HO SETE
Ho sete, Signore, sorgente di vita; dissetami.
Ho sete del Dio vivo.
Quando verrò e starò, Signore, davanti al tuo volto?
Vedrò mai quel giorno di felicità e di gioia,
quel giorno fatto dal Signore,
perché esultiamo e ci rallegriamo in esso?
O giorno chiaro, che non conosce sera,
giorno che non ha tramonto,
nel quale udrò la voce di lode,
la voce di esultanza e di magnificenza:
"Entra nella gioia del tuo Signore, entra nella gioia eterna,
nella casa del Signore, tuo Dio..."
(S. Agostino)
Dal vangelo secondo Luca (20, 27-40)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù
alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa
domanda: “Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha
moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza
al proprio fratello. C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso
moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti
e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. Da ultimo anche la donna morì.
Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e
sette l'hanno avuta in moglie”. Gesù rispose: “I figli di questo mondo prendono
moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e
della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono
più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione,
sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a
proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e
Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per
lui”. Dissero allora alcuni scribi: “Maestro, hai parlato bene”. E non osavano
più fargli alcuna domanda.
Dalle «Conferenze» di san Tommaso d`Aquino, sacerdote
Quando saranno compiuti tutti i nostri desideri, cioè nella vita eterna, la fede cesserà. Non sarà più oggetto di fede tutta quella serie di verità che nel «Credo» si chiude con le parole: «vita eterna. Amen». La prima cosa che si compie nella vita eterna è l`unione dell`uomo con Dio. Dio stesso, infatti, è il premio ed il fine di tutte le nostre fatiche: «Io sono il tuo scudo, e la tua ricompensa sarà molto grande» (Gn 15, 1). Questa unione poi consiste nella perfetta visione: «Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa, ma allora vedremo faccia a faccia» (1 Cor 13, 12). La vita eterna inoltre consiste nella somma lode, come dice il Profeta: «Giubilo e gioia saranno in essa, ringraziamenti e inni di lode» (Is 51, 3). Consiste ancora nella perfetta soddisfazione del desiderio. Ivi infatti ogni beato avrà più di quanto ha desiderato e sperato. La ragione è che nessuno può in questa vita appagare pienamente i suoi desideri, né alcuna cosa creata è in grado di colmare le aspirazioni dell`uomo. Solo Dio può saziarlo, anzi andare molto al di là, fino all`infinito. Per questo le brame dell`uomo si appagano solo in Dio, secondo quanto dice Agostino: «Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore è senza pace fino a quando non riposa in te». I santi, nella patria, possederanno perfettamente Dio. Ne segue che giungeranno all`apice di ogni loro desiderio e che la loro gloria sarà superiore a quanto speravano. Per questo dice il Signore: «Prendi parte alla gioia del tuo padrone» (Mt 25, 21); e Agostino aggiunge: «Tutta la gioia non entrerà nei beati, ma tutti i beati entreranno nella gioia. Mi sazierò quando apparirà la tua gloria»; ed anche: «Egli sazia di beni il tuo desiderio». Tutto quello che può procurare felicità, là è presente ed in sommo grado. Se si cercano godimenti, là ci sarà il massimo e più assoluto godimento, perché si tratta del bene supremo, cioè di Dio: «Dolcezza senza fine alla tua destra» (Sal 15, 11). La vita eterna infine consiste nella gioconda fraternità di tutti i santi. Sarà una comunione di spiriti estremamente deliziosa, perché ognuno avrà tutti i beni di tutti gli altri beati. Ognuno amerà l`altro come se stesso e perciò godrà del bene altrui come proprio. Così il gaudio di uno solo sarà tanto maggiore quanto più grande sarà la gioia di tutti gli altri beati.
Meditazione sul Paradiso, di San Francesco di Sales
Immagina una bella notte serena: contempla il cielo costellato di miriadi di stelle, diverse una dall'altra. Aggiungi a quella meraviglia la bellezza di una magnifica giornata, in cui lo splendore del sole non tolga la nitida vista delle stelle e della luna; e poi dì pure tranquillamente che tutte quelle bellezze sono nulla a confronto del Paradiso. E' un luogo desiderabile e amabile come nessun altro, una città senza confronti! Pensa alla nobiltà, alla bellezza e alla moltitudine dei cittadini abitanti in quella città felice: milioni e milioni di Angeli, di Cherubini, di Serafini, il gruppo degli Apostoli, i Martiri, i Confessori, le Vergini, le Madri di Famiglia; sono innumerevoli. E' una compagnia impareggxabile! Il più piccolo di loro è più bello alla vivta di tutto il mondo messo insieme! Immagina la gioia nel contemplarli tutti contemporaneamente. Sono felici; cantano senza sosta l'inno dell'amore eterno; godono di una gioia ininterrotta; scambievolmente provano, nel vedersi, un piacere inesprimibile, e vivono nella sicurezza di una società felice e indivisibile. Infine pensa al bene sommo di cui tutti insieme godono: la vista di Dio che li gratifica per l'eternità del suo sguardo pieno d'amore, travolgendo i loro cuori in un abisso di piacere. E' un bene senza pari l'essere uniti al proprio principio. Sono simili ad uccelli spensierati, che volano e cantano eternamente nel cielo della divinità, che li colma di piaceri inesprimibili; ciascuno, senza invidia, canta al suo meglio, le lodi del Creatore. Sia tu benedetto per semure, o dolce Creatore e Salvatore, perché sei buonß e ci comunichi, con tanta generosità, la tua gloria. Di rimando, Dio benedice con una benedizione eterna, i suoi Santi: Siate benedetti, per sempre, mie care creature che, per avermi servito con coraggio, mi loderete eternamente con amore. Rimprovera il tuo cuore per il poco coraggio dimostrato finora e per essersi tanto allontanato dal cammino verso quella dimora di gloria. Perché mi sono tanto allontanato dal mio sommo bene? Miserabile che sono, l'ho fatto soltanto per piaceri insulsi e leggeri, abbandonando delizie mille volte migliori. Come ho fatto a disprezzare beni tanto desiderabili per desideri così meschini che non meritavano alcuna attenzione? Desidera con forza di giungere a quella beata dimora. Mio buono e supremo Signore, poiché hai voluto guidare di nuovo i miei passi sul cammino che porta a Te, ti prometto che mai più tornerò indietro. Camminiamo, cara anima mia, camminiamo verso quella pace infinita, camminiamo verso quella terra benedetta a noi promessa. Che ci facciamo qui, in Egitto? Mi terrò lontano da tutto ciò che potrebbe distogliermi da questo cammino o ritardarlo. Farò invece tutto quello che mi può favorire nell'incamminarmi in esso.
QUANDO LA VITA È UNA FESTA
Ciascun atto docile ci fa ricevere pienamente Dio
e dare pienamente Dio in una grande libertà di spirito.
Allora la vita è una festa.
Ogni piccola azione è un avvenimento immenso
nel quale ci viene dato il paradiso.
Non importa che cosa dobbiamo fare:
tenere in mano una scopa o una penna, parlare o tacere,
rammendare o fare una conferenza,
curare un malato o usare il computer.
Tutto ciò non è che la scorza
della realtà splendida:
l'incontro dell'anima con Dio
rinnovata ad ogni minuto,
che ad ogni minuto si accresce in grazia,
sempre più bella per il suo Dio.
Suonano? Presto, andiamo ad aprire:
è Dio che viene ad amarci.
Un'informašione?...Eccola:
è Dio che vienF ad amarci. –È l'kra di me terci a~tavola?
Andiamoci è Dio che viene ad amarci.
(Madeleine Delærêl)