SPIRITO E PENETRAZIONE

O Spirito santo, se tu non ci plasmi interiormente

e non ricorriamo spesso a te, può darsi che camminiamo

al passo di Gesù Cristo, ma non con il suo cuore.

Tu solo ci rendi conformi, nell'intiuo, al Vangelo di Gesù,

e ci rendi capaci di annunciarlo con la vita.

Prendi possesso della nostra vita per agire in essa liberamente.

Penetra la scorza che ancOra sfugge al tuo dominio. Ø

Fa' decantarµ i nostri pensieri da ×iò che in essi è meno limpido;!

passa al vaFlio in anticipo le nostre \arole e condiscile

con il tuo sale e il tuo olio;

plasma in noi un cuorõ nuovo, appassionato, che contagia l'amore. !

Tu, che sei infaticabile e insaziabile nell'agirm, Ê

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non vieni in noi per riposarti!

Scendi su di noi, o Spirito, e imprimi ai nostri atti

il dinamismo che ti è proprio.

Aiutaci a consegnarti tutte le azioni della giornata

per lasciarle trasformare da te:

allora, in ciascuna di esse, sarà riconoscibile il tuo sapore,

il balsamo del tuo amore.

Impediscici di essere infedeli alla tua fedele ispirazione.

(Madeleine Delbrêl)

 

Dal Vangelo di Matteo

Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. E quelli che passavano di là lo insultavano scuotendo il capo e dicendo: «Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!». Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: «Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. È il re d’Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo.  Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo oltraggiavano allo stesso modo.Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: « Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: « Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!». E Gesù, emesso un alto grido, spirò. Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».

 

Fratel Charles

di F. Six

 

Nel giorno stesso della sua morte, Fratel Carlo scriveva a sua cugina questa frase che dobbiamo tener sempre presente se vogliamo capire la sua vita:

«Il nostro annientamento è il mezzo più potente che noi abbiamo per unirci a Gesù e far del bene alle anime».

La croce è l’annientamento supremo di Gesù: «Al momento della morte, è certo che vi fu un profondo annientamento nella sua anima. Il padre lo lasciò senza alcuna consolazione, senza aiuto; lo abbandonò all’aridità più profonda.. Fu la solitudine più grande, più completa che Egli abbia mai provato durante la sua vita. Ma proprio allora Egli compì l’opera massima della sua vita, quella che sorpassava tutti i miracoli e i prodigi che aveva fatto sulla terra e in cielo. Intendo dire la riconciliazione del genere umano e la sua unione a Dio per mezzo della grazia. Quest’opera si compiva proprio nel momento in cui il Salvatore era più completamente abbandonato».

«E’ vero, non si amerà mai abbastanza; ma il Signore, che sa di quale fango ci ha impastati e che ci ama più di quanto una madre ami suo figlio, ci ha detto, Lui che non muore, che non avrebbe respinto chi fosse venuto a Lui... Vedermi invecchiare e discendere la china è per me una gioia perfetta: è l’inizio di quella dissoluzione che per noi è un bene. Pur constatando di essere spesso vinto nella lotta quotidiana, godo senza fine al pensiero della vittoria eterna e della felicità inalterabile del Diletto».

 

PADRE MIO

Padre mio,

io mi abbandono a Te:

fa di me ciò che ti piace!

Qualunque cosa tu faccia di me,

ti ringrazio

Sono pronto a tutto,

accetto tutto,

purché la tua volontà si compia in me

e in tutte le tue creature.

Non desidero nient’altro, mio Dio.

Rimetto la mia anima nelle tue mani,

te la dono, mio Dio,

con tutto l’amore del mio cuore,

perché ti amo.

Ed è per me un’esigenza d’amore

il donarmi,

il rimettermi nelle tue mani

senza misura, con una confidenza infinita,

perché tu sei il Padre mio.

(Fratel Charles)