L'architetto di Dio
Nel 1881 l'Associacion Spiritual del Devoto de San Josè delibera di costruire una chiesa da dedicare alla Sacra Famiglia, in quella che era la periferia di Barcellona e ne affida la progettazione al giovane architetto Antonio Gaudì che a soli trentuno anni, il 3 novembre del 1883 assume l'incarico della costruzione di quella che sarà una cattedrale infinita dai tempi infiniti. Il promettente artista, che aveva già incantato Barcellona con l'invenzione della linea curva, inizia la sua metamorfosi: da persona amante del bel vestire e dei salotti mondani diventa, diviene un uomo umile, che vive in funzione della sua missione, del suo desiderio più grande: realizzare la Cattedrale. Decide che per la realizzazione di questa opera si adoperino solo fondi provenienti da elemosine, lasciti e sottoscrizioni varie. Gaudì inizia il suo lavoro dedicando anima e corpo al progetto, trascurando il suo aspetto fisico, rifuggendo dalle inutili cerimonie, e dalla scontata ufficialità, dormendo nel suo studio su di una semplice branda, mangiando con gli operai del cantiere e assistendo ogni mattina alla messa nella chiesa di San Filippo Neri. Non segue un progetto ben preciso, difatti non si ha alcun progetto o disegno così come non esiste un piano di finanziamento dell'opera. Si può dire che la Cattedrale cresca per virtù propria, giorno per giorno: alle spese si fa fronte con le somme raggranellate dai fedeli con Gaudì che ne ha guidato la costruzione fin che era in vita, come facevano i maestri costruttori di quelle cattedrali medievali che sbocciavano come fiori, quasi per virtù naturale, senza che vi fosse un piano esecutivo.
Il 7 giugno del 1926 Antoni Gaudì muore a Barcellona in un incidente stradale, travolto da un tram sulla avenida Diagonal. E' vestito miseramente, panni logori imbrattati di calce, sembra un barbone. Nessuno lo riconosce e addosso non ha documenti. Viene identificato solo un paio di giorni dopo, ma il 12 giugno, al suo funerale c'e tutta Barcellona: un chilometro di folla segue il feretro lungo l'avenida che oggi porta il nome del grande architetto. Viene autorizzato dal comune che le spoglie di Antoni vengano inumate nella cripta incompiuta con l'approvazione dell'allora papa Pio IX. Da allora dopo 118 anni di lavori, constatando che solo un terzo del tempio è stato realizzato, viene da pensare che A. Gaudì aveva immaginato un progetto senza fine proiettato verso una evoluzione senza limiti temporali com'è l'universo. I promotori della causa di beatificazione ( il processo di beatificazione è stato aperto - e per la prima volta nella storia nei confronti di un architetto- dal cardinale Ricard Maria Carles, Cardinale di Barcellona ) dicono che al miracoloso incanto della cattedrale incompiuta non si resiste: a tal proposito ricordiamo l'architetto Imail e lo scultore Soto, entrambi giapponesi e di fede e cultura ben diversi, che dopo aver visto la Sagrada Familia non solo hanno voluto partecipare ai lavori, ma si sono convertiti al cristianesimo.
Non si sa quanto durerà il processo di beatificazione e di quali miracoli la chiesa vorrà tenere conto per consacrare Antoni Gaudì agli onori degli altari. Per i semplici ammiratori del grande architetto, ciò non ha importanza. Per loro, e per me, le opere uniche, inimitabili, ispirate di questo artista delle costruzioni sono già circondate di quell'aureola che fa della storia un mito e del mito una leggenda.