«Don Bosco vide una colomba luminosa su di me»

Caddi gravemente ammalato di tifo e di febbri gastriche, che mi tennero nel letto per quasi due mesi. Il male progredì tanto che mi mise agli estremi. Due celebri medici di Torino, Galvagno e Bellingeri, ora defunti, dopo un consulto mi dichiararono in fin di vita. Dissero a Don Bosco che mi amministrasse pure gli ultimi Sacramenti perché non avrei visto il domani.

Il mio compagno Buzzetti mi avverte del pericolo, e mi dice che Don Bosco verrà per confessarmi e darmi gli ultimi Sacramenti. Infatti Don Bosco venne, e con la sua solita calma e il dolce sorriso, si avvicina lento lento al mio letto e mi dice: «Giovanni, dimmi un po'. Ti piace di più andare in Paradiso adesso, o preferisci guarire e aspettare ancora?». Risposi: «Mio caro Don Bosco, io scelgo ciò che è meglio per me». E lui: «Per te sarebbe meglio che te ne andassi in Paradiso ora, ma c'è ancora tempo. Ci sono ancora tante cose da fare. Guarirai, e com'è sempre stato tuo desiderio, vestirai l'abito dei chierici, diverrai sacerdote, e poi... e poi... (e stette pensando un po') col tuo breviario sotto il braccio andrai lontano, lontano...». Ma non mi disse dove. «Quand'è così ‑ risposi io ‑ non occorre che mi prepari a ricevere i Sacramenti. Aspetterò a confessarmi quando mi sia alzato». «Va bene», rispose Don Bosco. Non mi confessai né più si parlò di morte.

Intanto mia madre, avvisata della gravità della malattia, giungeva da Castelnuovo. Entrata nella mia stanza, mi rallegrai della sua venuta, e senz'altro le dissi che mi preparasse la veste da chierico per la vestizione. Mia madre credette a un mio vaneggiamento, e disse infatti piangendo a Don Bosco: « Il mio ragazzo va male! Vaneggia e parla di vestire l'abito da prete». Ma Don Bosco le disse: «No, no, mia buona Teresa, il vostro figlio non straparla. Egli dice benissimo. Preparategli pure il necessario per la vestizione da chierico. Egli ha ancora tante cose da fare, e non ha nessuna voglia di morire».

Infatti, nonostante la lunga convalescenza, risanai completamente e ricevetti l'abito da chierico.

Don Alasonatti, prefetto della casa e aiuto di Don Bosco, un giorno mi disse: « Tu devi farti molto buono, perché Don Bosco mi disse cose troppo particolari a tuo riguardo».

Nei primi anni del mio sacerdozio, incontrai Don Bosco all'inizio delle scale e alquanto stanco. Con amore filiale e in tono di scherzo gli dico: «Don Bosco, mi dia la mano. E vedrà se non l'aiuto a salire i gradini! ». Egli paternamente me la diede. Ma giunto all'ultimo piano vedo che egli tenta di baciarmi la mano. Subito la ritiro, ma non faccio a tempo. Allora gli dissi: «Don Bosco, con questo ha inteso umiliarsi o umiliarmi? ». Mi rispose: «Né l'una né l'altra cosa. E il motivo lo saprai a suo tempo».

Nella primavera del 1883 (Don Cagliero aveva 45 anni), Don Bosco, malandato in salute ma spinto a partire per la Francia contro il parere dei medici (aveva bisogno di elemosine per la chiesa di Roma), fa il suo testamento e dà ricordi a ciascuno dei membri del Consiglio superiore (della Congregazione). Venuto il mio turno, mi consegna una scatoletta sigillata e mi dice: «Questo è per te», e se ne partì. Qualche tempo dopo mi prese la curiosità di vederne il contenuto, e vedo un anello vescovile.

Avvenuta la mia elezione a vescovo di Magida nell'ottobre 1884, domandai a Don Bosco che mi volesse svelare il segreto di trent'anni prima. Mi rispose: «Te lo dirò alla vigilia della tua consacrazione». E fu alla sera di quel giorno che passeggiando solo con lui nella sua stanza, mi disse: «Ti ricordi della grave malattia che hai fatto quand'eri giovane?». Risposi: «Sissignore. Ricordo che venne per amministrarmi gli ultimi Sacramenti e che poi non me li ha amministrati. E mi disse che sarei guarito, e col mio breviario sarei andato lontano lontano, a lavorare nel sacro ministero di sacerdote e... non mi disse altro». «Bene ‑ soggiunse ‑. Entrando nella tua stanza con l'intenzione di prepararti al grande passo, vidi una colomba che svolazzando per la stanza portava un ramo d'ulivo nel becco, e fermatasi sul tuo capo, lo lasciò cadere. Quindi, mandando una gran luce per la stanza, scomparve. La mia intuizione, allora, fu che tu non saresti morto, e che la colomba col suo splendore significava la pienezza della grazia dello Spirito Santo, dalla quale saresti stato rivestito». Di più, avvicinandomi al tuo letto, lo vidi circondato da figure strane, le quali fissavano lo sguardo sul tuo volto e trepidanti sembravano domandare il tuo soccorso. E conobbi poi che erano le fisionomie dei selvaggi della Patagonia e della Terra del Fuoco».

Allora pregai Don Bosco che volesse, quella sera stessa durante la cena dei Salesiani, raccontare quella visione. E siccome non sapeva rifiutarsi, specialmente quando si trattava della maggior gloria di Dio e del maggior bene delle anime, raccontò, presente il Consiglio della Congregazione, le cose che ho sopra raccontato.