Un fenomeno di bilocazione in Friuli.
La
storia della marchesa Giovanna Rizzani Boschi
di Antonio Rinaldi
La vide nascere, mentre il padre moriva. Una delle
vicende più significative, se non la più emblematica fra i miracoli di Padre
Pio, è la storia della marchesa udinese Giovanna Rizzani Boschi, testimone e
protagonista di uno dei primi casi di bilocazione attribuiti al santo di
Pietrelcina. Il frate avrebbe assistito in spirito, mentre si trovava in Molise,
alla nascita della nobildonna e alla contemporanea morte del papà agli inizi
del secolo scorso in una casa nobiliare del capoluogo friulano. L’evento,
oltre i confini della razionalità umana, è uno dei primi fenomeni inspiegabili
che ha contribuito a creare l’alone di prodigio attorno al cappuccino delle
stimmate. Sul miracolo esiste una mole di documenti agli atti nel processo di
canonizzazione: tra questi, uno scritto del frate e le testimonianze dirette
della nobildonna udinese, divenuta nel 1923 sua figlia spirituale e fattiva
collaboratrice nella costruzione della Casa sollievo della sofferenza,
l’ospedale di San Giovanni Rotondo. Ecco la
storia, come emerge dagli atti. Il 18 gennaio 1905, Giovanni Battista Rizzani,
padre di Giovanna, era a letto, moribondo, nel suo palazzo di Udine in via
Deciani, all’angolo con via Divisione Julia. Sua moglie, Leonilde Serrao, gli
era accanto e lo assisteva, nonostante fosse in stato di avanzata gravidanza. La
signora, in stato di forte stress per la salute del consorte, fu costretta ad
abbandonare il capezzale per tentare di calmare i cani che abbaiavano in modo
insolito nel cortile. Qui fu colta dalle doglie e fu obbligata a partorire in
condizioni precarie, aiutata dall’unica persona in quel momento presente, il
castaldo, ossia l’amministratore della famiglia. Il parto andò bene e la
donna ebbe la forza di prendere in braccio la sua creatura, Giovanna Rizzani
Boschi, di risalire le scale e tornare nella camera del marito, che spirò
qualche minuto dopo. Durante il travaglio Leonilde disse di aver visto davanti a
sè e nei corridoi della casa un frate cappuccino dall’aspetto rassicurante.
Non riuscì mai a capire, però, se si fosse trattato di una visione o di una
allucinazione. Ma quell’immagine non l’ha mai
abbandonata, come raccontò qualche anno più tardi alla figlia.
L’episodio assunse una rilevanza sconcertante e misteriosa qualche decennio
dopo quando la marchesa Giovanna, già figlia spirituale di Padre Pio, ricevette
dal confessore del frate beneventano, padre Agostino da San Marco in Lamis, un
foglio di quaderno scritto dal santo nel 1905. Allora Padre Pio non era ancora
sacerdote. Frequentava il corso di filosofia nel convento di Sant’Elia a
Pianisi, in provincia di Campobasso. Aveva 18 anni ed era entrato nell’ordine
dei Cappuccini soltanto da due. Nel foglio, che le perizie calligrafiche hanno
confermato essere del frate, c’era scritto: «Giorni fa mi è accaduto un
fatto insolito. Mentre mi trovavo in coro con fra’ Anastasio, erano circa le
23 del 18 del mese scorso (gennaio, ndr), all’improvviso mi ritrovai lontano,
in una casa signorile, dove il padre moriva mentre una bambina nasceva. Mi
apparve allora Maria Santissima che mi disse: “Affido a te questa creatura. È
una pietra preziosa, allo stato grezzo: lavorala, levigala, rendila il più
lucente possibile perché un giorno voglio adornarmene. Non dubitare, sarà lei
che verrà da te, ma prima la incontrerai in San Pietro“». Lo scritto
coincide esattamente con il racconto della nascita di Giovanna e della morte di
Giovan Battista a Udine, ma anticipa anche il percorso spirituale della marchesa
friulana.
Infatti la signora Leonilde, rimasta vedova, si trasferì a Roma dove vivevano i suoi genitori e dove crebbe la piccola Giovanna. Ne 1922, la bambina, ormai adolescente, cominciò a manifestare i primi tormenti e i primi dubbi sulla fede. Pensò di risolverli parlandone con un sacerdote. Così in un pomeriggio afoso dell’estate romana si recò con un’amica in San Pietro, ma trovò i confessionali vuoti. Scorse tra le navate un fraticello, lo rincorse e ottenne di parlare con lui. Fu un colloquio lungo, che però non riuscì a cancellare le sue angosce e a risolvere le sue domande. Qualche anno dopo, Giavanna sentì parlare per la prima volta di Padre Pio e, seguendo un impulso misterioso, si recò in pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo. Così la marchesa Giovanna ricordò il suo incontro col frate delle stimmate: «Al piccolo convento di San Giovanni Rotondo trovammo molta gente. C’erano anche diverse personalità. Il corridoio che dalla sacrestia portava alla clausura era gremito. Riuscii a trovare un posto in prima fila. Passando, padre Pio si fermò di fronte a me. Mi guardò negli occhi e sorridendo mi disse: “Giovanna, io ti conosco. Tu sei nata lo stesso giorno in cui morì tuo padre”. Il mattino seguente andai a confessarmi. Appena mi avvicinai, padre Pio, dopo avermi benedetta, mi disse: “Figlia mia, finalmente sei venuta. Da tanti anni ti aspettavo”. Poi aggiunse: “l’anno scorso in un pomeriggio d’estate, ti sei recata con un’amica nella Basilica di San Pietro in cerca di un sacerdote che potesse illuminare i tuoi dubbi sulla fede. Hai incontrato un cappuccino e hai parlato a lungo con lui. Quel cappuccino ero io”. Dopo una breve pausa, padre Pio continuò: “Quando tu stavi per nascere, la Madonna mi fece assistere alla morte di tuo padre e poi mi disse di prendermi cura dite. Mi sei stata affidata dalla Vergine, e devo pensare alla tua anima“». Da quel momento divenne Giovanna sua figlia spirituale e, nonostante avesse sposato il marchese Boschi, frequentò per il resto della sua vita Padre Pio. Fu l’unica donna ad assistere, nella cella del convento di San Giovanni Rotondo, Padre Pio mentre spirava, il 22 settembre 1968. Giovanna Rizzani Boschi ha raggiunto il suo frate in Paradiso dieci anni dopo.