Vedere senza pupille
Un caso straordinario è quello di Gemma Di Giorgi che vive a Ribera, in provincia di Agrigento. "Io sono nata senza pupille" raccontò. "I miei occhi non sono normali. Per la scienza medica io non dovrei vedere niente; invece, vedo e scrivo come una persona normale. Ma non sono sempre stata così. "Sono nata il giorno di Natale del 1939. Quasi subito mia madre si accorse che i miei occhi erano diversi da quelli degli altri bambini, e quando avevo tre mesi cominciò a sospettare che non riuscissi a vedere. "Mi portò dal medico di Ribera, che non riuscendo a valutare la gravità della situazione si interessò per farmi visitare da due specialisti di Palermo, gli oculisti Cucco e Contino. Questi mi dichiararono cieca perché senza pupille. Tutta la mia famiglia era disperata, ma non c'era niente da fare. I miei genitori mi hanno raccontato che spesso mi portavano m chiesa davanti all'altare della Madonna, perché solo un miracolo avrebbe potuto guarire i miei occhi. Un giorno, quando avevo circa sette anni, venne a casa nostra una parente suora. Vedendomi in quello stato, consigliò ai miei genitori di ricorrere alla protezione di padre Pio, un frate Cappuccino santo che, disse, aveva anche le stigmate. Mia nonna si attaccò con grande speranza a quel consiglio e cominciò a pregare padre Pio, e raccomandò alla nostra parente suora di scrivere una lettera al frate. Dopo essere tornata al convento, la nostra parente scrisse al Padre raccomandandole il mio caso, ma non ricevette alcuna risposta. Una notte però sognò di vedere padre Pio, che le disse: "Dov'è questa Gemma per la quale con tante preghiere state a stordirmi la testa?". Sempre in sogno la suora mi presentò a lui. ll Padre mi fece un segno sugli occhi e sparì. Il giorno dopo la nostra parente ricevette una lettera dal Padre che diceva: "Cara figliola, ti assicuro che pregherò per la bambina bene augurandoti". La nostra parente, molto colpita dalla coincidenza del sogno che precedette la lettera, ci scrisse esortandoci con grande entusiasmo a partire immediatamente per San Giovanni Rotondo. A quei tempi, subito dopo la guerra, viaggiare era molto faticoso. Partimmo lo stesso, assieme ad alcuni paesani. Mentre il treno percorreva un tratto lungo il mare, io ebbi l'impressione di vedere qualcosa. Lo dissi alla nonna che non volle credere perché, osservando i miei occhi, costatava che erano sempre senza pupille. Arrivati a San Giovanni Rotondo andammo a confessarci da padre Pio. La nonna mi aveva raccomandato di chiedergli la grazia della guarigione, ma me ne dimenticai. Ricordo però che appena mi fui inginocchiata davanti a lui, il Padre mi toccò gli occhi con la parte piagata della sua mano tracciando un segno di croce. La nonna, molto preoccupata per la mia dimenticanza, piangeva. Rimase in chiesa tutto il giorno finché anche lei riuscì a raggiungere il confessionale. E fu lei a chiedere la grazia per me. "Tieni fede, figlia mia" rispose il Padre. "La bambina non deve piangere e nemmeno tu devi stare preoccupata perché Gemma vede, e tu lo sai.". Non avevo ancora fatto la prima Comunione ed ebbi la fortuna di riceverla dalle mani di padre Pio. Fui preparata dalla nonna. Al momento della Comunione un signore mi prese in braccio e mi portò davanti a padre Pio che mi diede la particola e poi tracciò con le sue dita un secondo segno di croce sui miei occhi. Partimmo da San Giovanni Rotondo pieni di speranza. Quelle ombre che avevo veduto durante il viaggio in treno andavano sempre più schiarendosi. Avevo l'impressione che la mia vista aumentasse a poco a poco. Arrivati a Cosenza, mia nonna si ammalò e venne ricoverata in ospedale. Dovemmo fermarci in quella città per diversi giorni. Prima di ripartire, mia nonna mi fece visitare dall'oculista dell'ospedale. Subito il medico disse che in quelle condizioni non potevo vedere. Ma poiché la nonna insisteva, mi sottopose ad alcuni semplici esperimenti e al termine disse: "È una cosa inspiegabile: senza pupille una persona non può vedere. Non capisco perché questa bambina veda". Quattro mesi dopo, fui visitata anche dal professor Caramazza di Perugia che mi sottopose a esami minuziosi. Anch'egli dichiarò che i miei occhi non sarebbero mai stati in grado di vedere. Ciò che in me stava avvenendo, non aveva spiegazioni umane. Da allora la mia vista è andata sempre migliorando. Ho potuto frequentare la scuola, imparare a leggere e scrivere e, grazie a padre Pio, conduco un'esistenza normale.