, o Signore.
Il coraggio dell'iniziativa
e il coraggio della disciplina.
Più amore, Signore, più autenticità.
Il coraggio di agire
e di agire senza temerità.
Più coerenza, Signore, più slancio.
Il coraggio della continuità
e il coraggio di un costante adattamento.
Più generosità, Signore, più comprensione.
Il coraggio di saper stare spesso soli
e quello di sempre ricominciare.
Più sincerità, Signore, più amicizia.
Il coraggio di non irritarsi
e rimanere sempre padroni di sé.
Più delicatezza, Signore, più carità.
Il coraggio di trovare sempre
un po' di tempo per meditare e pregare.
Più fede, Signore, più luce:
nel desiderio urgente di bontà e giustizia.

P. Maior